LONDRA – Pep Guardiola ha rinnovato per due anni l’altro giorno, nonostante la spada di Damocle di una possibile retrocessione causa fair play finanziario. Ma questo Manchester City sembra già retrocesso, almeno in campo, rispetto alle gloriose stagioni precedenti. È la terza sconfitta consecutiva in Premier per i campioni in carica dominatori in patria ed Europa, dopo la disfatta a Bournemouth a inizio mese e quella a Brighton di due settimane fa. Quando Guardiola disse: “Forse questo è l’anno in cui vinceranno gli altri”.
Quinta sconfitta di fila tra campionato e coppe
Profeta o cassandra, dopo la clamorosa disfatta del City per 4-0 in casa contro il Tottenham, la quinta sconfitta stagionale consecutiva (record di sempre della carriera di Guardiola), ora Pep e i suoi restano a 5 punti dal Liverpool capolista dell’esordiente olandese Arne Slot. Che a Southampton hanno una imperdibile chance per portarsi a 31 lunghezze, addirittura +8 rispetto ai citizens dopo sole 12 giornate. Per quella che già assomiglia alla fine di un ciclo e dell’impero di re Pep.
“il momento è molto delicato”, ha detto il guru catalano a fine partita, “in otto anni non ci siamo mai trovati in una situazione del genere. Ma dobbiamo conviverci e, assolutamente, vincere la nostra prossima partita. Ora vediamo le cose in un modo, però magari tra qualche settimane le vedremo in modo diverso. Intanto in questo momento siamo fragili difensivamente”.
L’assenza di Rodri ha spento la squadra
Col Tottenham il City ha evidenziato tutti i limiti di quest’anno. Su tutti, la maledetta e capitale mancanza di Rodri, fuori tutta la stagione causa ginocchio, per cui il catalano non ha ancora trovato un rimpiazzo valido. Il risultato è che il Manchester è spesso una squadra all over the place, come si dice in inglese: senza ordine, senza capo né coda, soprattutto quando viene colta in transizione.
Gli errori in serie di Haaland
Mentre davanti, continua a fare molto: oltre 20 tiri verso la porta di Viviano contro nemmeno 10 del Tottenham. Ma Haaland è sprofondato in una di quelle serate da sabbie mobili in area, dove non ne ha azzeccata una, gli altri non lo hanno di certo aiutato, e De Bruyne continua a vagare in un purgatorio di anime belle, entrando sempre nella ripresa ma senza mai incidere. Un altro motivo per cui questa corazzata sinfonica ha perso la sua spina dorsale con lui e Rodri, senza citare l’assenza pesantissima di Ruben Dias al centro della difesa da diverse settimane a questa parte.
Certo, la partita poteva andare diversamente, se il vichingo avesse insaccato almeno una delle occasioni a inizio primo tempo. Ma anche Vicario è stato insormontabile, vedi almeno due miracoli proprio su Haaland, nella prima frazione e poi nella ripresa.
In ogni caso, è stato un inizio shock della squadra di Guardiola, con James Maddison che insacca una doppietta e silenzia l’Etihad. Entrambi i gol a metà primo tempo su grandi combinazioni degli Spurs. Il primo su uno straordinario fendente dalla destra di Kulusevski, con il fantasista inglese che sbuca alle spalle di Stones e buca Ederson. Poco dopo, il croato Gvardiol commette un peccato mortale in disimpegno e consegna la palla proprio a Maddison. Che punta la porta, uno-due con Son, e lob che si insacca ancora una volta alle spalle del portiere brasiliano.
Secondo tempo senza reazioni per il City
Nel secondo tempo ci si attende la furia dei padroni di casa. Invece, ancora una volta in contropiede, il City si sgretola: Kulusevski, dopo esser stato idolatrato da The Athletic questa settimana, è ancora una volta devastante e con un’altra sciabolata imbecca Solanke che poi lascia a Pedro Porro a rimorchio: è il clamoroso 3-0 del terzino spagnolo. Ma non è finita qui perché in pieno recupero gli Spurs fanno addirittura poker con i subentrati, ancora su transizione, con una volata di Timo Werner sulla sinistra e il tap-in di Johnson che riporta il Tottenham tra le grandi, al sesto posto con 19 punti, dopo un inizio di stagione schizofrenico.
Vittoria senza patemi per l’Arsenal
Tutto facile invece per l’Arsenal: 3-0 in scioltezza all’Emirates contro la rivelazione Nottingham Forest. La vittoria in Premier per i Gunners torna così dopo addirittura un mese e mezzo e quattro partite, ultimo sorriso quel 3-1 del 5 ottobre proprio qui in casa contro il Southampton. Ma stavolta non c’è stata storia: dopo un quarto d’ora, ecco l’1-0 su gran tiro a giro di Saka dopo una serpentina in area. Poi il raddoppio di Thomas Partey da fuori a inizio ripresa che spezza ogni ambizione degli ospiti. Il tris finale lo cala il 17enne centrocampista inglese Ethan Nwaneri, al suo primo gol con i gunners, dove è cresciuto nel settore giovanile. Alla fine, l’Arsenal è al terzo posto a 22 punti ma a ben sei dal Liverpool.
Il Chelsea di Maresca è solido e stabile
E che dire del Chelsea? Enzo Maresca sta plasmando sempre di più una squadra dimostratasi farraginosa negli ultimi anni. Ma che ora pare avere una forma solida e stabile. Lo dimostra il 2-1 di Leicester, ex fortino delle meraviglie del tecnico italiano, con i blues che salgono al terzo posto insieme al Brighton e proprio all’Arsenal. Il Chelsea domina la partita dall’inizio, la sblocca dopo 15 minuti Nico Jackson con un lesto tocco sotto, la chiude Enzo Fernandez che così taccia le polemiche sul suo momento incolore degli ultimi mesi. Inutile il 2-1 di Ayew. Ma sembra proprio che, grazie a Maresca, il Chelsea possa sperare in un posto in Champions quest’anno. E che abbia trovato quella retta via a lungo smarrita nelle ultime stagioni.