RIAD – Diceva il tennista Andy Roddick: “Per chiamare rivalità quella fra me e Roger Federer, ogni tanto dovrei batterlo”. Fra Gasperini e Inzaghi ormai vale lo stesso criterio. L’allenatore dell’Inter ha vinto contro quello dell’Atalanta negli ultimi sette incroci. E grazie a una doppietta da Playstation di Dumfries è in finale di Supercoppa, torneo in cui da allenatore, contando anche gli anni laziali, ha vinto tutte le partite che ha giocato. Sette, che hanno portato cinque trofei. Se batterà anche la vincitrice fra Juventus e Milan sarà, insieme a Lippi, l’unico tecnico ad avere alzato la coppa per quattro volte con la stessa squadra. Intanto, guarda alla finale con la calma dei forti: “Ne ho giocate tante grazie a questi ragazzi. Ho vinto e perso, contro allenatori nuovi o che erano lì da tempo. Per me è indifferente chi incontreremo”.
«La cronaca della gara»
Le scelte bizarre di Gasperini
Gasperini le ha provate tutte, forse troppe, per riuscire ad avere la meglio su Inzaghi. Ha schierato una squadra bizzarra, lasciando in panchina quattro titolarissimi: Ederson, Lookman, De Ketelaere, Pasalic. Ha anche provato a non andare a prendere alta l’Inter, aspettandola. È andata malissimo e alla fine si è difeso: “Ho messo in campo calciatori che giocano con le loro nazionali”. Solo lui sa quanto poco gli piaccia perdere con Inzaghi. I due si rispettano ma non si amano. Il contrasto più noto è quello in finale di Coppa Italia del maggio 2019 all’Olimpico, quando l’atalantino protestò per un mani di Bastos non fischiato. Parlò di “cosa gravissima”. Vinse la Lazio, e Inzaghi replicò: “Abbiamo dominato, non c’è stata partita”. Da allora, i due fanno complimenti alla squadra avversaria ma senza mai nominarsi.
La triste cornice di pubblico
Triste, in questa prima semifinale, è stata la cornice. In una replica di quanto visto l’anno scorso, le due squadre hanno giocato in uno stadio mezzo vuoto. E dire che a sfidarsi erano i campioni d’Italia e i vincitori dell’ultima Europa League. Che in una città di quasi otto milioni di persone non se ne trovino 25mila disposte ad andare allo stadio conferma un’evidenza: ai sauditi il calcio interessa poco. I dati ufficiali parlano di quasi 17mila tagliandi distribuiti, ma molti, evidentemente, hanno rinunciato al posto. Ma la Serie A ha comunque 23milioni di buoni motivi (a stagione) per continuare a volare a Riad a giocare la sua Supercoppa. Lo farà ancora per due volte nei prossimi quattro anni.
Lautaro sciupone, Dumfries micidiale
Nel primo tempo, l’Inter è partita forte e ha avuto tante occasioni, quasi tutte con Lautaro, puntualmente sventate da Carnesecchi. Ma la palla gol più limpida l’ha avuta e sprecata Scalvini, che non ha saputo sfruttare un regalo di Bastoni, appoggiandola di testa a Sommer. Nella ripresa l’Inter si è presentata con un Thuram in meno, fermato da un fastidio alla coscia sinistra. Al suo posto, Taremi. Ma il centravanti di serata è stato Dumfries, che come punta ha giocato da ragazzo e che in quel ruolo è perfettamente a suo agio. Prima ha segnato in rovesciata, sugli sviluppi di un calcio d’angolo che non c’era. Poi ha spaccato la porta con una botta in diagonale alla Maicon. Il 2-1 di Ederson è stato annullato per fuorigioco di De Ketelaere. Unico rimpianto, si fa per dire, per l’Inter: capitan Lautaro fatica a segnare, nonostante i compagni facciano di tutto per mandarlo in gol. Un problema che, quando hai il miglior attacco della Serie A, tanto problema non è.
Inter (3-5-2) Sommer – Bisseck, De Vrij, Bastoni (23’ st Augusto) – Dumfries, Barella (36’ st Frattesi), Calhanoglu (23’ st Asllani), Mkhitaryan, Dimarco (31’ st Darmian)– Thuram (1’ st Taremi), Lautaro. All. Inzaghi
Atalanta (3-4-3) Carnesecchi – Kossounou (23’ st Palestra), Hien, Kolasinac – Zappacosta, De Roon, Scalvini (17’ st Djimsiti), Ruggeri (11’ st Ederson)– Brescianini, Zaniolo (11’ st Lookman)- Samardzic (11’ st De Ketelaere). All. Gasperini
Arbitro Chiffi
Reti Dumfries 4’ st e 16’ st
Note Ammoniti Scalvini, Augusto. Spettatori 16.000