TORINO — Se l’aspettavano in pochi e forse nessuno della Juventus, ma il miglior bianconero di questo scorcio di stagione è Pierre Kalulu: arrivato quasi come un riempitivo, ha cominciato con due panchine, alla terza partita è diventato titolare, alla quinta è passato al centro della difesa e da lì non s’è più schiodato, né mai nessuno lo schioderà. Ormai giganteggia in ogni partita (a Lipsia, in Champions, è stato mostruoso) e oltre a blindare l’area di rigore o ad anticipare gli attaccanti in campo aperto (è la cosa che sa far meglio), dà una bella mano all’avvio della manovra, perché è l’unico dei difensori juventini che sappia inserirsi verticalmente nei corridoi che s’aprono a centrocampo, come faceva Calafiori a Bologna e come non hanno saputo fare troppo bene Bremer e Gatti, cui Motta aveva inizialmente affidato il pacchetto difensivo centrale.
Kalulu, da esubero a colpo di mercato
In poco più di un mese, insomma, Kalulu è diventato un colpaccio di mercato o, visto dalla prospettiva milanista, il seme di un pentimento, lo specchio di un rimpianto, il pretesto per mangiarsi le mani come quando dal Milan alla Juve passarono “la mela marcia” Davids o lo svincolato e declinante (nel giudizio rossonero) Pirlo, i quali si presero un posto nel pantheon. Kalulu sembrava costato tantissimo: 3,3 milioni per il prestito annuale, 14 per l’eventuale riscatto a fine stagione, senza alcun obbligo né vincolo, ma non sarà così. La Juve il riscatto lo ha già pianificato, nella consapevolezza che, ora che è tornato ai livelli di due anni fa, Kalulu, 25 anni a febbraio, valga almeno 25 milioni.
Il peso di Maldini e Boban
Ma com’è andata? Si parte da una premessa: per il Milan, Kalulu era ormai un giocatore marginale, nonostante fosse stato una colonna nell’anno dello scudetto (la squadra prese il volo proprio quando il francese si saldò a Tomori nella coppia di difensori centrali). La stagione successiva fu negativa ma per lui come per tutti, mentre nell’ultima sono stati gli infortuni a condizionarlo. Il club rossonero ha perso fiducia in lui. E inoltre Kalulu, pescato dalla coppia Maldini-Boban nella squadra B del Lione e pagato appena 480 mila euro (c’è sempre qualcuno che non s’accorge di quale tesoro abbia in casa), è un prodotto della vecchia gestione.
Daniel Maldini e il Milan: c’è la prelazione per riaverlo
Anche altri giocatori in situazione analoga sono stati ceduti frettolosamente: Adli alla Fiorentina (e Fonseca è scoperto a centrocampo), Vasquez all’Empoli, che può riscattarlo per 900 mila euro (per rendimento, è oggi il miglior portiere della Serie A), e Daniel Maldini al Monza, dove s’è guadagnato il posto fisso e la Nazionale e nessuno gli fa una colpa di chiamarsi Maldini. A occhio, non sembra tanto peggio di Okafor o Chukwueze. Il Milan per Maldini ha diritto a metà di una rivendita futura e si è riservato il diritto di prelazione: potrà pareggiare qualsiasi offerta e, se Daniel sarà d’accordo, riprenderselo versando al Monza metà della cifra.
Così la Juve ha scelto Kalulu
Quest’estate la Juve cercava un difensore e stava tampinando Todibo, che il Nizza aveva messo in vendita per non meno di 25 milioni (andrà poi al West Ham in prestito, ma con riscatto fissato a 40 milioni): a Giuntoli e Motta il giocatore piaceva ma non fino in fondo, anche per via dei costi elevati. Quando il Milan ha comprato Pavlovic e Kalulu è diventato il nono (e ultimo) difensore della rosa di Fonseca e quindi un esubero, a Torino hanno annusato un affare poi chiuso in due giorni. Il Milan si è accontentato della prospettiva di una plusvalenza discreta, perché nel suo giudizio tecnico Kalulu era più scarso di Tomori e Gabbia, di Thiaw e Pavlovic, di Emerson Royal e Calabria e non garantiva prospettive di crescita. Un giudizio evidentemente affrettato.
Kean, scartato dalla Juve, rinato alla Fiorentina
Proprio la Juve ha fatto ragionamenti simili su Moise Kean: dopo una stagione da zero gol a Torino hanno preferito monetizzare che aspettare ancora. Lui ha accettato di scendere un gradino, la Fiorentina ha scommesso 13 milioni ripagata da 5 gol in 10 partite. Ma quando, come domenica contro il Milan, Kean ha sbagliato un rigore e centrato una traversa, è riuscito comunque a concedersi un assist a Gudmundsson. Per la Juventus era un talento definitivamente inespresso. Il campo sta dimostrando il contrario.