Firenze – A Spalletti non è andata proprio giù la presunta battuta del portiere del Milan Maignan, filtrata attraverso un’indiscrezione giornalistica, sul fatto che due soli giocatori italiani al massimo sarebbero di un livello tecnico sufficiente per giocare nella Francia: “Gli staff dei nostri avversari dicono questo? Da quando è iniziata la Nations League, ci sono dati che vanno oltre quelli noti a tutti: sono gli indici di pericolosità e portano esattamente a questo, al fatto che abbiamo tirato molto più in porta degli avversari, che siamo rimasti in attacco molto di più, che siamo stati più aggressivi nella riconquista della palla. I numeri sono triplicati rispetto all’Europeo. Poi tutto questo bisogna rifarlo e non è mai semplice”. Siccome l’Italia dopo l’Europeo ha giocato appunto contro Belgio e Francia, oltre alle due partite con Israele, il sassolino che il ct si toglie dalla scarpa ha un bersaglio preciso.
Ricambio generazionale ok
Col ruolo di testa di serie alle qualificazioni per il Mondiale già in tasca e i quarti di finale della Nations League quasi (“ma se i ragazzi si accontentassero del punto che manca contro due squadre fortissime come Belgio e Francia , farebbero meglio a darsi malati”), Spalletti può già tracciare il primo consuntivo del dopo Europeo, dichiarandosi soddisfatto del primo obiettivo raggiunto: lo svecchiamento della rosa e il cambio generazionale: “Dopo la sconfitta con la Svizzera la prima domanda era stata se mi sarei dimesso e la seconda che cosa avrei fatto di nuovo, se fossi rimasto. Risposi che volevo abbassare l’età media della Nazionale. In poco tempo ci siamo riusciti: se si decide di rimanere, qualche idea bisogna portarla e direi che questa un po’ l’ho indovinata. La cosa migliore di questi ragazzi è che sono tutti carichi di stimoli e vogliosi: non accettano che il livello del calcio italiano sia quello che veniva descritto. Loro vogliono dimostrare che non è così e noi dobbiamo permettere che tirino fuori tutto il loro talento”.
Rinascimento italiano
I segnali di salute, tra Nazionale, Under e club, ci sono tutti: “L’ho detto ai calciatori, salutandoli. A loro ho fatto i complimenti. La competitività a livello alto dà stimoli. Si vedono partite equilibrate verso l’alto. Gli ho portato dei grafici, tra Europeo e Nations League, dove è evidente quello che è successo e che questo cambiamento è dipeso soprattutto da loro. La Nazionale può attingere a questo, è fortunata”. Un concetto ribadito da Buffon, in veste di dirigente: “Gigi l’ha spiegato ai ragazzi: è importante che abbiate ripreso consapevolezza della vostra forza. Attraverso questa coscienza sono anche diventati una squadra. Sono contento che abbiano aderito a questo sistema tattico in maniera totale. Siamo contenti di avere degli “indisciplinati perfetti”, perché sanno che cosa fare, decidendolo in base alle singole situazioni”.
Retegui-Kean, coppia di bomber
Il centravanti di Atalanta e Fiorentina fanno molti gol: “Fanno quello che ci aspettavamo. Sì, possono giocare insieme, perché Kean ha giocato anche da esterno: è uno da scorribande, da corse. Retegui è più da area di rigore, è più da finalizzazione. Sa dov’è il secondo palo, vede dove non guarda. Kean ha segnato in tutti i modi, io vedo Retegui prima punta e Kean a girargli sotto. Forte è il messaggio che lancia Moise per come gioca”.
Juventus di nuovo trainante
L’infortunio del torinista Ricci (“so che avrebbe stretto o denti, ma abbiamo un patto coi club, non facciamo giocare i ragazzi con le infiltrazioni”) riapre le porte della Nazionale a Locatelli, che raggiunge il debuttante Savona (“sono curioso di conoscerlo è un emergente che gioca titolare nella Juventus, ha fatto anche il terzo difensore e si può intercambiare con Di Lorenzo”) e con Cambiaso punto quasi fermo riporta la Juve al centro della Nazionale. Ma anche la Fiorentina riacquista peso: “Comuzzo ha fisico, concentrazione e capacità di impostare. Mi ricorda Vierchowod, non solo perché si chiama Pietro”. Le assenze di Calafiori e Ricci per infortunio non allarmano il ct: “Bastoni nell’Inter fa vedere di essere un attaccante aggiunto e di Buongiorno ho apprezzato la forza nel Napoli, contro Thuram e Lautaro: io sono tranquillissimo. Tra l’altro Gatti lo vedo in crescita, fa benissimo ora anche la costruzione del gioco. In mediana Rovella e Locatelli stanno facendo benissimo: gli vedo fare le cose che gli mancavano”.
Spalletti ottimista sulla Roma
Da ex allenatore della Roma in due fasi diverse, Spalletti non può fingere disinteresse per la crisi della squadra: “Innanzitutto mi dispiace per la Roma: ci sono stato per diverso tempo e mi sono innamorato di tante cose, ho dato tutto me stesso. Sento tanti discorsi e sarebbe troppo facile parlare, io direi il contrario. Preferisco non alimentare la confusione. Mi limito a dire che secondo me possono rimettere a posto il campionato, hanno una buona squadra”.
Il messaggio etico e l’elogio della Sabatini
In un momento complicato, tra guerre e catastrofi, il commissario tecnico illustra la funzione del calcio e in particolare della Nazionale: “Dobbiamo fare vedere di essere persino sensibili a quello che ci gira intorno. E per quanto ci è possibile, dobbiamo sostenere chi ha bisogno e in qualsiasi nostro comportamento dare segnali: non essere superficiali. Dobbiamo restituire tutto il bene che riceviamo, fare vedere che questo bene è riposto in persone perbene e non in ragazzi viziati. Dobbiamo impegnarci profondamente, perché il calcio è uno sport molto serio. A proposito di serietà, bisogna rifare gli stadi italiani: all’estero si vedono stadi bellissimi e noi dobbiamo metterci al passo, non solo nel calcio giocato ma anche come infrastrutture”. La presenza nell’aula magna di Coverciano della campionessa paralimpica Ambra Sabatini è un’ulteriore occasione per l’elogio dell’impegno agonistico: “Da lei c’è da prendere tutto l’esempio. Basta conoscere un po’ la sua storia e i suoi risultati, la sua forza caratteriale. Ha deciso di essere ugualmente una campionessa, in situazioni che avrebbero abbattuto chiunque”.