La grande attesa è terminata. Da quanto Firenze e i tifosi della Fiorentina non vivevano una notte così. La classifica che mette in palio la possibilità di balzare in testa dopo quattordici giornate, lo stadio che sarà tutto esaurito in tempi di restyling (22 mila spettatori), la Curva Fiesole traslata in Ferrovia che ha annunciato una grande coreografia. E poi il momento: non si arriva lassù per caso, con le sette vittorie di fila che lo dimostrano e un’imbattibilità che in campionato resiste da due mesi e mezzo.
Numeri da grande squadra
La terza miglior difesa, un attacco prolifico che ha trovato in Moise Kean il suo punto di riferimento con sette reti nelle ultime quattro gare a cui ha preso parte. Nove gol in campionato, come Thuram che questo pomeriggio con la sua Inter (ore 18, diretta tv Dazn e Sky) sarà avversario da tenere d’occhio insieme ovviamente a quel campione di Lautaro Martinez. Firenze però è tornata a credere in qualcosa di grande. Sarà il tempo a svelare l’obiettivo, con esattezza. La Champions è un pensiero che si fa sempre più consistente all’interno di un gruppo ben assortito tra campioni, giocatori di carattere, altri di pura mentalità, altri ancora che hanno scelto la Fiorentina per rilanciarsi o per rivendicare il proprio talento agli occhi di chi non ci ha mai creduto.
Commisso e il mercato di gennaio
Impossibile pensare a questa gara come lo spartiacque della stagione. Non avrebbe senso, non sarebbe giusto e soprattutto sarebbe fuorviante nei confronti di chi con pazienza e tanto lavoro ha costruito una rosa di qualità ottimamente guidata da Raffaele Palladino che tra variazioni e certezze ha trovato un equilibrio sul quale innestare i progressi recenti. Ci credono i giocatori, ci credono i tifosi e anche il club è pronto a fare un ulteriore sforzo a gennaio, se necessario. Lo ha dichiarato il presidente Rocco Commisso in una recente intervista e i dirigenti viola sono pronti ad assecondare richieste ragionevoli e funzionali alla crescita di una squadra che prima, però, è chiamata a confermare quanto di strepitoso mostrato fin qui.
Così in alto con Paulo Sousa
I cancelli del Franchi saranno aperti due ore prima della sfida, per agevolare la grande affluenza. A chi può permetterselo, un piccolo consiglio: arrivare con largo anticipo, gustarsi l’atmosfera, il riscaldamento, la carica dei tifosi. E pensare che giornate così non si vivevano da tempo. Almeno da nove anni: era la Fiorentina di Paulo Sousa che girava a un passo dal titolo di campione d’inverno salvo cadere in casa contro la Lazio all’inizio di gennaio. Oppure, febbraio 1999, la gara col Milan e il Franchi che si gela all’infortunio di Batistuta che avrebbe segnato la stagione di Trapattoni, del Carnevale di Edmundo e di un piazzamento che sarebbe comunque valso la Champions. Emozioni forti, così come è giusto che viva questa piazza.
La rivoluzione estiva
In estate la mezza rivoluzione pareva segnare l’avvio del periodo dell’incertezza. E invece il percorso avviato pare soltanto all’inizio. Scelte mirate, l’identità di gioco, giovani del vivaio che vengono lanciati in prima squadra con grande soddisfazione (Comuzzo è il talento sul quale Spalletti punta in prospettiva) e la sensazione di potersela giocare a viso aperto e con umiltà contro una corazzata che lotta per ripetere il successo dell’anno scorso in campionato con uno sguardo alla Champions che rimane l’obiettivo da centrare per Simone Inzaghi e i suoi. Per Commisso il momento migliore dall’inizio della sua presidenza, almeno in campionato.
La formazione, in campo i migliori
Pensando al campo, Palladino punterà sul 4-2-3-1 delle certezze. De Gea tra i pali, la difesa schierata con Dodo a destra, Comuzzo e Ranieri centrali e l’ex Gosens sulla sinistra. In mezzo al campo Adli (non convocato in Conference) e Cataldi che giovedì è rimasto in panchina. In attacco Kean, a caccia della doppia cifra, supportato dal tridente formato da Colpani a destra, Beltran trequartista e Bove sulla sinistra con licenza di oscillare tra centrocampo e attacco col compito di coprire, intercedere, pressare e aggredire. Il tecnico dovrebbe recuperare anche Gudmundsson, che potrebbe essere convocato a distanza di quaranta giorni dall’infortunio mentre Inzaghi dovrà rinunciare ad Acerbi.