Torino – Le immagini continuano a circolare mettendo gioia in chi le guarda, non però nelle sale video di Appiano Gentile e della Continassa, dove Inzaghi e Thiago Motta le hanno mostrate a velocità normale e rallentata, hanno stoppato il filmato e detto ciò che andava detto, concentrandosi sul problema di più immediata gestione, vale a dire come lasciarsi alle spalle la gragnuola di reti che le due squadre si sono scambiate a San Siro.
Il rebus della difesa dell’Inter
Si tratta di due problemi di natura diversa: quello dell’Inter è di convinzione, quello della Juventus di condizione. Inzaghi ha la stessa difesa della stagione scorsa e anzi un Bisseck con un anno di maturazione in più, eppure i gol al passivo li ha quasi triplicati, passando da una media partita di 0,57 a una di 1,44. Però in Champions la porta è ancora invitta: significa che i nerazzurri non hanno affatto disimparato a difendere (e come potrebbero?) ma che lo fanno con dovizia di particolari solamente quando ne hanno voglia, e la musichetta della coppa ne mette sempre tanta. È il tasto su cui ha battuto Inzaghi, che troppe volte ha visto, in questo scorcio di stagione, una pigrizia generale (quindi non solamente dei difensori) nei confronti del sacrificio, che è alla base di ogni efficace meccanismo difensivo. Può essere, però, che infittendo il turn-over si sia diradata la sintonia tra colleghi, visto che nell’anno dello scudetto il terzetto Pavard-Acerbi-Bastoni era inalienabile mentre adesso viene scomposto quasi a ogni partita (c’entra anche l’infortunio di Acerbi, che rientrerà domenica contro il Venezia) e i mattoncini della ricomposizione non sempre vanno perfettamente al loro posto. Dall’Empoli, questo pomeriggio, deve aspettarsi dei contropiede: la squadra di D’Aversa è bravissima in questo, servirà molta più convinzione di quella mostrata con Yildiz domenica o Pulisic nel derby.
La pesantissima assenza di Bremer
Il problema di Thiago Motta è che invece ha un pezzo rotto e non il ricambio. L’assenza di Bremer sta avendo conseguenze più profonde di quanto narrino l’apparenza e la gelida precisione dei numeri, che riferiscono come nelle ultime due partite, Stoccarda e Inter, la Juventus abbia ricevuto addirittura 41 tiri, 19 dei quali in porta: un’enormità, se si considera che nelle prime otto giornate di campionato Di Gregorio e Perin avevano dovuto fare appena 11 parate e incassato un solo gol, per giunta su rigore. L’infortunio di Bremer, già pagato in presa diretta nella notte di Lipsia in cui si fece male, ha portato fuori asse una struttura che, per quanto riguarda la fase difensiva, orbitava attorno a lui, considerato dall’allenatore l’elemento di maggiore personalità della squadra, il reale portatore di leadership. Kalulu, strabordante quando aveva Bremer al fianco, ha cominciato ad annaspare, Gatti è improvvisamente finito nel dimenticatoio di Motta («Nessun malinteso con lui», ha affermato negando voci di frizione tra i due) e Danilo, scelto perché compensasse l’assenza del connazionale almeno a livello di personalità ed esperienza, è stato un disastro. Nelle ultime cinque partite gli juventini hanno pure causato cinque rigori, quattro dei quali per falli imprudenti in situazione non allarmanti: sono stati errori d’insicurezza, difetto che il sicuro Bremer attenuava.
Gatti titolare contro il Parma
Contro il Parma, al centro della difesa dovrebbero giocare proprio Gatti (in panchina in 5 delle ultime 7 partite) e Danilo, perché Kalulu ha bisogno di tirare il fiato: è un bel rischio, ma questo passa il convento e Motta deve tenere duro ancora per un paio di mesi, in attesa che riapra il mercato e Giuntoli gli consegni il difensore che serve. Lo spettro delle possibilità va dall’eccellenza (Skriniar, ai margini nel Psg) all’opportunità (Ismajli dell’Empoli), nel frattempo ci sono da scordare i 4 gol di San Siro e i 41 tiri in cinque giorni. «Sono nel passato», assicura Motta. Vedremo che presente sarà, stasera.