Tanti (cari, carissimi) saluti. È stata un’avventura ricca, siamo all’addio, è un attimo che vola via. Ricordi, gioie, esultanze, minuti, partite, gol, niente, non c’è stato niente. E se non c’è niente, meglio lasciarsi. Neymar e Al-Hilal si salutano: stracciano un contratto da capogiro, rescissione consensuale. Un divorzio senza liti. Lui torna in Brasile, a casa, non è saudade, è solo una storia mai iniziata e già finita.
Sette partite e un gol
Quanto ha dato Neymar? Poco. È stato appena sette volte in campo, una miseria, ma no, miseria non è il termine corretto. E le persone valgono sempre il tempo che danno? Lui torna a casa con circa 200 milioni in più: aveva un ingaggio da 100 milioni l’anno e anche se ha rinunciato alla parte che ancora gli spettava (il contratto sarebbe scaduto a luglio), e con bonus-sponsor-paghetta per fare post, villa con servitù, aereo privato senza limiti volerà per il Brasile in business. Per sette partite, praticamente 30 milioni a gara, e un solo gol in poco meno di due anni. Massimo ingaggio, minimo sforzo.
L’infortunio
Non è stata colpa sua, un lungo infortunio al crociato lo ha tenuto fuori, non è più tornato se stesso. Una triste conclusione di una carriera da campione, con il Barcellona di Messi e Suarez dove però era un passo indietro, con il Psg dove già aveva fatto capire di essere interessato più a soldi che trofei. Poi la decisione di farsi incantare dagli sceicchi. Ma non si compra la storia, il successo e la felicità. Doveva essere la star che faceva brillare il campionato dei ricchi, è diventata una stella cadente.