Perché il Consiglio Superiore dello Sport (Csd), il braccio operativo del ministero dello Sport spagnolo, ha deciso di contraddire due diversi tribunali della giustizia ordinaria, la Federcalcio (Rfef) e la Liga? Buona parte del merito del ribaltone che permetterà a Hansi Flick di poter contare su Dani Olmo e Pau Victor, già in vista della finale della Supercoppa di Spagna, è merito dei legali del Barcellona che, nella memoria di 52 pagine e 60 allegati consegnata al Csd, hanno cambiato la propria strategia difensiva spostando l’attenzione, non tanto su chi ha ragione o chi ha torto, quanto sui danni immediati e non risanabili che la mancata concessione delle misure cautelari avrebbe potuto causare sia al club che ai due calciatori in questione.
Le motivazioni della decisione del Csd
Ed è per questa ragione che la scelta del Csd di riportare in campo Olmo e Victor è stata dettata dalla volontà di non venire meno alle indicazioni “dell’articolo 27 della Legge sullo Sport”, secondo la quale gli atleti professionali hanno diritto a “una carriera sportiva coerente con le loro possibilità” e che, per questa stessa ragione, devono avere “tutte le garanzie e le certezze” dalla loro parte. Per di più, “la mancata adozione di questa misura cautelare causerebbe un danno economico e sportivo grave” non solo al Barça e ai due ragazzi, ma finirebbe per “penalizzare anche gli interessi della nazionale spagnola – di cui Olmo è pilastro, ndr – e del resto delle competizioni nazionali, compresa la Liga”, conclude il dispositivo.
L’attacco di Tebas
Ebbene, quest’ultimo è uno dei punti che più ha fatto infuriare chi ritiene ingiusta e parziale la decisione presa. A cominciare, naturalmente, dalla Liga e, quindi, da Javier Tebas che ha duramente criticato la scelta del Csd di andare incontro al Barcellona: “È evidente che con questa misura cautelare, il Csd contraddice quanto previsto dalla Legge sullo Sport, nella quale si fanno elogi al controllo economico esercitato dalla Liga”. Al primo posto della lista delle “molte cose che sorprendono”, Tebas inserisce “la celerità del processo: una rapidità del tutto insolita che non ha permesso né alla Liga né alla Rfef di dire la loro”.
Un caso diventato politico
Un attacco frontale che fa il paio con quello lanciato dal portavoce del Partido Popular, Borja Sémper, che ha preso al volo l’occasione per accusare il governo di “falsare la competizione” e, quel che è peggio, di averlo fatto soltanto perché a chiederlo è stato il Barcellona: “Questa decisione del governo, contraria alle regole e ai criteri della Federazione e della Liga, è un trattamento di favore a un club e falsa la competizione. Dubito fortemente che questa amnistia sarebbe stata concessa a un club più piccolo”. Difficile pensare che la scelta del termine amnistia sia casuale, considerato che il soggetto è il governo di Pedro Sánchez e l’oggetto un’istituzione catalana.
Il ministro tifoso del Barcellona
Ma, del resto, quando in ballo ci sono gli interessi del Real Madrid e del Barcellona è davvero molto complicato lasciare la politica fuori. E così, alle dichiarazioni del madridista Sémper ha pensato bene di rispondere il ministro della Cultura, il catalano Ernest Urtasun (Sumar) che, per sua stessa ammissione, è anche tifoso culé: “Non è assolutamente una decisione politica o del governo. È ridicolo pensare che potremmo provare a influenzare una decisione del Csd. Sinceramente, sono del parere che la funzione della classe politica non sia quella di entrare nel dibattito calcistico e lo dico nonostante sia un grande tifoso e sia molto contento di poter riavere Dani Olmo”. A proposito di tifosi, quello più sfegatato siede comodamente sulla poltrona più importante del club blaugrana. La reazione di Joan Laporta quando è venuto a conoscenza della concessione della misura cautelare ha fatto il giro del mondo.
Laporta festeggia con il gesto dell’ombrello
Probabilmente, l’istrionico avvocato catalano non pensava di essere ripreso quando ha celebrato la decisione del Csd con un tutt’altro che elegante gesto dell’ombrello rivolto al cielo e che, in realtà, non era proprio rivolto al cielo. Il suo show, non a caso, è continuato anche in tribuna d’onore con la Ser che, citando testimonianze di “tesserati dell’Athletic Club di Bilbao”, ha rivelato che il numero uno blaugrana avrebbe rivolto insulti non proprio edificanti verso la zona della tribuna riservata ai rappresentati della Rfef, rei, a suo modo di vedere, di non essere molto coraggiosi (“cacasotto”) e di non avere una provenienza certificata (“figli di…”).
Ad aprile la prossima tappa
Fatto sta che, martedì prossimo, Laporta si concederà alle domande dei giornalisti in una conferenza stampa che si annuncia pirotecnica. Alla faccia dell’indignazione degli altri club della Liga che vorrebbero denunciare il Barça, ma che si dovranno accontentare di aspettare, al massimo, fino al prossimo 7 aprile, termine ultimo entro il quale il Csd dovrà dare il proprio parere non sull’opportunità di concedere una misura cautelare, bensì sul quid della questione. Il tutto dopo aver ascoltato le ragioni della Rfef e della Liga.
Laporta resta in bilico
Questo vuol dire che l’esclusione di Dani Olmo e Pau Victor potrebbe soltanto essere stata rinviata di tre mesi. In quel momento della stagione, ogni partita peserà come un macigno sulle gioie immediate del Barcellona. Soltanto allora, Laporta potrà dire davvero – come farà martedì prossimo – di aver avuto ragione. In caso contrario, non basteranno i soliti slogan contro i poteri forti e anticatalani dello Stato a sottrarlo dal linciaggio dei propri soci che, fino a ieri, avrebbero voluto fargli le scarpe e che, se dovesse andar male, ci riproveranno in primavera. Perché, per dirla con ‘El País’, una cosa è chiara, ossia che “il Barça guadagna tempo, ma perde prestigio”.