ROMA – La mossa a sorpresa rischia di trasformarsi in un autogol. La battaglia per l’elezione del presidente della Lega Serie A Ezio Simonelli non si è conclusa. Forse. Anzi, si è aperto un nuovo fronte legale. E non è escluso che questa mossa possa incidere sul voto di venerdì per completare la governance della Lega, a cominciare dal rinnovo della carica dell’amministratore delegato Luigi De Siervo. Ma il rischio maggiore è che possa danneggiare chi l’ha ideata.
De Laurentiis ha impugnato l’elezione di Simonelli
Fino a oggi il fronte dell’opposizione ha perso su tutta la linea. Lotito, Cairo e De Laurentiis non sono riusciti a far rieleggere come presidente Lorenzo Casini, né a impedire che il nuovo presidente lo scegliessero i loro avversari politici, Juventus, Inter e Atalanta. Per questo ci si aspettava la loro mossa. Che è arrivata sotto forma di ricorso al Tribunale di Milano, con la richiesta di destituzione di Simonelli, firmata dal consigliere indipendente della Lega Serie A, Gaetano Blandini, e da Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli. Azione per cui è stato chiesto il procedimento d’urgenza, previsto dall’articolo 700 del codice di procedura civile. In pratica: chi firma l’atto, ritiene di aver motivo per temere di vedere minacciati i propri diritti da un pregiudizio imminente e irreparabile. E chiede la sospensione cautelare.
Rischio violazione clausola compromissoria
Insomma, De Laurentiis ha provato a cancellare l’elezione di Simonelli. Nonostante questi abbia già firmato i comunicati che omologano le ultime due giornate di campionato. Ma attenzione, perché l’azione di De Laurentiis potrebbe trasformarsi in un autogol. Il motivo? La possibile violazione della clausola compromissoria, che prevede che le controversie di ambito sportivo siano devolute alla Camera arbitrale e che per seguire le vie della giustizia ordinaria serva l’autorizzazione del Consiglio federale. E violarla può costare carissimo: addirittura 3 punti di penalizzazione e un anno di inibizione. De Laurentiis, nel ricorso, ha messo le mani avanti specificando che per lui non si tratterebbe di una violazione della clausola compromissoria visto che Simonelli non è un tesserato. Ma il Codice di giustizia sportiva si applica a chiunque svolge attività “comunque rilevanti per l’ordinamento federale”. Il Napoli, interpellato, non commenta.
De Laurentiis ha ritirato il ricorso
De Laurentiis, anche per questo, ha poi ritirato il proprio ricorso (non lo ha fatto invece Blandini). In mattinata c’è stata l’udienza civile e il Napoli non era parte in causa. Possibile che il numero uno del club azzurro abbia capito il rischio a cui andava incontro. Ma ha capito, soprattutto, di essere stato lasciato solo: nessuno dei suoi alleati politici infatti ha firmato insieme a lui. Forse, chissà, fiutando i rischi. Che quindi gravavano solo sulla sua testa. Anzi, gravano. Perché il ricorso è stato ritirato dopo che un pronunciamento c’era già stato: Blandini e De Laurentiis avevano chiesto al tribunale di Milano di un decreto “inaudita altera parte” (ossia senza che la controparte possa intervenire) per ottenere un pronunciamento sospensivo dell’elezione di Simonelli mentre il presidente era a Riad per la Supercoppa: richiesta respinta. Ora però la palla passa al procuratore federale della Figc Chinè. Che dovrà determinare se si possa contestare la violazione della clausola compromissoria, o se il ritiro del ricorso abbia già chiuso la vicenda.