Ricordami di me. Pascal Rousseau è alla ricerca di sé stesso da quasi sei anni, da quel 10 marzo 2019 quando stava parlando con la sua ex moglie. “Poi lei è uscita dalla stanza, io mi sono alzato ma il cervello ha staccato la spina. Sono caduto. Ho riaperto gli occhi in ospedale, non sapevo più il mio nome. È arrivata un’infermiera: ‘Ciao La Rousse, finalmente ti sei svegliato?’. ‘Io non ti conosco’. Eravamo amici da vent’anni. La mia memoria cancellata e, con lei, la mia vita”. Che fino al giorno di quello svenimento era stata bella e intensa. Rousseau, oggi 62 anni, era un portiere di calcio.
“Mi hanno presentato mia moglie e i miei figli”
La nazionale francese juniores, il titolo di campione di Francia del 1990 nell’Olympique Marsiglia di Bernard Tapie con Enzo Francescoli e Jean-Pierre Papin come compagni: tutto svanito per colpa di un’amnesia dissociativa retrograda, un disturbo di solito legato a eventi traumatici e che invece nel caso di Rousseau è completamente psicologico: “Mi hanno presentato i miei figli, mia moglie: ho capito, ho sentito che era lei e l’ho abbracciata, ma non l’ho riconosciuta. I loro nomi ho dovuto impararli daccapo”.
Il passato rock nei Dilone
La solitudine del portiere di calcio non è mai stata così intensa. Dimenticati gli ultimi anni di carriera in Svizzera, dove vive ancora, l’impegno nel sindacato calciatori, il ritiro nel 2003 e la nuova vita nei Dilone, il gruppo rock che prese il nome da sua sorella e di cui è stato cantante e autore. Primo album, nel settembre 2009, Changer d’air, cambio di scenario, titolo che ora suona come un sinistro presagio.
“So ancora parare ma non so perché”
“La mia vita è esplosa”, ha raccontato Rousseau a L’Équipe. “Ho cercato di riannodarne i fili seguendoli uno a uno, attraverso le lettere, i diari di mia madre, i social network. Sono tornato in porta, giusto per capire come ci stavo, perché si vede che ero io nelle foto e nei filmati che mi hanno mostrato, nessun dubbio. E sì, ho delle capacità, so tuffarmi, so come fermare un pallone. Ho persino iniziato ad allenare i portieri. Come faccio? Non lo so”
Il ritorno in campo e gli applausi del pubblico
I suoi vecchi colleghi di spogliatoio lo stanno aiutando. A ottobre 2023 è tornato allo stadio di Rennes, dove ha giocato dal 1991 al 1995: “Sono entrato in campo e mentre camminavo sul prato ho ricevuto tanto amore dai tifosi che urlavano il mio nome. Ricordi di trent’anni fa? Nessuno”. “Mi è rimasta la memoria immediata, quando qualcuno mi spiega qualcosa, lo registro”. Ma il passato, tutto quello che c’era prima del corto circuito, per ora non esiste più.
La pièce teatrale per non arrendersi
Rousseau però non si arrende: “Ho bisogno di parlare della mia condizione. Voglio che tutti conoscano l’amnesia dissociativa retrograda, perché ancora troppe persone non ricevono una diagnosi precisa. Spero di poter aiutare chi vive al buio come me”. Per questo ha deciso di scrivere un testo teatrale e portare la sua storia sul palcoscenico. Souvenez-moi, Ricordami, il titolo di una pièce che è anche terapia perché – spiega il medico che lo segue – “i ricordi possono essere innescati da un’immagine, da un aneddoto ma anche da un’atmosfera o da un’emozione”. Pascal ci vuole credere, la memoria può tornare. Magari basta un gesto, forse una parola.