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Virata De Laurentiis: divorzio dal Maradona, Europei ad alto rischio. Il piano del presidente azzurro

Bocciato il “restyling”, sarà addio a Fuorigrotta. Servono 300 milioni per uno stadio nuovo da circa 60 mila posti e per il centro sportivo. Il sindaco: “Valuteremo”

S’intravede solamente una dolorosa certezza, dopo l’ennesimo faccia a faccia interlocutorio (questa volta a cena) tra Gaetano Manfredi e Aurelio De Laurentiis: la città sta per perdere in maniera quasi definitiva l’appuntamento con gli Europei del 2032. Il presidente ha infatti comunicato ufficialmente al sindaco di non essere interessato al progetto di restyling del Maradona – giudicato non realizzabile del numero uno del Napoli – e di essere al lavoro per realizzare un nuovo stadio da 60 mila posti: senza presentare però ancora un progetto e con una tempistica dunque non conciliabile con le richieste ufficiali dell’Uefa, che entro 18 mesi aspetta di sapere dalla Figc quali saranno le cinque sedi italiane designate per ospitare la competizione continentale in programma tra 7 anni. Il “problema” quindi riguarderà d’ora in poi solo la amministrazione comunale. Se n’è invece lavato le mani e non per una ripicca il club azzurro, che si trova davanti al bivio più delicato della sua secolare storia e non può permettersi di sbagliare neppure una mossa.

Il Maradona – Lo stadio che porta il nome del Dio del calcio sarà ancora per poco tempo la casa del Napoli. Lo ha spiegato De Laurentiis a Manfredi durante la cena di lunedì sera, che dovrebbe aver messo finalmente il punto sull’estenuante telenovela. Il presidente non ritiente infatti fattibile il restyling a pezzi dello stadio e considera esorbitanti i costi per buttarlo completamente giù e ricostruirlo. Il sindaco ne ha preso diplomaticamente atto. «La società sta facendo le sue scelte e ci siamo confrontati sulla situazione. È ancora una fase interlocutoria, però: le valutazioni sono in corso». Ma il tempo per Euro 2032 sta quasi per scadere e l’amministrazione comunale sarà presto costretta probabilmente a interrogarsi pure sul futuro dell’impianto storico di Fuorigrotta. Per evitare che diventi una cattedrale nel deserto, se e quando la squadra cittadina andrà davvero via, le strade percorribili sono quelle dei concerti e della destinazion a manifestazioni sportive di altro tipo: dal rugby all’atletica. Diversamente i 5 milioni di costi annuali per la gestione saranno sempre più difficili da sostenere, senza avere un affittuario (da circa 1 milione) fisso.

Il nuovo stadio – De Laurentiis già in passato ha annunciato spesso – senza dare seguito alle sua parole – di voler lasciare il Maradona, ma l’ora dell’addio questa volta sembra essere davvero matura. Il Napoli ha infatti bisogno per sopravvivere ad alti livelli di uno stadio di proprietà, che garantirebbe da 70 a 100 milioni in più di vitali entrate all’anno. Non c’è più tempo da perdere e nel club non ci sono in questo senso più voci fuori dal coro. Adesso però bisogna passare dalla teoria alla pratica e non sarà facile navigando a vista come è successo finora. Il presidente sta infatti continuando a visionare di persona terreni su terreni, con il fido amministratore delegato Andrea Chiavelli. In ballo c’è tuttavia un investimento da 250 milioni per un impianto da 60 mila posti e – come con Conte nel settore tecnico – ci sarebbe bisogno per agire in modo davvero efficace di uno “special team”: figure con delle competenze specifiche di cui la società si è peraltro già dotata. Oppure la situazione di stallo rischia di prolungarsi troppo.

Il centro sportivo – In ballo c’è come detto il futuro del Napoli, che investendo nelle strutture diventerebbe oltretutto ancora più appetibile sul mercato, con una valutazione da 1 miliardo di euro che è la cifra minima nei pensieri di De Laurentiis per prendere in considerazione tra qualche anno un’ipotesi di cessione. Sono gli asset infatti a fare al differenza e vale anche per centro sportivo e settore giovanile, per cui bisogna ipotizzare da parte del club un ulteriore esborso da 50 milioni. La strada in questo caso è in discesa: la prima squadra resterà infatti nell’attuale Training Center almeno fino al 30 giugno del 2026 e nel frattempo sempre nella zona di Castel Volturno dovranno iniziare i lavori per costruire la nuova cittadella azzurra. Il presidente ha già individuato l’area – sempre di proprietà della famiglia Coppola – e le parti non sono lontane dall’accordo.

Il futuro – Uno nuovo stadio in periferia – ma sempre nell’area urbana – e il Training Center nel casertano. La strada per De Laurentiis è tracciata e al presidente basterà solo gettare le basi per il doppio investimento nelle strutture di proprietà del Napoli, anche senza accollarsi per forza di persona i 300 milioni complessivi di costi per realizzarlo. Il valore di mercato del club (con le autorizzazioni in tasca e i progetti già avviati) si impennerà infatti automaticamente e varrà la pena per un eventuale acquirente pagare un miliardo per rilevarlo. Nel frattempo toccherà al Comune evitare che il Maradona diventi una cattedrale nel deserto. Sarebbe un delitto.

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