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Milan, la rivincita degli ex nemici Leao e Fonseca. L’impresa di Madrid può essere la svolta

I due hanno fatto pace e adesso è ben saldo il posto del tecnico, che al Bernabeu ha indovinato tutte le mosse. Rafa ha giocato da campione, ma ora serve continuità. I complimenti di Cardinale alla squadra

MADRID – Altro che fado e malinconia. Il bairro da Jamaica, il quartiere popolare dove è cresciuto Rafa Leao, e Barreiro, il sobborgo dove il piccolo Paulo Fonseca arrivò dal Monzambico con la famiglia, stanno sulla stessa sponda del Tago, a meno di mezz’ora di distanza, di fronte a Lisbona. Sembrava siderale, questa distanza. I due portoghesi del Milan, la stella caduta e l’allenatore che lo lasciava in panchina perché troppo indolente, sembravano parlare una lingua diversa dal portoghese, che pure li accomuna.

Ora il posto di Fonseca è saldo

Invece la vittoria del Bernabeu, il trionfo in casa del Real Madrid scritto da entrambi, ha in un colpo solo sanato le ferite. I due hanno fatto pace e adesso è ben saldo il posto di Fonseca, che non poteva permettersi altre sconfitte in Champions dopo quelle con Liverpool e Bayer Leverkusen. E forse è finalmente entrato nella dimensione dei campioni il talento troppo inespresso. Nel Portogallo si è guadagnato ormai un ruolo di primo piano e i tifosi sperano che, a 25 anni, raccolga il testimone in staffetta con Cristiano Ronaldo. Ma ha sempre avuto bisogno di tempo, nella sua nazionale come nel Milan.

Leao & Fonseca, il rapper e il batterista

Da Barreiro si può prendere il traghetto per Terreiro do Paço: venti minuti e si scende al Museo del fado, un tuffo nella musica di Amalia Rodrigues. Ma Fonseca suona la batteria e Leao fa personalmente trap, rap e drill. Al Bernabeu il ritmo del Milan è stato vorticoso e i due si sono intesi al volo. Fonseca ha disegnato una tattica fondata sull’equilibrio della difesa a cinque elastica, garantito dalla fisarmonica di Musah tuttofare sulla fascia destra. Leao, sulla sinistra, ha piantato sistematicamente in asso il malcapitato Lucas Vazquez e ha percorso spensierato il collaudatissimo binario con Theo Hernandez: vano è stato il soccorso di Valverde, rimpiazzato nell’intervallo da Brahim Diaz. Stavolta Leao ha giocato una partita da campione.

Fonseca è esigente con Leao

La cronaca dice che il numero 10 in maglia rossonera ha causato il corner dell’1-0 di Thiaw, che ha costretto in girata Lunin alla difficile parata del tap-in di Morata per il 2-1 e che ha fabbricato il 3-10 di Reijnders confezionato con una discesa inarrestabile. E la cronaca dice anche che Fonseca stavolta ha azzeccato proprio tutto. Quello che la cronaca non dice lo ha poi detto l’allenatore: “Rafa è stato bravo, ma da lui mi aspetto molto di più”. Essere esigenti col massimo talento della squadra è in effetti opportuno.

Il punto debole di Leao: il colpo di testa

L’allenatore si aspetta in particolare, come alcune inequivocabili immagini della serata dimostrano attraverso i suoi rimproveri tattici, che Leao, se lui o la squadra perdono palla, non torni indietro al rallentatore, ma in fretta. C’è inoltre un dettaglio tecnico non secondario: il colpo di testa. Tutti, a Milanello, sanno benissimo che un attaccante dal fisico così longilineo e al tempo stesso possente, essendo provvisto del naturale istinto per gli inserimenti in area, può e deve arrivare facilmente in anticipo sui cross. Al Bernabeu lo ha fatto sul cross perfetto di Emerson Royal: c’è voluto un balzo eccezionale del portiere Lunin, per vietargli il gol.

Leao, stesso ruolo di Mbappé e Vinicius

A proposito di gol, in tre campagne e mezza di Champions League col Milan, Leao ne ha firmati solo tre: numero oggettivamente inferiore alle sue potenzialità di slalomista e discesista, in grado di scrollarsi agevolmente di dosso i marcatori e di presentarsi al tiro. Dove spesso si smarrisce. È su questo, e appunto sul colpo di testa del potenziale goleador, che lavorano molto Fonseca e il suo staff. Leao è stato protagonista dello scudetto 2022. Gli manca la consacrazione nelle coppe. Può diventare una tappa essenziale del percorso, questo 3-1 al Real di Mbappé e Vinicius, che giocherebbero nel suo stesso ruolo di esterno sinistro d’attacco e che invece, per non pestarsi i piedi, sono obbligati a una convivenza tattica ibrida.

Fonseca complimentato da Cardinale e Ibra

Fonseca era in bilico soprattutto per via dei risultati mediocri in Champions: una sola vittoria, col Bruges, e per di più con inizio soffertissimo e strada poi spianata da un’espulsione. Ora i dirigenti, in organigramma e no, ostentano volentieri la vicinanza con lui. Negli spogliatoi del Bernabeu è entrato per fare i complimenti a lui e ai giocatori l’azionista di controllo Cardinale, che in tribuna ha parlato fitto col presidente del Real Florentino Perez, anche del Bernabeu rinnovato e del modernissimo centro sportivo di Valdebebas, modelli di riferimento per il nuovo stadio a San Siro e per la Milanello del futuro. Anche Ibrahimovic, consulente di Cardinale, ha mostrato confidenza con l’allenatore, che si sussurra sia stato scelto dall’ad Furlani.

Musah mossa vincente

Avendo attraversato momenti concretamente assai più complicati, soprattutto in Ucraina allo Shakhtar Donetsk, in un’esperienza professionale spezzata dalla guerra, Fonseca ha finora dimostrato innegabile saldezza di nervi e coerenza. Non ha dunque rinnegato le opinabili esclusioni degli insubordinati Leao, Hernandez, Tomori e Abraham (“se faccio una cosa, è per il bene della squadra”) e ha rivendicato il turnover mirato alla Champions: “La formazione di Madrid l’avevo in testa da prima del Monza, dove non ho fatto giocare all’inizio Leao, Tomori e Musah”. La mossa vincente di Musah era stata preparata in largo anticipo.

Fonseca e l’allarme campionato

Premesso che in Brianza gli è andata bene e che è stato favorito da un errore arbitrale sul gol annullato a Mota, conviene adesso prenderlo molto sul serio, quando avverte che il 3-1 al Real va incamerato con soddisfazione, ma non sopravvalutato. La tesi, che si intreccia con l’autocritica di Ancelotti (“abbiamo perso la solidità difensiva, la nostra forza”), è articolata: “Dobbiamo pensare che l’Europa è totalmente diversa dalla serie A, dove c’è la marcatura uomo a uomo e non è possibile fare questo tipo di partite, per assenza di spazio”.

Leao fulcro del Milan

In pratica, se la qualificazione diretta agli ottavi di finale è adesso più che abbordabile, visto che potrebbero bastare secondo le simulazioni 10 punti nelle non impossibili partite con Slovan Bratislava e Dinamo Zagabria in trasferta, Stella Rossa e Girona in casa, non è così scontato raggiungere uno dei primi quattro posti in campionato, al di là dell’obiettivo scudetto, dichiarato proprio dall’allenatore. E tra le difficoltà aggiuntive, in campionato, rientra il rendimento ondivago di Leao. Che è sotto perenne esame di maturità: solo se lo supera, il Milan può sognare una stagione di successo. Il fulcro della squadra è il suo numero 10.

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