Quella che poteva essere una sfida tra due protagoniste del calcio europeo, almeno secondo i piani di inizio stagione, si è lentamente ma inesorabilmente trasformata nella partita da vincere a tutti i costi per continuare a sognare uno dei primi otto posti. Juventus contro Manchester City è la sfida tra due squadre che, con modalità diverse, stanno vivendo un momento difficile. I Citizens sono nel momento peggiore della reggenza Guardiola, con una sola vittoria nelle ultime nove uscite, mentre i bianconeri di Motta, che iniziano a recuperare gli infortunati dopo un periodo decisamente complicato, non convincono ancora, anche se il tecnico ci tiene a sottolineare un aspetto tutt’altro che secondario: “Non ho mai messo l’alibi sugli infortuni, non lo farò mai perché non credo in questo. La cosa più importante è che abbiamo affrontato le difficoltà nel modo giusto: delle volte siamo stati capaci, altre no. Nonostante questo, abbiamo perso una partita in Champions e basta”. Motta recupera McKennie, Cambiaso e Douglas Luiz: oggi in infermeria, a parte i lungodegenti Bremer e Cabal, restano i soli Nico Gonzalez e Milik.
Il City in crisi, un’occasione per la Juventus
Se la Juventus ha perso una volta soltanto, contro lo Stoccarda, il discorso è completamente diverso per la squadra di Guardiola, che dopo esser stata travolta per 4-1 dallo Sporting Lisbona ha gettato alle ortiche il vantaggio di tre gol contro il Feyenoord. Una corazzata non al meglio, che potrebbe rappresentare il punto di svolta per una squadra pronta a sbocciare come la Juve: “Non posso giudicare quello che succede in casa altrui, posso solo ammirare quanto hanno fatto negli ultimi anni in cui hanno vinto tutto. Bisogna fargli i complimenti a una squadra che ha dimostrato un valore gigantesco”. Una volta terminati i complimenti, però, si pensa al campo, all’occasione che si presenta al cospetto della Juventus, che incontrerà i Citizens anche nel Mondiale per club della prossima estate: “Dovremo fare attenzione agli aspetti su cui abbiamo il controllo: preparare la partita, sapere cosa fare in campo, rimanere compatti e giocare con intensità nei momenti importanti, nell’utilizzo della palla con grande qualità. Il City adora attaccare ma possiamo metterlo in difficoltà, evitando di concedere gli spazi tra le linee, di attaccare la profondità”.
Chi recupera Motta per la sfida con il City
Pian piano l’infermeria si sta svuotando. Oggi restano solo Nico Gonzalez e Milik gli indisponibili, al netto come al solito della stagione conclusa per Cabal e Bremer. Motta potrà contare nuovamente su McKennie e Douglas Luiz, che difficilmente vedranno il campo dall’inizio, e su Cambiaso, che ha recuperato dall’infortunio alla caviglia e torna a disposizione dopo la paura contro il Bologna: “Secondo la mia filosofia, chi merita gioca. Se uno è fermo da tanto deve entrare in ritmo, ma dipende dal giocatore, dal fisico, quanto tempo è stato fermo, cosa ha avuto. Ora che stanno rientrando sono felice e contento per loro, perché sono i primi che vogliono giocare, e quando non lo fanno non sono soddisfatti. Rientrano nel gruppo e già da domani potranno aiutare la squadra”.
Uno scontro tra squadre ricche di qualità
Entrambe le squadre adorano tenere il controllo della partita, quasi sempre attraverso il possesso della palla. Il Manchester City, ad esempio, ha in media il 63% di controllo della palla, una caratteristica in comune con la Juventus che non potrà essere confermata da entrambe le squadre per evidenti motivi: “Comandare la partita non è un concetto che ruota solo intorno al possesso di palla, ci sono tante altre cose che si devono fare bene. Ogni squadra ha la sua caratteristica e loro ce l’hanno ben precisa: avere la palla, giocare con tanti uomini in attacco nella metà campo avversaria. Dobbiamo difenderci bene, rimanere squadra, pressare e quando avremo la palla giocare con grande qualità perché è molto importante”. La squadra è carica, l’ambiente compatto anche dopo la visita di John Elkann alla Continassa: “Per tutti noi è stato importante e piacevole che sia venuto a trovarci, quello di cui abbiamo parlato rimane all’interno”.