LISSONE — Gli strafalcioni delle ultime due giornate non hanno riempito d’entusiasmo il designatore Gianluca Rocchi. Ma il giorno dopo le polemiche che non si è arrampicato sugli specchi per giustificare gli sbagli, già dichiarati in diretta domenica sera su Dazn. Tuttavia ha chiesto un po’ di comprensione, perché errare è certamente umano ma la sua squadra non dà l’idea di perseverare. Poi però ci sono gli attacchi ricevuti domenica da Conte, con la sua allusione ai retropensieri, e dall’Udinese, che per i fatti di Bergamo ha chiesto un libro di scuse. Il tomo riparatorio non lo riceverà, ma il club friulano può comunque avere le spiegazioni che ritiene dall’ex arbitro Riccardo Pinzani, dirigente dell’Aia delegato a tenere i rapporti con le società: chi ha chiarimenti da reclamare, può rivolgersi a lui.
Rocchi, infatti, pensa che sia la collaborazione la chiave per migliorare il rendimento dei direttori di gara: «Noi ci dobbiamo mettere del nostro per fare meno errori possibili, ma chiedo a tutti di essere più tolleranti, perché se non porti rispetto il clima si incendia». Il timore degli arbitri è che si stia invece andando verso un sistema a tolleranza zero, in cui anche un fallo a centrocampo di difficile valutazione, come quello di Bondo che ha portato all’annullamento del gol del Monza contro il Milan (che invece andava convalidato, Feliciani è stato “squalificato” per la gestione complessiva dell’episodio), scatena strascichi che resistono al tempo. Tolleranza e accettazione, dunque, ma è chiaro che gli arbitri italiani, che non stanno esprimendo esattamente la loro generazione più talentuosa, devono meritarsela. Negli ultimi due turni, non se la sono meritata.
Il Var ha due problemi, che probabilmente mai potrà risolvere: su certi episodi, tipo il rigore per l’Inter di domenica sera, non può intervenire perché il protocollo lo vieta e l’errore umano è sempre in agguato. È colpa di un uomo (anzi di due, l’arbitro Di Bello e il Var La Penna) se il fallo di mano Hien in Atalanta-Udinese non è stato punito, perché quello non era un rigore ma un rigorissimo, come è colpa di un uomo (anzi tre, ma specialmente i due varisti Pairetto e Maresca oltre all’arbitro Marcenaro) se la settimana prima è stato convalidato il gol di Magnani in Verona-Roma.
Molto dipende da questa zona grigia sulla quale il Var non ha margine di intervento, quella dei famosi “rigorini”. A fine partita Mariani ha riconosciuto che il fischio di San Siro avrebbe anche potuto risparmiarselo, eppure non si tratta di una decisione totalmente campata per aria: il contatto tra Anguissa e Dumfries c’è stato e non esiste ancora uno strumento (se non l’occhio umano, che è imperfetto) per misurarne l’intensità. La linea guida che Rocchi sta insistendo per imporre alla sua squadra prevede di sorvolare il più possibile sui grigi: un fallo, specie per quelli che devono determinare la cosiddetta massima punizione (che, in quanto massima, non deve essere conseguenza di un episodio minimo) deve essere nero o bianco, non esserci o esserci.
Continuando a prendere il rigore di domenica come riferimento, quello è stato un fallo a bassa intensità e dunque uno di quelli che Rocchi preferisce che non vengano fischiati. Alzando la soglia della punibilità si aiuta anche il Var, che per protocollo può intervenire solo per chiari ed evidenti errori: se sugli episodi “grigi” l’arbitro è il primo a lasciar correre, più nessuno chiederà che si valuti al ralenti la forza di una spinta o di un contatto. Continuerà a esserci qualcuno che sbaglia (l’abbaglio collettivo sul mani di Hien è clamoroso), ma magari l’errore sarà accettato con maggiore tolleranza.
Uno degli obiettivi che il designatore Rocchi si era dato era di abbassare il numero dei fischi, specie quelli in area. Ce la sta facendo. Poi però arrivano le catastrofi, come la settima giornata, tempestata da un diluvio di nove rigori (molti dei quali rigorini), l’Aia è abbastanza soddisfatta: la Serie A resta il campionato in cui si fischiano più falli (23,5 a partita, dato aggiornato all’undicesimo turno) ma con differenze minime rispetto a Ligue 1 (23,31) e Liga (23,22). I rigori sono 0,38 a gara, in linea con Francia (0,41), Germania (0,36) e Spagna (0,32). In Premier siamo a 0,19, ma non fa testo: in Inghilterra per dare un rigore deve scorrere il sangue.