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Lazio-Inter in quattro mosse. Così Inzaghi ha demolito la sua ex squadra

Il 6-0 ai biancocelesti è nato da scelte tattiche azzeccate dall’allenatore nerazzurro: turnover, la ricerca degli esterni e non solo

ROMA – La fa semplice: “Abbiamo messo corsa, intensità e fatto una grande partita”. Ma la verità è che Simone Inzaghi il 6-0 alla Lazio l’ha voluto, studiato e costruito con scienza. Non nell’ultima settimana, ma nei tre anni e mezzo in cui è stato allenatore dell’Inter. Nello stadio dove è cresciuto, tanto in campo quanto in panchina, il tecnico nerazzurro ha messo in mostra il meglio del suo repertorio, dal turnover studiato al dialogo fra esterni per raggiungere la porta. Vediamo come Inzaghi, in quattro mosse, ha demolito la sua ex squadra.

Il turnover scientifico

Rispetto alla gara di Champions con il Bayer Leverkusen, persa in Germania senza praticamente giocare, l’Inter si è presentata con cinque giocatori diversi nell’undici iniziale. Fuori Darmian, Frattesi, Zielinski, Augusto e Taremi. Dentro Dumfries, Barella, Mkhitaryan, Dimarco e Lautaro. Non è una mossa a sorpresa, ma quello che l’allenatore fa, con criterio, dall’inizio della stagione. Almeno per la fase del girone, i nerazzurri hanno una squadra che gioca l’Europa e un’altra per il campionato. Qual è la più forte? Fino a una settimana fa si sarebbe forse detto quella di Champions, ancora imbattuta, oggi quella di Serie A. Una cosa è certa: l’alternanza funziona.

Perfezione difensiva

In difesa l’Inter non lascia più passare nulla. Nelle dieci gare che sono seguite al pirotecnico ma preoccupante 4-4 a San Siro contro la Juventus, i nerazzurri in tutte le competizioni hanno segnato 22 gol, incassandone 3: uno dal Napoli, uno dal Parma (autorete di Darmian nel finale) e uno a Leverkusen. Una media mostruosa. E tanto più stupefacente se si tiene conto che nell’ultimo mese e mezzo Inzaghi ha dovuto fronteggiare infortuni importanti, soprattutto in difesa, da Acerbi a Pavard.

Il dialogo fra esterni e centrali di difesa

Il secondo gol interista lo ha messo in porta Dimarco, su cross di Dumfries. Il quarto lo ha segnato Dumfries di testa, su assist di Bastoni. E nel finale è andato in rete anche Carlos Augusto. Per un gol di un attaccante – quello del 6 a 0 di Thuram – si è dovuto aspettare il novantesimo. Nell’Inter segnano tutti e lo fanno secondo schemi codificati, provati, chiesti a gran voce dall’allenatore. A Roma, con la Lazio, Inzaghi offriva la cena ai giocatori dopo le reti da esterno a esterno. All’Inter dovrebbe svenarsi: è sempre più frequente che ai gol prendano parte i centrali di difesa, non solo sui corner a favore (quello è il loro lavoro) ma anche come assistmen.

Le palle alte e i calci piazzati

L’ultimo appunto, che aiuta a capire con quale scrupolo Inzaghi prepari le partite, riguarda proprio i calci piazzati e le palle alte. Il primo gol nasce da un corner di Çalhanoglu, colpito di testa da Dumfries: bagarre in area, gol di De Vrij annullato dall’arbitro, e rigore concesso al Var per un tocco di mano di Gigot. Dumfries serve una palla alta a Dimarco. E Bastoni cerca la testa dell’olandese. Il tecnico interista nell’ultima settimana alla Pinetina ha provato calci piazzati e schemi con palla alta. Una scelta azzeccata, visto che Baroni ha schierato la Lazio senza i lunghi: Vecino e Romagnoli infortunati, Castellanos squalificato e Dia tenuto in panchina. Quando si è trattato di saltare, sono sempre arrivati prima, e più in alto, i giocatori dell’Inter.

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