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Suzuki, l’intervista: “La tecnologia è il segreto delle mie parate. Così sarò il n.1 al mondo”

Il portiere giapponese del Parma è una delle rivelazioni del campionato

PARMA – Di fronte al fumetto di Benjamin Price, portiere eroe nella serie anime Holly e Benji, sorride. “Sono troppo giovane per Captain Tsubasa (in Giappone la serie si chiama così, ndr). Ho 22 anni, sono cresciuto con Inazuma Eleven. Racconta il calcio in modo meno realistico, ma le storie sono più interessanti”, dice in inglese Zion Suzuki, un metro e 90 per 90 chili, nato a Newark negli States e cresciuto a Saitama: sua madre è giapponese, suo padre è americano di origini ghanesi. Suzuki è il portiere del Giappone e del Parma, oggi in campo a San Siro con l’Inter.

Lei ha firmato un contratto con gli Urawa Reds a 16 anni, il più giovane nella storia della squadra.

“Frequentavo l’accademia del club da quando avevo undici anni. Ho realizzato il sogno di quando ero bambino”.

Ha giocato in Giappone e Belgio, ora è in Italia. Differenze?

“In Italia il gioco è intenso, il contatto fisico è più forte. Prendi colpi, spallate. All’inizio mi stupivo, ma mi sono abituato in fretta”.

Contro il Napoli l’hanno mandata fuori per somma di ammonizioni, dopo un intervento durissimo su David Neres.

“Stavamo giocando bene. Un dispiacere enorme. Il primo giallo, per presunta perdita di tempo, nemmeno lo commento. Ma su Neres sarei dovuto stare più attento”.

È vero che ha rifiutato offerte di Chelsea e Manchester United?

“Quando ero in Giappone, mi cercavano dalla Premier League, ma in Belgio avrei giocato di più. Sono contento della mia scelta”.

Poi ha scelto il Parma.

“La Serie A è nota nel mondo per il livello dei portieri”.

Chi è il suo idolo fra i pali?

“Ederson, del City. Un fenomeno. coi piedi. crea spazi impossibili. Mette gli attaccanti in condizione di segnare. Mi alleno per somigliargli”.

Un italiano che le piace? A Parma è cresciuto Buffon …

“Gigi è una leggenda, e apprezzo Donnarumma. Ma scelgo Vicario del Tottenham. Ha riflessi incredibili. Para palloni tirati da un metro, deviati, sporchi”.

Il portiere dell’Inter, Yann Sommer, per allenare i riflessi si in allenamento utilizza occhiali speciali.

“Li uso anche io, sono utili. Come i BlazePod, pulsanti luminosi. E il sistema Neurotracker, che proietta su uno schermo palle in movimento. Viva la tecnologia”.

Chi teme di più fra Lautaro e Thuram?

“Dimarco. Ha un tiro impressionante. E che cross …”.

Chi vincerà lo scudetto?

“Non m’interessa. Voglio fare di tutto per essere presto anche noi lì a giocarcela. Ma per ora l’obiettivo del Parma è la salvezza, facendo più punti possibile”.

Nella vita, a chi si ispira?

“A mia madre. Mi ha lasciato seguire la mia passione, senza imporsi. Mi ha reso indipendente”.

Il suo nome, Zion, in ebraico vuol dire rifugio, salvezza. Chi l’ha scelto?

“Mamma lo ha trovato nella Bibbia. È una delle poche giapponesi cristiane. Lo è anche papà, originario del Ghana. Io sono nato in New Jersey, ma mi sento giapponese al cento per cento”.

In Coppa d’Asia nel 2023, con la nazionale, ha subito insulti razzisti sui social media, dopo alcuni errori di gioco. Come se ne esce?

“Siamo noi calciatori a non dovere tollerare il razzismo per primi. Accetto ogni critica sul mio lavoro, ma non insulti per il mio aspetto fisico. È semplice”.

Fabio Pecchia, allenatore del Parma, nel 2018 ha lavorato all’Avispa Fukuoka.

“Anche Valerio Visconti, il nostro preparatore dei portieri. Entrambi hanno nostalgia del cibo giapponese. Sanno dire poche parole nella mia lingua, e una di queste è sushi”.

In Italia se ne trova di buono?

“Non l’ho mai provato. I miei compagni insistono per portarmi a provarlo, ma non me la sento. In Giappone so che il sushi è di qualità, qui temo sorprese, sono sincero”.

Lei in italiano cosa sa dire?

“Poco, ma sto studiando. La mia parola preferita è animale. Me lo dicono i compagni quando faccio una bella parata. Zion sei un animale! Un bel complimento”.

Chi sono i calciatori e gli allenatori italiani più amati in Giappone? Sono passati di lì Zaccheroni, Schillaci, Massaro.

“Massimo Ficcadenti, ex centrocampista di Verona e Torino. Ha allenato per tanti anni da noi, è popolarissimo, è spesso in tv”.

Cosa avrebbe fatto se non avesse fatto il calciatore?

“Il giocatore di baseball. Fuori dallo sport non riesco a immaginarmi. E per mettere su famiglia c’è tempo”.

Qual è il suo sogno nella vita?

“Diventare il portiere più forte del mondo. E vincere la Champions. La metto sullo stesso piano del Mondiale col Giappone, obiettivo molto difficile al di fuori dei cartoni animati. Ma mai dire mai”.

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