«Soddisfatto. Anzi molto soddisfatto». Raffaele Palladino vidima il mercato, fa sapere di aver ringraziato da subito i dirigenti per il lavoro svolto, e studia la nuova rosa a disposizione progettando soluzioni. La Fiorentina che esce dalla seconda parte della rivoluzione viola, quella avvenuta a gennaio, ha soluzioni in più dietro ed è notevolmente più forte e profonda in mezzo. Davanti ha invece meno uomini con tre uscite (Ikoné, Sottil, Kouame) ed un solo ingresso (Zaniolo). «Ma ho giocatori duttili in grado di ricoprire più ruoli, nel calcio moderno è una fortuna – dice il tecnico – senza contare che aggregheremo Caprini in pianta stabile alla Prima Squadra. Va bene così». Otto uscite, cinque ingressi, nuove idee: la Fiorentina che ha un obiettivo decisamente ambizioso «fare più punti del girone d’andata», ha soluzioni adatte a cambiare pelle. Un esempio? Le linee. Nel senso che rispetto alla predilezione delle linee laterali calpestate dagli esterni, può avere maggiore propensione a giocare fra le linee: quelle avversarie. Posizionando dentro al campo un maggior numero di calciatori proprio in virtù delle caratteristiche della rosa modificata. Via Ikoné e Sottil, uomini di fascia, dentro centrocampisti e trequartisti. Da Fagioli a Ndour, passando ovviamente per Zaniolo. Con Folorunsho che già ha dimostrato la propria utilità fotocopiando Bove in alcuni movimenti, pur avendo propensioni diverse.
Agli allenatori non piacciono i numeri e si sentono ingabbiati dai sistemi, ma per renderla semplice quello che è stato un 4-2-3-1 anche se spesso particolare, può tranquillamente trasformarsi in un 4-3-2-1. Pensate ad una squadra con Adli (o Cataldi), Fagioli e Folorunsho in mediana e la coppia Gudmundsson-Zaniolo (tanto per fare un esempio) dietro a Kean. Unico vero insostituibile senza se e senza ma della rosa, anche se proprio l’ex Atalanta può giocare in casi estremi come prima punta. Due sistemi con quattro difensori che possono diventare intercambiabili ed un vecchio amore. Il 3-4-2-1 visto in quel complicatissimo inizio di stagione ed accantonato per necessità, ma mai abbandonato definitivamente. Che può tornar buono in ogni momento sfruttando la qualità e la quantità dei difensori centrali (da Pongracic a Comuzzo, passando per Ranieri, Pablo Marì e Moreno), le scorribande di Dodo e Gosens sulle fasce, l’imbarazzo della scelta tra centrocampisti e trequartisti. Tranne poche eccezioni là davanti catalogare un elemento con un solo ruolo diventa impossibile. Gente come Beltran e Zaniolo, Colpani, Ndour o Folorunsho può interscambiarsi al bisogno.
È il calcio moderno, quello che i nuovi allenatori chiamano “fluido”. E bisogna adattarsi. A proposito di adattamento. Se da una parte serve tempo per inserire i nuovi, dall’altra il calendario non concede pause. Giovedì 6 febbraio al Franchi arriva l’Inter (ore 20,45) e sì che la Fiorentina dovrà fare di necessità virtù. Il regolamento impone di proseguire il match, interrotto il primo dicembre dopo il malore a Bove, con i calciatori a disposizione al tempo, quindi niente nuovi. E ovviamente out anche gli otto ceduti. «Avrò solo 14 giocatori di movimento, saremo pochissimi. Speriamo di recuperare Cataldi, Colpani ed Adli (botta alla caviglia). Dovremo essere ancora più squadra». Se non altro ci sarà Comuzzo: «Il nostro vero grande acquisto di gennaio» dice Palladino. Novità. Proprio Comuzzo può giocare in alcuni frangenti, come visto nelle due ultime sfide, con Pongracic e non solo al suo posto.