“Quando Koopmeiners sta bene, anche la squadra sta bene, questo è importante. Quando giochiamo bene, tutti i giocatori di qualità come lui vengono fuori”. La frase pronunciata da Motta al termine del derby della Mole spiega approfonditamente il momento della Juventus e del centrocampista olandese. Tra le tante cose che si possono dire dei bianconeri non figura il concetto di “stare bene”, e lo stesso si può dire per Koopmeiners. Nel recupero della sfida rinviata per la Supercoppa, l’olandese tornerà a Bergamo per tornare se stesso, qualche mese dopo l’addio traumatico, vissuto come un lungo braccio di ferro tra il calciatore e il club in cui è sbocciato, prima di cancellare il suo passato e sposare pienamente il progetto targato Thiago Motta.
Il ritorno di Koopmeiners a Bergamo
La trasferta di domani a Bergamo contro l’Atalanta è più di un semplice recupero per la Juventus. La classifica non sorride, o almeno non lo fa con l’intensità che si poteva aspettare a inizio campionato: i tanti pareggi hanno zavorrato la corsa dei bianconeri, attualmente al quinto posto in attesa del loro recupero ma anche della partita della Fiorentina, che potrebbe sorpassarla già stasera. Servirà il miglior Koopmeiners per provare a tornare dal Gewiss Stadium con i tre punti, che darebbero un impulso molto forte alla stagione. L’impianto bergamasco è stato per tre anni il teatro del centrocampista olandese, trasformatosi da scommessa prelevata dalla Eredivisie in un calciatore di livello europeo, un concentrato di gol e assist, di aperture intelligenti e precise e di leadership dentro e fuori dallo spogliatoio. Oggi i tempi adrenalinici, ma tutto sommato sereni, di Bergamo sono un lontano ricordo: Koop è uno dei grandi assenti del progetto Juventus, almeno per il suo valore di mercato. I circa 60 milioni spesi pesano sulla valutazione del suo percorso, sul bilancio di questi primi sei mesi: Bergamo può essere il momento della svolta.
Il rendimento di Koopmeiners
Fino a oggi, tra infortuni e la difficoltà nell’incidere in campo, l’avventura di Koopmeiners alla Juventus è stata inferiore alle aspettative. Il colpo di mercato dell’estate, con il lungo tira e molla tra il calciatore e i nerazzurri a suon di certificati medici, non ha reso per quanto ci si potesse aspettare: dirottato da Motta alle spalle del centravanti, quasi sempre Vlahovic, si trova spaesato, o comunque meno incisivo dell’avventura bergamasca. L’olandese non segna, visto che a oggi ha collezionato un solo gol contro il Bologna e un secondo in Coppa Italia, e fatica anche a distribuire assist, a incidere sul gioco prendendo in mano la squadra. Anche nel derby con il Torino, indossando la fascia da capitano, il suo rendimento è stato deludente, nonostante la strenua difesa di Motta: “All’Atalanta ho giocato tanti anni, in generale devo fare meglio – è il punto di vista di Koop -: a volte a livello di posizione, a volte tecnicamente. Ho qualità e lo so, ho fiducia nelle mie qualità: non è questo il problema. Voglio trovare il momento giusto per fare tutto, come avvenuto all’Atalanta. Non sono contento di quello che ho fatto finora e voglio aiutare di più la squadra”.
Koopmeiners, “Mi aspetto fischi o forse un abbraccio”
Pur avendo vissuto una storia d’amore di tre anni, culminata con la splendida vittoria dell’Europa League, l’accoglienza da parte del pubblico bergamasco non sarà tenera per Koopmeiners. Il primo a saperlo è proprio l’olandese: “Contro l’Atalanta sarà una partita speciale per me, ho fatto tre anni bellissimi lì con società e compagni. Ma penso alla mia squadra, è un’altra gara nella quale voglio fare meglio, questa è la mia priorità. Che accoglienza mi aspetto? Forse fischi, o forse un abbraccio da parte di altri. Ho avuto messaggi brutti ma anche belli, è il mondo del calcio, lo so che è così”. Nel centrocampo bianconero, che ha recuperato Douglas Luiz e che ritroverà Locatelli dopo il turno di squalifica, Koopmeiners resta elemento imprescindibile, il fulcro intorno a cui deve ruotare il gioco bianconero. Serve però un salto di qualità e per farlo è necessario che intorno a lui la squadra funzioni al meglio: a Bergamo non era il trascinatore, ma lo splendido esecutore e finalizzatore del gioco collettivo ideato da Gasperini.