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Juve e Inter, sfida tra opposti: Inzaghi corre per il primato

Allo Stadium scontro tra due filosofie di gioco. Motta riavrà Cambiaso, il tecnico nerazzurro sceglie ancora Taremi

Torino – Juventus e Inter non stanno correndo la stessa corsa, hanno traguardi diversi da raggiungere e il 2-2 di Lazio-Napoli ha fatto comodo a entrambe: è vero che potrebbero scornarsi negli ottavi di Champions, ma in campionato era dal 2021, l’anno dello scudetto nerazzurro di Conte, che non erano così lontane e tutto sommato indifferenti alle vicende altrui. All’epoca, l’Inter era già aritmeticamente campione, la Juve vinse (3-2) e riuscì ad agguantare il quarto posto, lo stesso obiettivo che si pone oggi: è una situazione che in qualche modo annacqua la rivalità e incoraggia i complimenti reciproci che i due allenatori si sono scambiati a distanza, malgrado i rapporti tra loro non siano stretti e nonostante delle ultime cinque sfide Inzaghi ne abbia vinta una soltanto, segno del disagio tattico che gli provoca il collega, anche se Motta dice di no: «Io e lui non scendiamo in campo, era solo un momento in cui il Bologna riusciva a mettere in difficoltà l’Inter». All’andata finì 4-4, i nerazzurri furono un tripudio di dominio e di errori in attacco come in difesa e si fecero rimontare due gol, come se il pensiero di chi avevano contro avesse portato loro via la lucidità. L’Inter, insomma, faticò a farsi una ragione della sua superiorità.

Le idee opposte di Thiago e Inzaghi

I due allenatori hanno modi opposti di concepire il calcio, a partire dal fatto che mai Thiago Motta s’affiderebbe alla difesa a tre né Inzaghi a quella a quattro. Inter e Juve sono le prime due in Italia per possesso palla, ma la gestiscono in maniera totalmente diversa: i nerazzurri non dribblano mai (nessuno meno di loro, in A) e superano le linee avversarie infilando gli spazi, i bianconeri lo fanno invece molto (solo il Milan di più) perché il loro obiettivo è recapitare la palla alle ali e poi affidarsi all’uno contro uno. L’Inter è la formazione che mette più spesso in fuorigioco gli avversari, segno che sa tenere la difesa alta e la squadra corta, mentre la Juve è quella che ci riesce meno, perché dopo l’infortunio di Bremer non può più permettersi di lasciare troppo spazio alle spalle dell’ultimo difensore, visto che nessuno ha le sue stesse capacità di recupero. Sono due semplici dati che indicano un modo completamente differente di stare in campo, cosicché la sfida presenterà una lunga serie di varianti tra cui i calci piazzati, che per l’Inter sono una risorsa tra le più preziose (già dieci gol su palla ferma) e per la Juve, che invece ne ha sfruttati appena tre, una croce.

Inzaghi, gli arbitri e la risposta a Conte

I veleni stavolta hanno impepato la sfida solamente di sponda, perché Inzaghi ha parlato di arbitri per rispondere implicitamente a Conte (d’altronde è con lui, che deve fare braccio di ferro): «Quando c’è un errore arbitrale a favore dell’Inter, si fanno trasmissioni su trasmissioni. Quando va contro di noi, non se ne parla quasi. Questo mi fa arrabbiare». Motta, da parte sua, ha dovuto fare per forza il neutrale: «Sono il primo a sbagliare, chi sono io per giudicare un arbitro? Noi possiamo solo aiutarlo con zero simulazioni, niente violenza nei falli e nessuna perdita di tempo». Si spera che le attenzioni se le prenderà chi giocherà, non chi fischierà: Inzaghi recupera Marcus Thuram ma dovrebbe cominciare Taremi, Thiago Motta riavrà Cambiaso e rilancerà Khephren Thuram e Koopmeiners («Non è contento di essere rimasto fuori in Champions») ma non Vlahovic. Conceiçao può rimpiazzare Yildiz.

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