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Lookman Pallone d’oro africano. Storia dell’attaccante di Dio diventato campione all’Atalanta

La seconda punta, che nella scorsa stagione ha deciso la finale di Europa League con una tripletta, ha battuto la concorrenza di Guirassy e Hakimi. “La mia vita cambiata in quattro anni”

ROMA —Yeah, yeah, God is great. Suona un po’ come la canzone di Joan Osborne la carriera di Ademola Lookman dopo la vittoria del Pallone d’Oro africano 2024. Il ritornello lo accompagna dall’adolescenza, quando la fede diventa centrale nel suo percorso di vita. Da allora ogni traguardo viene celebrato con la stessa frase: “Dio è grande”, pure sotto al suo ultimo post, col trofeo in mano durante la premiazione di Marrakech. Calciatore africano dell’anno, meglio di Sehrou Guirassy del Borussia Dortmund e Achraf Hakimi del Psg. Non certo rivali molto comodi: il primo aveva chiuso la scorsa stagione segnando un gol di media a partita (30 su 30 tra Bundesliga e coppa nazionale). Niente da fare neanche per il portiere Ronwen Williams e il campione d’Africa Simon Adingra, attaccante del Brighton.

La tripletta di Lookman in finale di Europa League

Nessuno come Lookman, sovrano assoluto del continente. Lo suggerisce pure il nome: Ademola significa “corona, prestigio e ricchezza”. Come il verde regale dell’abito tradizionale nigeriano – l’agbada – indossato durante la cerimonia insieme ai suoi parenti. In fin dei conti, la sua esperienza all’Atalanta fa rima con sfarzo. Lo scorso 22 maggio ha stregato l’incantesimo dell’invincibilità di Xabi Alonso, travolgendo in finale di Europa League il suo Bayer Leverkusen, imbattuto da 361 giorni e 51 partite. Gli ingredienti del successo? Tre gol, tutti suoi. Così il ragazzo di Wandsworth, quartiere londinese, ha portato Bergamo sul tetto d’Europa. L’unico a segnare una tripletta in una finale delle coppe europee confederali insieme a Puskás, Di Stefano, Prati e Heynckes. Insomma, riscrive la storia. La sua.

La carriera di Lookman

Nel 2014 giocava ancora tra gli amatori, in Sunday League, come dicono gli inglesi. Il Charlton lo scopre per caso: a fine stagione, per riempire i buchi del calendario e allenare i suoi giocatori, organizzano una partita con il Waterloo Fc. Lookman impressiona gli osservatori, viene tesserato, vince una borsa di studio e cresce nell’academy del club. A scuola vola (ha i voti migliori), in campo pure. L’esordio in prima squadra a 18 anni, poi il passaggio all’Everton. Una storia atipica, sbocciata in ritardo rispetto agli standard inglesi. Basti pensare a Phil Foden, cresciuto al Manchester City sin da bambino, lanciato da Pep Guardiola ancora minorenne. Seguono Lipsia, Fulham e Leicester. Ma i numeri non riflettono ancora il suo grande talento. La storia cambia ancora nell’agosto del 2022: trasferimento all’Atalanta per 15 milioni di euro. Alla prima stagione impressiona con 15 gol e 8 assist, nonostante un infortunio al bicipite femorale. Nella seconda aumentano le reti – 17 – e le soddisfazioni personali. Lookman sfiora pure la Coppa Italia, persa in finale contro la Juventus.

Lookman, le voci di mercato e la permanenza a Bergamo

In un saliscendi di emozioni, l’estate sembra allontanarlo da Bergamo e da Gian Piero Gasperini, come testimoniato dalla mancata convocazione nelle prime due giornate del campionato in corso. Ma il destino ha in programma altri piani (il Psg anche) e il nigeriano resta all’Atalanta, non solo regina d’Europa, ma pure d’Italia, almeno per ora. Per la benedizione allora bisognava solo aspettare. Lo dice lui stesso, col Pallone d’oro africano tra le mani: “Questo premio è una benedizione, per me, per la famiglia, per la mia nazionale. Essere riconosciuti come miglior giocatore africano è qualcosa di incredibile, sono molto orgoglioso. In quattro anni mi è cambiato il mondo: voglio dire ai bambini e alla persone che mi stanno guardando di non abbattersi, di battere le proprie paure e di poter continuare a volare”. Allora la risposta alla domanda della canzone di Osborne diventa semplice. Se Dio avesse un nome, quale sarebbe? Ademola, probabilmente.

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