Moise, Nico (e Dusan). Primi incroci e vecchi ex per un appuntamento da tempo cerchiato di rosso sul calendario. Quello di domenica, ore 18, all’Allianz Stadium di Torino. La sfida con la Juventus, già per conto suo una delle partite più attese della stagione che stavolta, però, mette tra gli ingredienti un pizzico di pepe in più. Negli ultimi anni le due proprietà hanno dialogato spesso sul mercato e più volte le trattative si sono svolte in un’unica direzione: da Firenze a Torino. Sotto la gestione di Rocco Commisso, insediatosi cinque anni fa, sono partiti prima Federico Chiesa, poi Dusan Vlahovic e infine Nico Gonzalez. Cessioni pesanti, che hanno fatto discutere.
A Torino il rendimento di Vlahovic è stato spesso oggetto di discussione, sia interna al club che tra la tifoseria che vista la cifra spesa (intorno agli 80 milioni di euro) si sarebbe attesa qualcosa di più da un attaccante che rimane comunque un punto fermo del reparto offensivo bianconero. Dodici reti in ventuno partite in questa prima parte di stagione, in tutte le competizioni (quattro gol in cinque incontri di Champions).
Tra gli affari più discussi di sempre anche tra la tifoseria viola, più per le tempistiche che per la modalità o l’importo incassato dal club. Se Chiesa è finito a Liverpool, salvo poi non giocare praticamente mai in prima squadra (complici gli ultimi infortuni), Dusan da ex non è mai riuscito a segnare alla Fiorentina. Almeno per ora. Perché domenica toccherà ancora a lui rifinire il 4-2-3-1 di Thiago Motta. Stessi punti in classifica di Palladino e dei suoi ragazzi (31 con una partita in più) e la voglia di tornare nel gruppo di testa per i bianconeri che potranno contare anche sul ritrovato Gonzalez. Un addio, quello dell’argentino in estate, che pareva il preludio a un ridimensionamento delle strategie dei viola sul mercato.
Il triennio con Vincenzo Italiano, le frequenti frenate per infortunio ma anche i lampi di classe ai quali è mancata la giusta continuità per poter trascinare realmente la sua squadra. Specie nelle finali di Conference League, dove la tifoseria non gli ha perdonato la poca incisività. L’ultima, quella di Atene, è stata decisiva. Così come l’atteggiamento di un giocatore che Palladino, appena arrivato a Firenze, contattò telefonicamente per capire quali fossero le sue sensazioni. Il mancato incontro con Commisso negli Stati Uniti durante la Copa America, le operazioni del suo agente e la volontà di andare alla Juventus nonostante le parole d’amore pronunciate al momento della firma sul rinnovo. Vecchie storie. Ora, in questa prima parte di stagione, Nico ha faticato a causa dei problemi muscolari. Nell’ultimo periodo, però, è tornato protagonista con la splendida rete in Coppa Italia contro il Cagliari e il sigillo nell’ultima trasferta a Monza. L’argentino dovrebbe essere titolare domenica, proprio in coppia con Vlahovic, come ai tempi della Fiorentina.
Tornerà allo Stadium anche Moise Kean, arrivato a inizio estate come priorità della dirigenza viola nella ricerca di un attaccante che si potesse definire tale dopo la cessione di Dusan. È stato lo stesso ds Daniele Pradè, una volta siglato il contratto con Palladino, ad ammettere come qualcosa non avesse funzionato nei sostituti del serbo arrivati negli anni. La prima mossa è stata quella di Kean, arrivato per dimostrare come la Juventus si fosse sbagliata sul suo conto. L’ultimo anno in bianconero complicato tra infortuni, zero continuità e zero gol. A Firenze è rinato. Ha ritrovato fiducia e motivazioni. A consigliarlo è stato anche proprio Vlahovic, che adesso incrocerà da avversario. Moise è il riferimento indiscusso in attacco: la sua leadership, i gol a raffica (14 in tutte le competizioni) e la maglia azzurra della Nazionale ritrovata.