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Roma, Pellegrini e Ranieri, un colloquio è il segreto della vittoria nel derby

Il capitano e l’allenatore avevano parlato prima della partita: “Ho sentito la sua voglia matta di giocare”

ROMA – Il segreto del derby è in un colloquio. Faccia a faccia, capitano e allenatore. Lorenzo Pellegrini aveva letto i pensieri di Claudio Ranieri su di lui e forse quelle parole hanno scavato un solco. La notte da star contro la Lazio, per il leader della Roma, è iniziata così, tra i corridoi di casa.

Ranieri e Pellegrini, colloquio a Trigoria prima del derby

Trigoria, esterno giorno. Lorenzo Pellegrini va incontro a Claudio Ranieri e gli dice, più o meno, che se lui volesse, sì, insomma, cioè. Il derby è il derby, mister, lo sai. E io sono il capitano, sono nato in questa città. Probabilmente non ha avuto bisogno di aggiungere molto altro: “Non ha chiesto di giocare”. Ma Claudio Ranieri, che in 73 anni ha affinato soprattutto una straordinaria capacità di capire i giocatori, aveva già deciso. In quel momento, quando al derby mancavano più di 24 ore. “Ieri Lorenzo Pellegrini mi è venuto a parlare e mi ha fatto capire che aveva una voglia matta di essere il capitano della Roma nel derby. Io non aspettavo altro. Ho capito che era arrivato il momento di metterlo in campo”. Che fosse la mossa giusta lo ha capito forse prima ancora che – passati poco più di 10 minuti di gioco – mettesse la palla all’incrocio dei pali sbilanciando definitivamente la partita.

Ranieri e la scelta dei campioni del mondo

Di certo i due hanno un rapporto franco. “Con Pellegrini parliamo, magari non spesso ma in modo chiaro”. Una delle ultime conversazioni non doveva aver fatto piacere al capitano. “Dopo il Milan gli ho detto che non era entrato bene”, ha ammesso Ranieri. Chissà quanti glielo avessero detto così, con franchezza, ma mai in modo aggressivo. Quasi con affetto. Parole utili, come quelle che spese appena arrivato: “Io non vi conosco, cercate di farmi sbagliare il meno possibile sennò andiamo nei casini”. Così ha conquistato la fiducia. Così e scegliendo i leader: Hummels e Paredes, determinanti nella corrida finale. Dybala, favoloso nella costruzione dei gol. “Mi sembrava logico mettere dei campioni del mondo in squadra”. Prima di lui, non lo era affatto.

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