Questo sito contribuisce alla audience di
 

Coppitelli: “All’estero c’è più coraggio nelle scelte, in Croazia un calcio libero”

Il 40enne romano guida l’Osijek in un campionato che con Gattuso (Hajduk) e Cannavaro (Dinamo Zagabria) parla italiano: “Ai nostri dirigenti piace mettersi al riparo dalle critiche e andare sul sicuro. Italia e Croazia sono vicine geograficamente, ma calcisticamente molto lontane”

ZAGABRIA – Federico Coppitelli è l’avamposto del manipolo di italiani che sta colonizzando il campionato croato: Gattuso è secondo con l’Hajduk Spalato, Cannavaro terzo con la Dinamo Zagabria e lui, il primo dei tre ad arrivare in Croazia, quarto con l’Osijek, la squadra più giovane del torneo. Fino a un mese fa ce n’era addirittura un quarto, Tramezzani, che poi ha lasciato l’Istria.

Quarant’anni, romano, specialista di calcio giovanile (uno scudetto con la Primavera del Lecce, una Coppa Italia e una Supercoppa con quella del Torino), Buongiorno e Dorgu tra i talenti lanciati, per un’occasione adulta ha dovuto emigrare: “Mi ha voluto il nostro ex ds, il portoghese Josè Borto, che poche settimane fa è andato al Flamengo: qui c’è una squadra molto giovane, evidentemente cercavano uno che sapesse fare un certo lavoro con i giovani e il suo scouting ha individuato me. All’estero c’è più coraggio nelle scelte, ai nostri dirigenti piace invece mettersi al riparo dalle critiche e andare sul sicuro: non me lo vedo un ds italiano che prende un allenatore portoghese che viene dall’under 19 oppure, pensando all’esperienza di Farioli, un club tipo la Fiorentina che prende un giovane francese che allena in Turchia”.

Invece qui hanno voluto sia campioni del mondo sia semi debuttanti come lei. Come si sta in quella compagnia?

“Se giochiamo a caccia l’intruso, l’intruso sono io, vista la carriera enorme di Gattuso e Cannvavaro. Italia e Croazia sono vicine geograficamente, ma calcisticamente molto lontane: il loro è un football di talento, di istinto. È un calcio libero”.

E chiamano gli italiani per irregimentarlo un po’?

“Parlo per me, che ho un compito diverso da quello di Fabio e Rino: devo fare un certo tipo di lavoro sui giovani e migliorarli nel confezionamento del gioco”.

Che rapporti ci sono tra voi tre?

“Cannavaro non lo conosco personalmente, lo incrocerò per la prima volta domenica, abbiamo il confronto diretto. Con Gattuso invece ci frequentiamo da quando lui allenava la Primavera del Milan e io quella del Toro. Inoltre sono amico del suo vice, Gigi Riccio. Però non ci confrontiamo sulle nostre rispettive realtà e né Gattuso né Cannavaro mi hanno chiesto un parere, prima di venere qui, ci mancherebbe. Stimo molto Rino, ha fatto un percorso lungo e interessante e adesso ha accettato questa sfida in un contesto molto complesso come quello dell’Hajduk. Noi italiani non siamo abituati ad andare all’estero, invece è un’esperienza importante, anche se poi si rischia di non tornare”.

Farioli, in effetti, non hai mai allenato in Italia e Gattuso e Cannavaro non hanno avuto possibilità da noi: teme anche lei di fare un giro lungo?

“Di sicuro, quando cominci a girare ti si apre un bel ventaglio di possibilità. Io qui ho potuto fare un’esperienza bellissima come i preliminari di Conference: siamo stati in Azerbaigian dove ho visto impianti di primissimo livello, e siamo in corsa per tornare in Europa. È anche per questo che in Italia ho declinato qualche offerta. Penso anche all’esperienza di cinque anni fa: lasciai la Primavera del Torino perché ero quasi d’accordo con l’Ascoli, in B, che però poi ha cambiato idea all’ultimo. Allora sono andato in C all’Imolese che veniva da un terzo posto con Dionisi in panchina, ma dopo poche settimane è cambiato tutto e così sono tornato ai giovani. Credo che all’estero ci siano più stabilità e più coraggio”.

Come se la cava con le lingue?

“L’inglese lo parlo quasi come l’italiano, da ragazzo ho passato molto tempo in Inghilterra. Il croato lo sto studiando: è importante farlo, perché i croati vogliono che tu gli dimostri qualcosa, il loro nazionalismo è effettivamente molto spiccato”.

Dove si collocherebbe una squadra come la sua, o quelle dei suoi colleghi, nel campionato italiano?

“È difficile dirlo perché sono veramente realtà differenti e siamo molto giovani. Le tre grandi, Dinamo, Hajduk e Rijeka, sono invece squadre di livello europeo, piene di talento. Di sicuro, a livello di strutture qui sono molto avanti, almeno per quanto riguarda i club più importanti: come le nostre a Osijek, per esempio, in Italia ce ne saranno al massimo due o tre. Ad alto livello c’è tutto, qualità, seguito, passione. Il grosso difetto è che invece le strutture delle squadre minori sono molto deficitarie. Ma i giovani in gamba li hanno tutti e li fanno giocare, anche perché c’è una sola retrocessione e quindi tutti possono prendersi dei margini di rischio”.

Chi sono i più bravi in circolazione?

“Nella Dinamo vedrete Baturina che ha grandi numeri e un futuro assicurato: quest’estate se lo contenderanno in tanti. Peccato non ci sia Sucic, che è infortunato: è un bel regista. All’Osijek abbiamo diversi ragazzi interessanti, come Matkovic, un attaccante esterno del 2006, Jurisic, un terzino sinistro di 23 anni, o Soldo, un centrocampista del 2003. Anche noi siamo messi bene, da questo punto di vista”.

Dinamo Zagabria-Milan è una partita scontata?

“Assolutamente no. Si sono un po’ incartati nella partita in casa contro il Borussia Dortmund, ma in Champions hanno fatto bene e nel loro stadio sono pericolosi. Certo, i valori tecnici sono molto differenti, ma per il Milan non sarà certo una passeggiata”.

Segui tutte le ultime notizie di sport

Next Post

La Juventus cederà Nicolò Fagioli ad una sola condizione

Mer Gen 29 , 2025
La Juventus cederà Nicolò Fagioli ad una sola condizione

Da leggere

P