FIRENZE – La commemorazione delle 39 vittime dell’Heysel sarà uno dei momenti più commoventi della trasferta della Nazionale per la partita di Nations League col Belgio. La delegazione al completo domani, alla vigilia della gara di Bruxelles, renderà omaggio alle vittime sotto la ex curva Z dell’ex Heysel, che oggi si chiama Re Baldovino. Intanto un momento di commozione c’è stato a Coverciano, durante la conferenza stampa del diciannovenne difensore della Fiorentina Pietro Comuzzo, uno dei tre neoconvocati di Spalletti (gli altri due sono il difensore della Juventus Nicolò Savona, 21 anni, e il centrocampista della Lazio Nicolò Rovella, 22 anni).
Comuzzo e la scomparsa della madre
Comuzzo, nato e cresciuto in Friuli e passato dall’Udinese e dal Pordenone alle giovanili della Fiorentina, aveva appena parlato del vuoto lasciato nella sua vita dalla scomparsa della madre: “Lo scorso anno ho perso mia mamma, essere lontano da lei non è stato facile. Certe volte avere persone care vicino a te sembra scontato. Ma poi da un momento all’altro le perdi. Adesso voglio fare sempre meglio per lei”. Un messaggio ribadito nell’aula magna di Coverciano: “Se sono arrivato qui, è per lei. Il primo messaggio per la convocazione è stato quello di mio papà. E la prima maglia dell’Italia non la regalerò a nessuno, resterà in famiglia”.
Comuzzo: “E’ la testa che guida il corpo”
Comuzzo ha realizzato il classico sogno (“quello di ogni bambino che gioca a pallone”) e ha le idee chiarissime, lui che è stato paragonato a Vierchowod per le doti di concentrazione nella marcatura: “Per ora mi sento più a mio agio nella marcatura, che mi esalta, ma non voglio limitarmi solo a questo. Sto cercando di migliorare nell’impostazione, guardo a Calafiori e a Bastoni. Mi sono accorto di essere pronto per il mondo dei grandi quando ho esordito in serie A e quando sono rimasto in prima squadra. La concentrazione è una mia qualità, una cosa su cui punto molto, è la testa che guida il corpo”.
Alla soddisfazione già provata con l’Under 21 di potere cantare l’inno di Mameli (“il più bello del mondo”) si aggiunge per il ragazzo che ha come idolo Chiellini l’obiettivo di restare al vertice: “Spero di avere fondamenta solide per non scendere giù. Se devo pensare a quale partita mi piacerebbe giocare, direi quella con la Francia a San Siro. Ma sarebbe bellissimo comunque debuttare, magari anche contro Lukaku”.
Savona sciatore come Sinner
Savona alla Juventus ha potuto ricevere direttamente i consigli di Chiellini: “Il più importante è di mantenere la stessa umiltà e di cercare di migliorare in ogni allenamento. Io mi sono accorto di potere stare a un certo livello proprio in allenamento, confrontandomi sul campo quotidianamente coi campioni”. A un fuoriclasse del tennis come Sinner lo accomuna nel frattempo l’infanzia vissuta sui campi da sci, da bambino valdostano di Gressan: “Ho la casa sulle piste da sci e l’ho praticato anche a livello agonistico, facevo slalom. Ma a 10 anni poi ho scelto il calcio ed è stato facile. Lo sci non mi piaceva particolarmente”.
Difensore eclettico
La passione per il calcio, che lo unisce al solo valdostano che lo abbia preceduto in Nazionale, l’ex attaccante del Chievo Pellissier, lo ha portato a diventare un difensore eclettico, in grado di giocare da terzino ma anche da centrale: “Sapere ricoprire diversi ruoli, nel calcio di oggi, è fondamentale. A Motta piace vederci allegri negli allenamenti, però la base che anche lui esige è la capacità di impegnarci e di sacrificarci. Giocare con la Francia a San Siro sarebbe il massimo, anche per qualche minuto, magari contro Barcola. Ma andrebbe benissimo anche sfidare il Belgio e Doku”.