Due anni dopo, al punto di partenza. Il campione per mancanza di prove Dele Alli – per citare Guccini che cita Dumas – ancora non sa se è vero che è, o immagine da specchi raddoppiata. Nel mentre: cercherà a Como l’immagine di sé seminata in una giovinezza che è stata gravida di promesse e così brillante da stordire. Dele sarà ospite di Fabregas e del suo gruppo per qualche settimana, come un regalo che se ne sta lì sotto l’albero anche dopo il giorno di Natale, prima o poi arriverà qualcuno ad aprire la confezione e scoprire la sorpresa.
Da Varane a Ribery, quando il campione tramonta in provincia
Tentativi di rinascite, cose così. A Como, a inizio stagione, ci ha provato il francese Varane: troppo infortunato per essere vero, niente da fare. La tenacia, l’aspirazione di rimettersi in gioco, la nuova sfida da cogliere: questo spinge i “revenant” a misurarsi con la provincia. L’ha fatto di recente Ribery alla Salernitana: una vita a duellare con Robben, poi ti volti e scopri Di Tacchio. Lo fece – dieci anni fa all’Hellas Verona- Javier Saviola, quello che in Argentina veniva considerato l’erede di Maradona. Ma “El Conejo” alla fine si scoprì utile solo per qualche foto-ricordo con i tifosi.
La storia di Dele Alli
La storia di Dele Alli è più cupa, certo. Combattendo contro la logica – da due anni non gioca, l’ultima partita ufficiale l’ha giocata con il Besiktas nel febbraio 2023 – e sfidando di nuovo tutti i fantasmi che si agitano nella testa. Perché nella carriera di questo vecchio ragazzo di 28 anni scorre in filigrana il nero di una vita assai triste. Infanzia dura nel Buckinghamshire, nord ovest di Londra, il padre, nigeriano, lo abbandona subito, la madre è alcolizzata. A sei anni Bamidele Jermaine – questo il suo vero nome – viene abusato sessualmente da un’amica della madre, a otto comincia a spacciare droga, dai nove agli undici è in Nigeria, poiché viene dato in affido al padre, tornato in Inghilterra trova nella famiglia di un amico adolescente il suo rifugio. Quelli che chiama i suoi genitori adottivi – anche se non lo sono ufficialmente – si prendono amorevolmente cura di lui, lo crescono, gli ridanno un equilibrio. Nel calcio Dele Alli trova la salvezza. Dopo la gavetta al MK Dons, ecco a 19 anni il Tottenham dove rivela la sua straordinaria facilità di gioco: è un centrocampista “box to box”, agile e potente, con una innata attitudine al gol: 10 nel suo primo anno in Premier League, 18 il secondo.
Le questioni irrisolte
È il ragazzo d’oro del calcio europeo, il debutto in Nazionale – con Roy Hodgson – è immediato. Poi qualcosa, dentro di lui, si rompe. Si allena poco e male, sembra zavorrato da una apatia che non ha vie di fuga, per i tabloid diventa il “Party Boy”, il “Ragazzo delle feste”, torna a frequentare brutti giri, torna a fargli visita – soprattutto – il passato, scivolare nell’abisso della depressione è un attimo. La carriera declina precipitosamente, Dele Alli finisce per sua stessa ammissione in cura da uno psichiatra. Troppe le questioni irrisolte con cui fare i conti, troppi gli strappi della vita da ricucire. Qualcosa di simile aveva attecchito nell’animo di Mario Jardel, ex Scarpa d’Oro, micidiale cannoniere con il Porto negli anni 90: arrivò ad Ancona a trent’anni, nel 2004, dopo qualche stagione arrancante. Gonfio, reduce da svariate dipendenze, afflitto dalla depressione, appesantito da un passato ingombrante, di gol a caterve ma anche di vizi e di guai fisici. Apparve, scomparve. Di lui, solo il lampo di un ricordo. Il palinsesto di certe vite si affida per pigrizia alle repliche, la sorpresa più bella è – nello zapping compulsivo – scoprire la perla di un grande film che avevamo dimenticato: Dele Alli, dunque.