ROMA – Una lettera al procuratore federale. per “auto denunciarsi”. Il giorno dopo la chiusura indagini della procura di Roma che lo ha indagato per autoriciclaggio e appropriazione indebita, il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina, ha inviato alla procura della sua federazione una lettera. In cui, di fatto, chiede l’apertura di una indagine a suo carico.
Gravina alla procura: “Indagate su di me”
“Nell’assoluta convinzione della mia totale estraneità ai fatti contestati, ritengo opportuno informarla per quanto di sua competenza”: così si chiude il testo inviato al procuratore Chinè che annuncia appunto la chiusura indagini. E che contiene in allegato l’atto della procura. A questo punto, quasi scontato che Chinè possa avviare l’indagine federale, che potrebbe portare ad audizioni (ma non è obbligatorio) e a un eventuale deferimento che potrebbe aprire – il condizionale è d’obbligo – un procedimento sportivo.
L’accusa a Gravina
L’accusa si riferiva a fatti avvenuti nell’ambito della sua attività di presidente della Lega pro, in quanto contesta “una appropriazione indebita in danno della Lega pro mediante la sottoscrizione di un contratto di consulenza con la società inglese Isg a valori di gran lunga superiori a quello effettivo”,e poi “compiva, con la collaborazione di Bogarelli Marco, poi deceduto, una serie di operazioni finalizzate a rientrare in possesso della somma di euro 200.000.00 circa, in modo da occultarne la provenienza illecita”. Ricostruzione rigettata dalla difesa di Gravina che punta l’indice invece su come l’inchiesta sia nata dall’attività illecita del finanziare spione Striano su segnalazione di un ex collaboratore di Gravina, ora vicino al suo “rivale” Lotito.