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La rinascita azzurra c’è: la base dell’Italia è solida, deve solo essere abbellita

La gara pareggiata contro il Belgio non cancella i progressi visti dopo l’Europeo disastroso

L’espulsione di Pellegrini, un grave errore da condividere con Bastoni per l’inutile rischiosità del passaggio, ha permesso a Spalletti di testare la nuova Italia in due situazioni opposte. In parità numerica, gli azzurri hanno dato bella continuità alla prestazione di Parigi, attirando un Belgio in versione dimessa nella ragnatela di passaggi arretrati per poi infilzarlo con le magnifiche sciabolate di Dimarco. Funzionava tutto egregiamente, in quei primi 38 minuti, con note di merito per la calma e la pulizia della regia di Ricci, l’inesauribile proiezione a destra di Cambiaso — premiato dal primo gol — e l’implacabile senso della porta di Retegui, il cui 2-0 è stato l’esatta fotocopia del 2-0 siglato sabato in Atalanta-Genoa.

La partenza dal basso e l’errore

Sappiamo benissimo, però, come nei passaggi che compongono la partenza dal basso l’errore sia sempre in agguato, e soprattutto sia potenzialmente letale: è la controindicazione di quel modo di giocare, che Spalletti accetta perché l’elevata qualità tecnica dei suoi difensori di solito consente un margine di sicurezza nelle uscite. Ma non se sono quegli stessi difensori a sbagliare la scelta di passaggio: Bastoni non avrebbe dovuto darla a Pellegrini, Pellegrini non avrebbe dovuto tentare la scivolata su Theate, e il rosso ha rovesciato il tavolo in concorso col 2-1 immediato di De Cuyper (la vera chiave del risultato finale). Dal giorno alla notte, e cominciava il secondo test.

In 10 contro 11 l’Italia ha subito, com’è anche normale, limitando le uscite a qualche episodica sortita di Frattesi. Troppo poco per sperare di mantenere il vantaggio, anche se subirlo sugli sviluppi di un calcio piazzato, come del resto il primo, un po’ infastidisce. Vuol dire che in una situazione in cui è richiesta la massima concentrazione ci sono state delle distrazioni. L’Italia per resistere si è abbassata parecchio, il dribbling di Doku e la pericolosità costante di Openda e Trossard presupponevano frequenti raddoppi, e quando sei in dieci non è una passeggiata di salute.

Un risultato giusto

Il 2-2 in queste condizioni diventa un buon risultato, permette di restare al comando del gruppo dopo aver superato una congiuntura difficile, senza dilapidare l’impresa di Parigi. Lo scenario di rinascita dopo il disastro di giugno non viene toccato, lunedì contro Israele oltre ai tre punti ci aspettiamo gli esperimenti impliciti nella lista dei convocati, e dunque la conferma dall’inizio di Pisilli — entrato bene nel finale di ieri — e il debutto di Daniel Maldini, che come dice Spalletti potrebbe portare sulla trequarti la qualità che manca. Lo scheletro della squadra ha dimostrato solidità, proviamo allora ad abbellirlo.

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