VERONA — Fonseca ha mangiato anche il pandoro, qui nella città dove l’hanno inventato, stando invece alla larga dall’altra specialità del posto, quello strano sortilegio che ha reso spesso Verona fatale per il Milan e che, in caso di sconfitta, avrebbe potuto esserlo pure per l’allenatore. Il portoghese invece l’ha scampata con una di quelle partite brutte e buone che durante l’anno capita di masticare, specie se una di fronte all’altra ci sono due squadre sempre sull’orlo della crisi e quindi contagiate dall’insicurezza, oltre che dalle due panchine più in bilico del momento. Ma anche Zanetti resiste, almeno fin quando l’Hellas non cambierà la proprietà: il passaggio dell’ennesimo club nostrano a un fondo americano è imminente.
Il Milan l’ha sfangata con una prestazione di carattere e confusione, squarciata a metà dal lampo nel buio di un gol molto bello sia nella preparazione (gran verticalizzazione di Fofana) sia nell’esecuzione (il solito Reijnders, acuto nello scatto e implacabile nel tiro: 8 gol nelle ultime 12). Non è successo molto altro, ma Fonseca ha almeno ricevuto il conforto delle prestazioni di Jimenez, diventato ala dopo l’infortunio di Leao, e Terracciano, che ha fatto il mediano con insospettabile naturalezza. Dall’abbondanza di infortuni (dieci) sono venuti fuori due titolari nuovi da considerare. Fonseca, che ha chiuso con la difesa a tre, a un certo punto aveva in campo cinque terzini (incluso il redivivo Hernandez) e due centrali.
La partita è stata a lungo un pasticcio confuso tra due squadre in difficoltà che giocano di nervi, a strappi, senza calma e con poca logica. Di gioco se ne è visto poco, Leao si è visto ancora meno perché alla mezzora s’è arreso a un risentimento all’adduttore sinistro e insomma tutti hanno corso moltissimo, e tutto sommato anche velocemente ma pure assai confusamente. Un tiro di qua (Suslov) e uno di là (Terracciano) hanno coinvolto i portieri, ma se il Verona ha fatto il suo dovere, prestando molta più attenzione a non scoprirsi di quanto faccia di solito (le ripassate prese di recente hanno indotto Zanetti alla prudenza), il Milan ha spesso cincischiato, procedendo per iniziative individuali neanche così ficcanti. Con il tempo sono però cresciuti i ragazzi più giovani, creando in qualche modo terreno fertile per la giocata di qualità che questa squadra e soprattutto certi giocatori hanno nelle corde: Fofana+Reijnders è stata la differenza.
La gente non si è in ogni caso entusiasmata e tra un invito e l’altro ai giocatori a tirare fuori i cosiddetti, i tifosi non hanno smesso di cantare la canzoncina che invita (intima, più che altro) Cardinale a vendere il club, ma la realtà è che invece il proprietario si è comprato del tempo, ottenendo di differire a luglio 2028 la restituzione del prestito (il cosiddetto vendor loan) che il venditore Elliott aveva fatto al compratore RedBird, 550 milioni che ad agosto, con gli interessi, sarebbero diventati 693. RedBird ne ha restituiti subito 170 (di fatto, ha coperto gli interessi), guadagnando così tre anni e riducendo il debito a 489 milioni.
Il tabellino di Verona-Milan
Verona 0
Milan 1 (11’ st Reijnders)
Verona (3-5-1-1): Montipò – Dawidowicz (1’ st Daniliuc), Coppola, Ghilardi – Tchatchoua, Belahyane (35’ st Tengstedt), Duda, Kastanos (15’ st Serdar), Lazovic (28’ st Mosquera) – Suslov – Sarr (1’ st Livramento). All. Zanetti.
Milan (4-2-3-1): Maignan – Emerson Royal (43’ st Tomori), Gabbia, Thiaw, Jimenez – Fofana, Terracciano – Chukwueze (25’ st Calabria), Reijnders, Leao 6 (32’ pt Hernandez) – Abraham. All. Fonseca.
Arbitro: Marinelli.
Note: ammoniti Emerson Royal e Dawidowicz. Spettatori 23.635.