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Gestire il calcio tra progetti e disastri, De Laurentiis e Marotta, vita da presidenti: uno scudetto per due

Alla vigilia di Inter-Napoli l’analisi e il momento dei due club

Scrivendo, ha giocato in anticipo la sua partita. Uno dei due presidenti ha già vinto la supersfida di stasera a Milano. Con il Napoli primo a 25 e l’Inter seconda a un punto, Aurelio De Laurentiis è volato a Los Angeles l’altro polo dei suoi affari milionari lasciando un messaggio da leggere a futura memoria. Comunque finisca a San Siro, si è rimesso non al centro della scena, ma al di sopra. Come dev’essere il proprietario di una società che ha sospeso a tempo i suoi poteri esecutivi per cederli all’allenatore manager. Antonio Conte, unico tecnico che in serie A decida il mercato. Con la finezza intellettuale del personaggio in poche righe ha fissato molti concetti.

Ferma i primi spifferi contrari in dibattiti e social dopo l’indiscussa vittoria dell’Atalanta, rientrata una settimana fa proprio a Napoli nel giro scudetto. Ribadisce che il Napoli punta alla qualificazione Champions e non solo allo scudetto, abbassando così la febbre già scoppiata intono alla capolista. Dà un po’ di tregua all’allenatore e al suo numeroso staff in una settimana cruciale per la mancata lettura dell’ultima partita, tatticamente vinta da Gasperini.

Ma perché non sognare, dopo investimenti sul mercato di 145,5 milioni per la ricostruzione? È il programma in codice che unisce presidente e allenatore, mai così legati. C’è anche questo nel breve ma ecumenico messaggio, espresso in una frase sibillina: «Mai dire mai». Come dire, nulla vieta che stasera proprio da Milano il club possa decollare verso il suo quarto titolo italiano. Un capolavoro di tempismo e sensibilità quel messaggio. Rasserena senza deprimere, difende ed incita, protegge e spinge.

È la stessa serenità che sparge l’altro presidente della supersfida. Beppe Marotta ha un ruolo e un percorso opposti nella storia moderna dell’Inter, costruita su finanze ballerine. Fu lasciata il 15 novembre 2019 da Moratti con Massimo Moratti a Erik Thohir con una posizione finanziaria netta negativa per 128,1 milioni a fronte di debiti lordi per 432,9 e ricavi per 201 milioni. Thohir non c’è più, divenne ministro delle imprese statali in Indonesia. Non ha rimesso un euro. È arrivato Steven Zhang, giovane figlio dell’imprenditore cinese Jindong presidente fino a pochi mesi fa.

Esce senza danni. Interviene poi la società Oaktree di Los Angeles, specializzata in investimenti, dopo una prima ricapitalizzazione di 47 milioni. La Oaktree gestisce patrimoni nel mondo per 172 miliardi. Una potenza, ma non regala un dollaro. I suoi interventi finanziari toccano il 12 per cento di interessi passivi per il club. Cambia sempre l’Inter, ma rimane Marotta. Comandante nelle bufere. Il 4 giugno il gruppo americano prende la guida dell’Inter nominandolo presidente e amministratore delegato. Gli dà i pieni poteri. Con De Laurentiis ha in comune una grande capacità di gestione, gli si riconosce l’abilità straordinaria nel superare i disastri di altri con soldi di altri. Ma vi riesce sempre senza far crollare la squadra. Pari successo per De Laurentiis in chiave personale.

Con i soldi suoi ha creato dal 2004 ad oggi una società modello. Ne ha favorito le fortune e riparato anche quest’anno i disastri che aveva egli stesso compiuto con una devastante fase di errori e sviste nel dopo scudetto. Proprio nel bilancio del 2023 il Napoli si avvicinò alla Juve e all’Inter, terzo per ricavi totali di 359, 2 milioni. Raddoppiando quelli dell’anno precedente: 175,9. Comprese anche le plusvalenze. Dati significativi se si pensa che De Laurentiis, accogliendo la tesi dell’analista finanziario Fabrizio Vettosi ridusse a 111, 3 milioni il costo degli ingaggi, contro i 226,9 del più generoso Marotta in un club che vola alto da sempre. È un’arte vincere pagando meno. La gestione oculata consente al Napoli di rialzarsi.

Pur senza incassi Champions, con un divario con l’Inter al botteghino di 90-35 milioni, il Napoli può ingaggiare Antonio Conte, con le sue idee, regole e richieste. Il messaggio dell’ultim’ora conferma la sua fedeltà ai patti. Pagare molto, dirigere poco. Non solo, difende e incita il tecnico più autoritario che potesse inserire nella storia del suo Napoli.

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