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Ancelotti: “Il calcio doveva fermarsi e aiutare, siamo tristi e vicini alla gente di Valencia”

Il tecnico del Real Madrid alla vigilia della sfida di Champions contro il Milan: “Il nostro sport è una festa, da non fare se la gente non sta bene”

MADRID – Il dolore di Carlo Ancelotti per la tragedia di Valencia è quello di tutta la Spagna. L’allenatore del Real Madrid, a poche ore dalla partita di Champions col Milan, dice quello che pensano tutti: il calcio, di fronte all’enormità dei fatti, si sarebbe dovuto fermare. In Spagna invece la Liga ha deciso di far giocare regolarmente 8 delle dieci partite in programma: “Tutti noi allenatori la pensavamo allo stesso modo, ma abbiamo dovuto andare avanti, senza alcuna voglia. Il nostro potere e quello dei calciatori è pari a zero”.

Ancelotti: “Abbiamo il dovere di aiutare chi soffre”

È un attacco allo sport business e alla sua insensibilità, al suo porsi al di sopra della vita vera: “Siamo tristi e siamo tutti vicini alla gente di Valencia. Capirete che parlare di calcio in questo momento è molto complicato, così come giocare a calcio anche se ci aspetta una partita importante e molto speciale per me, contro il Milan. Lo farò in meno possibile. La verità è che il calcio è una festa e a una festa si partecipa quando stanno tutti bene. Il calcio è la cosa più importante tra le meno importanti. Doveva fermarsi, ma chi sta sopra di noi ha deciso diversamente. Adesso abbiamo il dovere di aiutare chi soffre. Il calcio può e deve farlo”.

Vasquez: “Non abbiamo voce in capitolo”

A nome della squadra ha parlato Lucas Vasquez, rafforzando il concetto per il mancato stop della Liga spagnola nello scorso weekend (a parte Valencia-Real e Villarreal-Rayo, che non si sono giocate): “Il calcio è un’industria, di cui noi calciatori siamo gli attori, ma senza voce in capitolo”.

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