La dura legge del cross. “Il gol? Non puntavo a segnare, l’ho chiamata a Barella, ma volevo metterla in mezzo. Non ho neanche guardato la porta, sono stato fortunato”. Alessandro Bastoni, primo marcatore del successo interista a Cagliari, rispolvera il libro delle confessioni, aggiungendo la sua firma all’elenco dei gol inaspettati. Merito del caso, regista dell’universo. Non per tutti. Dio non gioca a dadi, avrebbe risposto Albert Einstein. I colleghi fisici replicavano: “Non dire a Dio che gioco deve fare”. Secondo altri vestiva la dieci dell’Argentina, quindi giocava a pallone. Magari a colpi di cross imprevedibili. Insomma, fortuna o merito? Qualcuno confessa, altri rivendicano.
Dimarco segna da casa sua
Come Federico Dimarco. Nel girone d’andata della scorsa stagione il compagno di squadra di Bastoni accende le luci di San Siro con un tiro da 56 metri, primo gol della gara vinta 2-0 contro il Frosinone. Niente da fare per Stefano Turati, beffato. Al momento della verità, l’interista rivela: “All’inizio ho pensato a Dumfries, poi ho visto il portiere fuori e ho tirato. Menomale che è entrato altrimenti mi sarei preso tanti di quegli insulti che neanche me li immagino”. L’esterno rivendica quindi i diritti dell’opera d’arte: “È sicuramente uno dei gol più belli che ho fatto”. Anche se il dubbio resta, pure ai suoi colleghi: “Secondo me voleva crossare”, sorride Henrikh Mkhitaryan.
Di Lorenzo: “Il mio primo gol azzurro nato per caso”
Stesso ruolo, diversa versione dei fatti. Nel settembre del 2021 – gironi di qualificazione ai Mondiali in Qatar – Giovanni Di Lorenzo segna il suo primo gol azzurro nel 5-0 contro la Lituania. Dentro l’area di rigore, crossa dalla destra e trova il secondo palo. “Non lo sai nemmeno tu come l’hai fatto”, gli mormorano divertiti i compagni di squadra. In effetti volevo crossare, non avevo tirato per fare gol. Però la palla è andata dentro lo stesso. Sono contento così”, spiega il terzino del Napoli.
Perotti segna di rabona “ma volevo crossare”
Trasformare i cross in gol con una rabona. Istruzioni: chiamare Diego Perotti. Nel 2016 la seconda Roma di Luciano Spalletti, declassata in Europa League dopo il fallimento ai preliminari di Champions contro il Porto, affronta il Viktoria Plzen nella fase a gironi. A inaugurare la sfida dell’Olimpico – finita 4-1 – la magia dell’attaccante argentino. Pescato da Edin Dzeko versione regista, dalla sinistra Perotti cerca Mohamed Salah con una rabona di mancino. Il cross diventa gol, per stessa ammissione del calciatore, che esulta scuotendo la testa, come a volersi scusare. Formalmente, quel capolavoro neanche gli appartiene. Nel tabellino figura infatti l’autorete di Mateju, complice di aver sporcato la traiettoria in modo decisivo.
La rivincita di Zappacosta al Chelsea
Altro ex romanista, altra confessione. Arrivato al Chelsea nel 2017 da perfetto sconosciuto (il profilo social del club lo aveva chiamato “Zappercosta”), Davide Zappacosta vince lo scetticismo dei tifosi con un esordio stellare nelle coppe europee. Nella partita della fase a gironi di Champions contro il Qarabag (6-0), l’attuale esterno dell’Atalanta fa impazzire Stamford Bridge con un gol alla Dimarco, stavolta arrivato da destra e da posizione più ravvicinata. Non certo le uniche differenze con la perla interista. Anche in questo caso, manca infatti la rivendicazione: “Il mio gol? Volevo crossare, sono sincero”.
Shevchenko contro la Juve: “Era un tiro, altro che cross”
Tiro o cross? Dilemma a tratti shakespeariano per i tifosi, non per Andriy Shevchenko. Il fuoriclasse ucraino del Milan rivendica senza dubbio il miracolo di Natale del 9 dicembre 2001, il suo primo gol a Gigi Buffon, sorpreso da una traiettoria inspiegabile nella sfida terminata 1-1. Il capolavoro segna anche l’apertura di due fronti: Pietro Paolo Virdis e Alessandro Altobelli sostengono la tesi del cross, mentre Roberto Boninsegna e Gigi Riva appoggiano Sheva. Rispondendo al tecnico bianconero Marcello Lippi, l’amministratore delegato milanista Adriano Galliani chiude il dibattito, risolvendo pure il dubbio di Einstein: “Il calcio è tutto un caso. Ma in presenza di un’opera d’arte, non ci si chiede cosa volesse fare l’artista. Si ammira il risultato”.
Ronaldinho, la punizione da 35 metri beffa l’Inghilterra ai Mondiali
Stessa cosa vale per la punizione di Ronaldinho nel 2002. Il secondo e ultimo gol del brasiliano in un campionato mondiale arriva in modo spettacolare, chiudendo i conti dei quarti di finale contro l’Inghilterra. Sfruttando una grave disattenzione del portiere David Seaman, il fantasista prolunga il digiuno inglese ai Mondiali e spiana la strada verso la quinta coppa brasiliana. “Quando ho colpito la palla volevo tirare in porta, ma forse non esattamente dove la palla è finita. Se devo essere del tutto onesto, stavo mirando all’altro lato della rete”, spiegherà Ronaldinho.
Baggio contro il suo Vicenza
La rasatura dei capelli a Bologna segna un taglio col passato, non con lo spettacolo. Per alcuni il gol segnato da Roberto Baggio al Vicenza, sua prima squadra, è il più bello della carriera. Nonostante la sconfitta (3-2) nell’ottava giornata del campionato 1997/98, la copertina della partita se la prende il pallonetto di Raffaello, come lo chiamava Gianni Agnelli. La traiettoria sembra fatta proprio col pennello: arriva da sinistra dopo aver messo a sedere un difensore. In assenza di confessioni, il dubbio resta, anche se in questo caso potrebbe vincere il principio di autorità: Baggio dixit, non a parole, ma col pallone. Niente discussioni, allora.
Leao nell’anno dello scudetto: “Volevo crossare”
Un gol molto simile a quello di Rafa Leao al Genoa nella stagione dell’ultimo scudetto rossonero: stessa posizione di Baggio, stesso dribbling, stesso pallonetto. “Volevo crossare”, dirà poi il portoghese. Vincitori e vinti del dubbio, la rassegna termina così. Qualche risposta, tante domande. Esistenziali. Perché la vita, in fondo, “è un po’ come nel calcio”.