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Vlahovic: “Più facile giocare con una punta vicina. E poi con la Serbia corro meno…”

L’attaccante della Juve parla delle differenze tra il suo ruolo in nazionale e quello in bianconero: “Non riesco a correre così tanto, infatti non sono poi lucido quando devo tirare. Con Mitrovic al fianco sfrutto le mie qualità”

TORINO – Il più delle volte Dusan Vlahovic comunica in maniera decisamente più esplicita con il linguaggio del corpo che con le parole perché su quelle sa mantenere un sufficiente autocontrollo, difatti spesso dicono cose diverse da ciò che la sua mimica esprime: si dichiara tranquillo ma appare nervoso, sostiene che il gol non gli manchi ma se ne percepisce l’impazienza, assicura di non dar conto alle critiche ma poi esulta in maniera polemica.

Le risposte polemiche alla tv della Svizzera italiana

Stavolta, però, la sua voce ha pronunciato concetti diversi dal solito: sarà stata la lontananza (è in Serbia con la sua nazionale, che lunedì cercherà di battere la Danimarca e artigliare la qualificazione ai play-off di Nations League), sta di fatto che ha detto un paio di cose (in italiano alla tv della Svizzera italiana, Rsi) che somigliano tanto a delle allusioni. La prima: “Cambia giocare con un partner in attacco? Sì, dipende anche dall’allenatore… Ma sicuramente è un po’ più facile perché Mitrovic è un giocatore forte che gioca tantissimo sulle sponde e i duelli aerei e io posso sfruttare le mie qualità”. La seconda: “Qui il mister (Stojkovic, ndr) non mi ha obbligato a fare tanti compiti difensivi. E per un giocatore come me, dalla mia struttura… Sinceramente non riesco a correre così tanto, perché poi non sono fresco nella finalizzazione”.

Con Thiago Motta tanto pressing e punta unica

In Svizzera la Serbia ha giocato con il 4-4-2 e Mitrovic-Vlahovic coppia d’attacco. Nella Juventus, squadra che occupa pochissimo l’area di rigore, Dusan è invece l’unica punta e non di rado non ha compagni vicini, mentre nel 3-5-2 di Allegri ha giocato con Kean, con Milik, con Chiesa, con Yildiz e quindi sempre in coppia con un altro attaccante (Chiesa e Yildiz Allegri li riteneva tali), anche se con caratteristiche ben diverse da quelle di Mitrovic: l’impressione è che si trovasse meglio. Con Thiago Motta, al suo fianco ci sono invece due ali larghe e alle sue spalle un centrocampista lontano. Il più solerte a dargli rinforzo in area è stato McKennie, da tre partite panchinaro fisso. Il nuovo, allenatore, inoltre, chiede al serbo un lavoro continuo di pressing e copertura e spesso lo ha elogiato per questo, anche quando ha toccato pochissimi palloni o sbagliato gol che sembravano banalissimi. Finora Dusan non si è mai lamentato, ma l’intervista a Rsi ha certamente tradito del disagio, un’insoddisfazione. O comunque può sembrare una giustificazione a certi errori sotto porta: se mi chiedete tutti quegli sforzi, è il senso, non pretendiate che poi sia lucido al momento del tiro.

La grana rinnovo allontana Vlahovic e la Juve

Al di là della prammatica di facciata, il rapporto tra Vlahovic e la Juve (“questa” Juve, di Giuntoli e Thiago Motta) non è certo dei migliori e dopo le parole del serbo sembra di capire che l’insoddisfazione sia reciproca. Vlahovic segna il giusto, ma in generale il suo rendimento non è e non è mai stato giudicato dal club in linea con l’investimento da 91 milioni di euro (bonus compresi) e uno stipendio che, tra parte fissa e incentivi, tocca ormai i 12 milioni stagionali. L’accordo scadrà nel 2026 e la Juve ha intenzione di rinnovarlo solamente a fronte di un brusco ridimensionamento degli emolumenti, che chiaramente Vlahovic non ha alcuna intenzione di concedere. La possibilità che la prossima stagione sia l’ultima a Torino e che se ne vada da svincolato tra un anno e mezzo sono concrete. Di certo, per due estati la Juventus ha provato a vendere il giocatore, riscontrando però scarso interesse dai mercati.

Nove gol e titolare a tempo pieno

Quest’anno, a guardare i numeri, il rendimento di Vlahovic lo si può definire buono. In Champions ha segnato 3 gol in 4 partite, in campionato 6 in 12. Il problema è che non ha quasi mai vie di mezzo: o la butta dentro o non entra in partita. Inoltre, le sue reti sono spesso raggruppate (ha già realizzato tre doppiette) e finiscono con alternarsi a periodi troppo lunghi di digiuno: in serie A è a secco da tre giornate, come lo era già stato dalla terza alla quinta. Finora è l’unico juventino ad avere giocato tutte le partite da titolare e a livello di minutaggio è secondo solamente a Cambiaso, ma si tratta anche di una forzatura dovuta alla mancanza di un’alternativa, visto che Milik è fermo per infortunio dall’inizio della stagione e che Nico Gonzalez, il più adatto a fare il 9 d’emergenza, continua a non essere disponibile e finora ha collezionato appena sei presenze.

Niente riposo per Vlahovic

Tirare il collo a Vlahovic è dunque una necessità e lui, bisogna dire, si presta con buona volontà anche al lavoro di sacrificio anche se, abbiamo scoperto, ne è tutto meno che entusiasta. E se nelle due precedenti soste aveva potuto rifiatare (a settembre chiese alla Serbia di non essere convocato, a ottobre è stata invece una decisione di Stojkovic), in questa non ne avrà la possibilità: contro la Svizzera ha giocato la partita intera (e fatto l’assist dell’1-1) e contro la Danimarca sarà di nuovo titolare. Quando rientrerà alla Juve, lo attenderanno Milan e Aston Villa, non proprio due sfide adatte a far riposare i titolari.

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