Il colpo della Lazio a Napoli fissa tre memo nella bacheca del campionato. Primo: la lotta per lo scudetto riguarda 5 squadre, alle previste Inter e Napoli e all’ipotizzata Atalanta si sono aggiunte Lazio e Fiorentina, e non sono meteore. Non c’è un precedente recente: la competizione è aperta, feroce, bellissima. Secondo: l’Atalanta è in testa, da sola oppure con Fiorentina o Inter. È un segnale di maturità importante da una parte di un ambiente – la società più Gasperini all’apice delle sue capacità – che genera talenti (Emerson, Retegui) e rigenera fallimenti (De Ketelaere, Zaniolo). Terzo: questo è un treno che fila compatto verso la qualificazione alla prossima Champions, sempre ammesso che la A confermi i suoi 5 posti. È importante che Juventus (meno 4) e soprattutto Milan (meno 9) inizino a ricucire. Prima che sia troppo tardi.
La Lazio ha vinto i duelli chiave con il Napoli
Se il lancio-arcobaleno dipinto da Noslin per la fuga vincente di Isaksen è il momento flash della vittoria laziale, ci sono molti duelli finiti dalla parte di Baroni che spiegano il ko di Conte, uno fra tutti quello di Guendouzi contro McTominay (ci sono polli anche all’estero: Marsiglia e United, grazie!), ma anche la prevalenza alla distanza di Tavares su Politano. La Lazio si è innanzitutto difesa, marcando bene la serata accesa di Kvara soprattutto sugli scarichi: quando il georgiano risaliva la linea dell’area in cerca di una finestrella di tiro o di passaggio, entrambe le opzioni gli erano precluse. Il Napoli ha dominato il possesso palla, ma la verità è che ha costruito pochi pericoli. E la giocata decisiva di Noslin non ha fatto che ribadire il verdetto della coppa Italia persino nel protagonista.
La Fiorentina, la squadra delle seconde opportunità
Anche la Fiorentina lotta lassù con una squadra basata sulle seconde opportunità: Kean non ce l’ha fatta alla Juve, Adli non ha mai convinto il Milan, Cataldi aveva fatto il suo tempo alla Lazio, per tacere di De Gea lasciato andare dallo United per sostituirlo con Onana (ma li avete visti i gol che ha preso sabato dal Forest?). Remixati da Palladino in una formazione costruita sui loro pregi sono saliti tutti assieme di livello (il portiere ci è tornato) facendo lievitare la Viola a un numero di punti sbalorditivo: 31 in 14 gare in regime di tre punti a vittoria equivalgono ai 22 dello scudetto di Pesaola (1969) e pesano soltanto uno in meno rispetto ai 23 dello scudetto di Bernardini (1956).
L’omaggio di Cataldi a Bove
La Fiorentina ha allungato a 8 la serie di vittorie consecutive, e il gol di Cataldi è stato un esplicito omaggio a Edoardo Bove, che si stava a sua volta giocando una seconda chance dopo l’addio alla Roma, e la speranza che possa riannodare il filo delle sue ambizioni è l’emozione condivisa del calcio italiano. Dopo un primo tempo da monologo, la Viola ha accusato la stanchezza e il Cagliari di questi tempi è un avversario tutt’altro che banale: ci piace pensare che se ugualmente l’ha condotta in porto, è anche grazie alla spinta morale dei tre punti da dedicare. La velocità di crociera del quintetto di testa ha già messo a nudo la stagione da incubo della Roma (9 punti di ritardo su Mourinho), ha spinto il Milan ai margini della zona europea (-7 su Pioli) e sta mettendo nei guai anche la Juve (-9 su Allegri): storie diverse con responsabilità societarie diverse – la Roma ne ha combinate di ogni – ma col denominatore comune di una rivoluzione che fatica a imporsi. Questo non significa che vada rigettata. Ma mentre su Ranieri non abbiamo dubbi, è possibile che Fonseca e Motta debbano rivedere qualcosa della loro comunicazione interna. Le cose al Milan non migliorano, e quelle alla Juve stanno peggiorando.