RIAD – Quando funziona Rafa Leao, funziona il Milan. Era vero ai tempi di Pioli e torna a esserlo in questa nuova era Conceiçao, cominciata da poco più di una settimana ma già più ricca di soddisfazioni rispetto ai cinque mesi di interregno di Fonseca. Il gentiluomo nato a Maputo, con Rafa, aveva iniziato un braccio di ferro che, col senno di poi, gli è costato caro. Il duro di Coimbra ha subito messo il ragazzo di Almada al centro del suo Milan, al punto da buttarlo in campo nella semifinale di Supercoppa contro l’Inter dopo appena quattro minuti dall’inizio della ripresa, nonostante non fosse al massimo della forma. “Il nuovo mister ci ha portato un’altra aura. Abbiamo sentito subito il cambiamento, la semifinale vinta contro la Juve ci ha dato tanto”, ha detto, raggiante, il numero 10 rossonero al suo rientro in Italia.
Leao decisivo in Supercoppa
Nella finale di Supercoppa Italiana, vinta in rimonta dal Milan per 3-2, Leao è stato probabilmente il migliore in campo – il dibattito è aperto, la Lega di Serie A ha incoronato Abraham, autore del terzo gol – pur senza aver segnato. Tutte e tre le reti rossonere sono nate dalle sue idee, dai suoi strappi e dalle sue iniziative. Prima ha accelerato, si è fatto stendere da Mkhitaryan e ha conquistato così la punizione dal limite del 2-1, segnata da Theo Hernandez. Poi, scambiando e scattando, è entrato nell’azione del 2-2 di Pulisic. Infine ha firmato l’assist del 3-2, quando l’Al-Awwal Park già pregustava i rigori. Bentornato Rafa. “Leao è un fenomeno – ha detto Conceiçao a fine partita –, lui è un portoghese rilassato, io sono più intenso. Può diventare il più grande giocatore del mondo se impara due o tre cose. Ha tantissima qualità, se la mette al servizio della squadra può essere ancora più forte. Alla fine della stagione sarà uno dei più forti, non ho dubbi”.
Leao e il cooling break della discordia
La metamorfosi di Leao è tutta in due fotografie, scattate a poco più di quattro mesi di distanza l’una dall’altra. La prima è del 31 agosto: Lazio-Milan è sul 2-2. Theo e il portoghese, esclusi dalla formazione iniziale e messi in campo in corsa, durante il cooling break stanno lontani dalla squadra e da Fonseca, che impartisce alla squadra le ultime indicazioni tattiche. La seconda è di lunedì: Leao seduto in spogliatoio, con il sorriso largo dei bambini, la maglia indossata al contrario per mostrare il proprio nome sul petto, gli occhiali da sole e la Supercoppa in braccio. Sembrano due persone diverse. Sembra passato un secolo.
Leao è tornato a sorridere
Nessuno potrà mai dire con certezza se e quanto la cura Fonseca sia servita a Leao per cancellare quei tratti di indolenza che lo caratterizzano quando non si sente a suo agio dal punto di vista tattico e umano. Di sicuro, i due stavano almeno formalmente cercando di andare d’accordo, prima dell’esonero dell’ex tecnico della Roma. Già il 13 novembre scorso, in ritiro con la propria nazionale, Leao aveva archiviato le incomprensioni come “cose che succedono”. Una settimana prima, in Champions al Bernabéu contro il Real Madrid, aveva servito un assist decisivo. Quattro giorni dopo, aveva segnato una doppietta al Cagliari. Ma non era bastato al Milan per vincere, né a lui per sorridere come fa ora. È evidente che col nuovo allenatore non si trovava, mentre col nuovo sì. E visto che nel calcio chi vince prende tutto, la rinascita di Leão – ed è lui stesso a dirlo – viene iscritta in toto fra i meriti del nuovo arrivato Conceiçao.