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Verona-Roma 3-2: decide Harroui. Giallorossi sempre più nei guai, Juric torna a rischio

Gara rocambolesca, con i capitolini condannati da errori in serie. Il tecnico traballa

VERONA – Se a Firenze la Roma ha perso per ammutinamento, qui l’ha fatto per autolesionismo, vanificando con un’ostinata catena di errori le cose buone disseminate qua e là, finendo dunque per dimostrarsi squadra fragile, vulnerabile, incapace di esprimere le proprie potenzialità al contrario del Verona, che ha saputo stringersi attorno al suo allenatore: Zanetti ha idee e coraggio, e sa sapere come cavare il massimo da un calciatore.

«La cronaca della gara»

La Roma è stata bellissima e orribile a seconda dei momenti, a cominciare dall’assurdità inspiegabile dello strafalcione di Zalewski che, non pressato da nessun avversario e avendo a portata di passaggio cinque compagni e un solo veronese, ha servito in orizzontale proprio Tengstedt, che in pochi passi ha raggiunto l’area e freddato Svilar. Da rimarcare anche i lentissimi tempi di reazione dei difensori romanisti, specie Ndicka.

Il primo squillo di Soulé

Eppure è stato proprio Zalewski a provare a risollevare la Roma, e già essere riuscito a lasciarsi alle spalle il macigno dei sensi di colpa per un errore del genere è stato indice di carattere. Fatto sta che la Roma, partita piano ma in continuo crescendo, si è affidata spesso agli spunti dell’italo-polacco, il quale da sinistra ha alimentato le punte e in particolare Soulé che, dopo aver sbagliato misura al 25’ (errore grave), tre minuti tardi si è affidato a una pregevolezza tecnica, un colpo di tacco al volo sull’assist naturalmente di Zalewski. A quel punto la Roma ha cominciato a proporre momenti di calcio davvero interessanti, ha chiuso in maniera imprecisa con Zaleswki un’azione molto bella che ha coinvolto Dovbyk, Soulé e Celik e insomma sembrava sul punto di decollare, anche perché il baricentro si era spostato stabilmente dalle parti di Montipò e i giallorossi riuscivano subito a recuperare i palloni persi, specie con Angeliño, per riavviare alla svelta una nuova azione.

Roma, segnali vanificati da errori in serie

Ma poi sono ricominciati gli errori. Prima la difesa ha concesso troppa libertà a Tengstedt, che si è guadagnato un corner sul quale, con almeno una dozzina di giocatori ammassati nell’area piccola, ha colpito di testa Magnani, svettando tra Dovbyk e Ndicka. Svilar, ostruito da cinque giocatori, non ha avuto lo spazio fisico per avvicinarsi al pallone e i romanisti hanno lamentato un’opposizione fallosa di Kastanos sul portiere, oltre a una lieve manata di Magnani a Ndicka prima dello stacco, ma il Var non è intervenuto. Quel modo di sfruttare gli angoli è in ogni caso uno schema che il Verona di Zanetti applica, i romanisti avrebbero dovuto farsi trovare preparati.

Le opinabili scelte di Juric

La Roma non ha però mai perso la fiducia e dopo l’intervallo ha ripreso a martellare il Verona, ormai costretto alla difesa continua. Lo squarcio stavolta lo ha prodotto Koné, che ha poi aperto sulla destra per Celik, il cui centro rasoterra è stato bucato da Magnani e toccato in porta da Dovbyk. La Roma è finita lì, nel suo momento migliore. Il Verona, che era reduce da tre sconfitte di fila e con la crisi all’uscio, ha avuto momenti di sbandamento ma anche un carattere di ferro (quello del suo allenatore), ha resistito e si è riassestato, ha recuperato energie dalle forze fresche in arrivo dalla panchina mentre la Roma ha smesso di insistere, chissà perché, e i cambi di Juric non hanno per niente aiutato, in particolare quando Dovbyk ha chiesto il cambio e lui ha messo Baldanzi e non Shomurodov, lasciando l’area vuota. Ma anche le sostituzioni di Le Fée e Zalewski hanno lasciato perplessi, per non dire del ripescaggio di Paredes.

Il sigillo finale di Harroui

Il Verona ha ricominciato a ficcare il naso fuori dell’area e già prima del gol c’era stata qualche avvisaglia, soprattutto perché la difesa giallorossa dava l’idea di farsi sempre pescare fuori posizione e in inferiorità numerica. Così è infatti successo quando il 90’ era già passato e subito dopo una parata con le unghie di Montipò su un sinistro velenoso di Dybala: Ndicka è andato in bambola per una percussione di Livramento che ha liberato Harroui, marcato da nessuno. Il Bentegodi è andato in visibilio, Zanetti ha zampillato felicità, Livramento ha preso un rosso (esagerato) per un fallo duro su El Shaarawy ma anche quello ha contribuito all’epica della vittoria veronese, mentre i romanisti avevano quell’espressione di chi non ha capito nulla di quello che è successo loro.

Verona-Roma 3-2 (2-1)

H. Verona (4-2-3-1): Montipò, Daniliuc (41’st Faraoni), Magnani, Coppola, Bradaric, Serdar (41’st Dani Silva), Duda, Kastanos (17’st Harroui), Suslov (31’st Livramento), Lazovic, Tengstedt (17’st Mosquera). All: Zanetti.

Roma (3-4-2-1): Svilar, Mancini, N’Dicka, Angelino, Celik, Le Fee (21’st Cristante), Konè (36’st Paredes), Zalewski (21’st El Shaarawy), Soulè (21’st Dybala), Pellegrini, Dovbyk (28’st Baldanzi). All: Juric.

Arbitro: Marcenaro di Genova

Reti: nel pt 13′ Tengstedt, 28′ Soulè, 34′ Magnani; nel st 7′ Dovbyk, 43′ Harroui

Angoli: 2-2

Recupero: 2′ e 5′

Ammoniti: Suslov, Konè, Magnani per gioco scorretto, Zanetti per proteste.

Espulso: Livramento al 49′ st per gioco violento.

Spettatori: 27.500.

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