Appiano Gentile – C’è un simbolo della Nazionale, che verrà ricordato a San Siro prima di Italia-Francia e Spalletti spiega perché Gigi Riva resta l’esempio perfetto per ogni calciatore che veste la maglia azzurra: “Dobbiamo attaccarci a lui. Determinava molto con poche parole. Rombo di tuono è davvero il soprannome giusto: nel silenzio partivano le sue cannonate. Serve una squadra che, senza chiacchierare molto, faccia molti fatti”.
La ricerca della qualità
Il centrocampo folto ha funzionato benissimo, nel nuovo sistema scelto dopo l’Europeo: “Il segnale è la qualità che andavamo cercando. I centrocampisti hanno sempre qualcosa in più. Poi ormai funziona così: bisogna sapere intuire gli spazi. Nell’infoltimento bisogna essere ancora più qualitativi. Real, City, Barcellona hanno come dote migliore proprio il fare bene, ripetutamente, le cose normali: il passaggio ancora più preciso, coi giri contati. In queste squadre io vedo sì la grande giocata del campione, ma soprattutto vedo che difficilmente sbagliano un passaggio. Noi dobbiamo inseguire questo obiettivo e magari aggiungerci qualche ingresso dal perimetro della linea mediana”.
La Svizzera unica partita sbagliata
La ventesima panchina da ct offre a Spalletti l’occasione per un bilancio parziale: “Io penso che una partita l’abbiamo sbagliata, quella con la Svizzera: è la cosa che mi porto dietro. Mi reputo molto responsabile di quella sconfitta. Poi abbiamo cercato di fare cose diverse e per il momento un po’ ci siamo riusciti. Tutto questo fallimento che si dice è riferito a una partita sola. Tra le altre, nelle qualificazioni, ne abbiamo fatte anche molto bene un paio. E non dimentichiamoci degli avversari: abbiamo affrontato squadre fortissime”.
Il cambiamento, dopo l’Europeo, è arrivato anche dal gruppo: “Nella partita col Belgio c’era grande partecipazione anche di chi non stava giocando: in questo momento la cosa più importante è fare sentire a tutti questi ragazzi che noi stiamo apprezzando il loro attaccamento alla maglia. Spesso il risultato è una conseguenza di questo atteggiamento”.
Spalletti e il jogo bonito
Italia-Francia va oltre il calcio: “Siamo un popolo di pionieri, radicato un po’ in tutte le parti del mondo. Questo ci deve rendere ancora più responsabili. Dobbiamo tenere presente, ad esempio, che nell’ultima partita, in concomitanza con la partita di un fuoriclasse come Sinner, abbiamo avuto sette milioni di telespettatori”. Sarà, preannuncia il ct, una partita apertissima: “La Francia cercherà di vincere e noi ovviamente pure. Il pari può venire fuori solo per la mancata vittoria di tutte e due le squadre”. Il jogo bonito, alla brasiliana, stuzzica il ct: “Ci piacerebbe andare a prendere quel tipo di possesso palla, in qualche momento ci stiamo riuscendo. Vorrà dire che guarderemo altri dvd dei calciatori brasiliani”.
Tutti gli azzurri, rivela Spalletti, vorrebbero prendere parte a questo spettacolo: “Ho intenzione più o meno di mantenere il telaio della partita col Belgio. Io resto sempre della stessa idea. L’affaticamento è spesso mentale, i muscoli di questi giocatori sono da macchina. Chi s’infortuna in genere è chi è contestato e ha la pressione e la ruggine dei mancati risultati. Sono convinto che le gambe andranno forte, hanno voglia di esserci tutti”.
“Maldini il nostro Sinner”
Kean è candidato al ruolo di centravanti titolare: “È in grande condizione e sa fare reparto da solo. Chi è il nostro Sinner? È bene non fare mai paragoni, poi mi dicono di tutto. Piuttosto, uno che va oltre la normalità di palleggio per me è Maldini: gli vedo fare il colpo facile, ha eleganza e la sostanza di potere cercare i colpi con facilità”. Dimenticare la Svizzera non è ancora possibile: “Neanche con la qualificazione al Mondiale. Per certi versi fa anche bene portarsi dietro quella cosa: non ci ha condizionato, ma la sassata è sempre dietro l’angolo”.