MILANO — La Serie A ha un nuovo presidente. O meglio, lo avrà quando saranno concluse le “verifiche sui requisiti” chieste dal patron della Lazio, Claudio Lotito, grande oppositore del nuovo eletto. Ma l’assemblea dei 20 club ha scelto Ezio Simonelli, 66 anni, ex commercialista di Silvio Berlusconi, già reggente della Lega nel 2017. Simonelli ha vinto in seconda votazione con i 14 voti necessari, un consenso più ampio rispetto ai due ultimi predecessori Paolo Dal Pino, scelto con 12 voti, e Lorenzo Casini con 11. Proprio il presidente uscente, lotitiano di ferro, si è preso la responsabilità di non dichiarare eletto il successore, subordinando la nomina al controllo sui requisiti di eleggibilità. Simonelli dovrà dimostrare di avere davvero lasciato la carica di sindaco in Mediaset e Mondadori, che condividono l’azionista Fininvest con il Monza.
Lecce decisivo
Adriano Galliani, ad del club brianzolo, è stato il primo sponsor di Simonelli. Diventato il candidato della nuova maggioranza guidata da Juventus, Inter e Atalanta. Ma il partito dei club favorevoli comprende anche Milan, Roma, Udinese, Bologna, Fiorentina, Como, Venezia, Parma, Cagliari. Decisiva l’adesione in extremis del Lecce, una volta avuta la certezza che, con il loro voto, la partita si sarebbe vinta. Il fronte dei contrari resta infatti comunque potente. Oltre a Lotito, c’è il numero uno del Napoli, Aurelio De Laurentiis, che ha lasciato via Rossellini in silenzio, mentre il suo staff comunicava che «il presidente non è contento». Con la coppia, anche il Torino, il Verona e l’Empoli. Poi c’è il caso Genoa: il presidente Zangrillo è amico di Galliani, ma essendo il club nel mezzo di un passaggio di proprietà ha optato per la scheda bianca.
Il bluff Montezemolo
Il fronte lotitiano ha cercato fino all’ultimo alternative a Simonelli, tentando il bluff di far circolare il nome di Luca Cordero di Montezemolo, che ha però smentito ogni coinvolgimento. Il piano era produrre lo stallo per poi, a gennaio, riproporre Casini come presidente unitario. Ma venerdì il gruppo non è riuscito a difenderne il profilo: costretto a uscire allo scoperto e a dirsi disponibile all’elezione, Casini non ha raccolto voti.
La rabbia di Lotito
Alla fine, l’agitazione ha prodotto toni molto coloriti. Lotito inveiva chiedendo l’illegittimità del voto: «Simonelli non è eleggibile! Porto tutti alla Corte dei Conti, ne risponderete individualmente!». Gli replicavano esausti: «Dai Claudio, ha 14 voti…». Per la proclamazione, Casini ha preteso di attendere la verifica dei requisiti che dovrà passare per la ratifica del Consiglio di lega, dove Lotito ha la maggioranza e pensa di poter far saltare il banco. Simonelli invece invierà lunedì una pec per accettare la carica e la partita sarà chiusa.
Fatto il presidente, manca tutto il resto della governance. La scelta delle altre cariche in Lega è stata rinviata al prossimo 10 gennaio. Oltre ai cinque consiglieri federali in rappresentanza della Lega, e al nuovo consiglio federale, è in ballo il ruolo di amministratore delegato. All’uscente Luigi De Siervo — ha ottenuto un solo voto, ma serviva per abbassare il quorum — basteranno 11 consensi. Ma su di lui la nuova maggioranza è divisa. La minoranza invece gli è storicamente ostile: De Laurentiis punta su Mockridge, ex Sky, che però non ha mai dato la sua disponibilità. Eppure è proprio da quella parte di squadre che potrebbe trovare gli alleati giusti per restare in sella.