«Eh…chi vincerà? Il cuore dice Inter ma dall’altra parte ho due cari amici, Conte e Oriali. Anzi, uno, Lele, è molto di più: è un vero fratello. L’altro, Antonio, si merita tutto. E poi ho il ricordo di Diego. Maradona, indimenticabile calciatore, ma dico poco: uomo gentile e sensibile, mi chiamava Beca, con quel suo inconfondibile accento argentino. Dico la verità, tutto sommato se finisse in pareggio non sarei scontento…».
Evaristo Beccalossi, icona degli interisti anni Ottanta, tutto dribbling, tunnel, giocate di fino, inventiva e imprevedibilità nel dna, “gioca” il suo Inter-Napoli tra attualità e un passato incancellabile.
Evaristo “Beca” Beccalossi, e allora partiamo da Maradona…
«Faceva un rumore speciale. Unico anche in questo».
Rumore?
«Ogni calciatore quando si muove in campo fa un rumore riconoscibile nella corsa, nelle movenze. Noi professionisti ce ne accorgiamo subito. Ecco, Diego era unico e irripetibile anche in questo. Quando ti passava accanto faceva un rumore unico (e prova a rifarlo e viene fuori un suono come una refola di vento, ndr). Mai sentito nulla di simile nel rumore della corsa di un calciatore».
Simile a quello di…
«Di un felino. Una pantera. Agile, felpata, veloce, potente, imprendibile. Diego Armando Maradona è stato il numero uno. In assoluto. Non era umano sul terreno di gioco. Un extraterrestre. E non sono parole di circostanza. Posso fare un esempio tecnico?».
Certo, racconti pure il suo Maradona…
«Qualsiasi squadra del mondo quando si trovava davanti il Napoli di Maradona pensava a una cosa: come stringerlo in un angolo, contenerlo, raddoppiarlo, triplicarlo, insomma impedirgli di uscire da una piccola fetta di campo e quindi limitare i danni. Beh…lei crede che qualcuno ci sia davvero mai riuscito? Nessuno, le rispondo io. Gliene mettevi due addosso, lo spingevi verso l’angolo della bandierina e quella pantera argentina trovava sempre il modo di uscirne palla al piede o, comunque, di crossare una parabola insidiosissima per un compagno di squadra. Questo era Diego calciatore. Poi ho avuto la fortuna di frequentarlo anche dopo, grazie alla Fifa e al suo format Legend».
Un aneddoto del suo rapporto con il fuoriclasse argentino?
«Ai Mondiali in Russia eravamo assieme e gli chiedo se mi fa un video per un mio amico pizzaiolo napoletano che lavora al nord. Lui: certo che lo faccio, Beca. In un amen arrivano trecento giornalisti, forse più, e siamo travolti. Niente video. Inizia la partita e vedo Diego agitarsi: Beca, dobbiamo fare il video per il tuo amico. E lo facciamo. Non può capire la gioia del mio amico. E scherzava sempre con me: Beca, io e te siamo due 10, ricordati che subito dopo di te ci sono io, eh… Sa qual è l’unica maglia che avevo conservato?».
La 10 di Maradona.
«Esatto. Ma uso il passato perché poi l’ho regalata al magazziniere del Barletta, squadra in cui ho chiuso la carriera. L’ho fatto perché era una perla d’uomo e poi era così felice con quella 10…».
Andiamo all’attualità: Inter-Napoli per il primato. Che gara sarà?
«Un match con tanti gol. Una partita spettacolare, mi aspetto».
Ma Lukaku stenta a ingranare e Lautaro segna col contagocce.
«Big Rom ha solo bisogno di tempo. Ma quando la sua potente struttura fisica sarà al top farà la differenza. E Lauti è sempre un pericolo per le dfese, o segna o fa segnare. Ma agli azzurri dico: attenti a Di Marco, nel suo ruolo è un fuoriclasse».
Se lo aspettava un Napoli così forte?
«Sì. Anche perché ci sono due uomini di valore come Lele Oriali e Antonio Conte. E sono felice che stiano facendo bene a Napoli».
Con Oriali vinse uno scudetto nerazzurro.
«Ricordi indelebili. Un’Inter tutta italiana allenata da Eugenio Bersellini. Lì è nato un rapporto che continua tuttora con Lele, un fratello, lo ripeto. Sempre prodigo di consigli. Anche quando ho rivestito il ruolo di capodelegazione delle nazionali italiane under 19 e under 20. Ma che bello vederlo a Napoli perfettamente inserito e accolto nel calore che solo questa fantastica città del sud sa darti. Dicono che Lele sia timido. Sbagliato: è solo un uomo riservato, ma quando trova l’ambiente giusto si apre ed è quello che sta succedendo a Napoli. Ma, come ho detto, sono felice anche per Antonio Conte, altro caro amico».
Qual è il talento di Conte in panchina?
«La totale dedizione. La sua testa è alla squadra, oggi al Napoli, 24 ore su 24. Quando dicono che è un martello lo descrivono perfettamente. Bravissimo. Con caratteristiche differenti lo stesso superlativo devo usarlo anche per Simone Inzaghi».
C’è, in questo Inter-Napoli, un calciatore che può ricordare i colpi di Beccalossi?
«Oggi è un altro calcio. Fisicamente sono tutti super atleti rispetto ai miei tempi. Però ci provo: il georgiano, Kvara, ha estro e fantasia. Sì è quello che, con velocità differenti, mi assomiglia di più».
Sarà Inter-Napoli sino alla fine?
«Se con altre o meno non so dirlo ma sicuramente ce le troveremo in corsa sino alla fine per il tricolore. E ne sono lieto. Ripeto: io, interista nell’animo, sono così contento che i miei amici Oriali e Conte a Napoli stanno facendo così bene e sono amati e coccolati dalla torcida azzurra. Per tutto questo, per me, Inter-Napoli è un match speciale».