TORINO – Siccome le parole sanno spesso quello che dicono, non sempre ma spesso, e hanno un corpo un po’ come le persone, va detto per cominciare che “conceiçao” in portoghese significa “concezione”: nel senso di essere concepiti ma anche, in accezione più ampia, come visione del mondo oppure, perché di questo si parla, come idea del gioco del calcio e dei suoi luoghi, nel nostro caso la porzione di campo che va dalla fascia laterale destra fino a centro, zigzagando come il cavallo degli scacchi. Ecco, dunque, che l’ottimamente concepito Francisco Conceiçao risolve la dynasty bianconerazzurra segnando il gol di piombo, di ghisa e di marmo nella notte in cui hanno camminato sul prato dello Stadium pure i figli di Thuram e quello di Weah, fantasiosamente mescolati.
I tanti figli di papà nel calcio
È un tempo così, una stagione così. Non proprio come i figli dei notai che finiscono quasi sempre col fare i notai, e pure quelli dei commercialisti, dei dentisti e talvolta dei giornalisti, i figli dei calciatori importanti seguono quasi in gruppo la medesima strada, seppure con esiti diversi e niente affatto scontati. Si possono, certo, ricordare a volo d’angelo i Mazzola e i Maldini, e nel frattempo si consideri che ieri, in Cesena-Pisa, tra i toscani c’era un Buffon (figlio di Gigi) tra i convocati mentre il portiere dei romagnoli è Klinsmann (figlio di Jurgen). In attesa delle magie del piccolo Del Piero all’Empoli.
I gol pesanti di Chico Conceiçao
L’ottimamente concepito è figlio di Sergio, oggi allenatore del Milan, il quale da laziale segnò tre volte all’Inter (l’ultima 26 anni fa: 1-0 a Roma, era febbraio) e poi ci giocò pure. Il figlio Chico, il cui idolo era manco a dirlo CR7 di cui ora veste la maglia, di solito entra dopo, stavolta invece ha premiato la scelta di Thiago di eleggerlo titolare: terzo gol in campionato, quinto totale. Con il Psv, cinque giorni prima, aveva propiziato il 2-1 di Mbangula.
Papà Thuram nervosissimo in tribuna
È stato un affare di famiglia, di una famiglia allargata e trasversale, questa edizione di Juve-Inter. Francisco che fa gol, Kephren Thuram che gioca dall’inizio con i bianconeri, il fratello Marcus che entra nella ripresa con i nerazzurri, delude e poi spreca, il padre Lilian che assiste in tribuna dove si siede spessissimo, da ex juventino. Giacca a vento color vinaccia, cappello a larga tesa bianco e nero (ovvio), il primo e sommo Thuram (non solo per questioni anagrafiche) si sarà compiaciuto dei suoi Karamazov che, sfiorandosi in campo, si spingevano e stuzzicavano come due cuccioli. “Mi è sembrato di tornare bambini, quando io e Marcus giocavamo a pallone in giardino” ha detto il trecciolone della Juve, “anche se il più nervoso stasera era nostro padre”. Intanto, il figlio unico Weah ripensava, forse, al gol che segnò, qui, al Milan, la squadra di babbo George, ex rossonero ma con il cuore bianconero, com’è noto.
L’unghiata che ha deciso la partita
L’unghiata dell’ottimamente concepito Chico è stata introdotta e ispirata dal giocoliere Kolo Muani, che si è messo a ballare ritmi esotici e dopo qualche passo di merengue ha offerto al numero 7 il più invitante dei palloni per il più mancino dei tiri. In attesa, eventualmente, di suoi figli futuri sui quali mettere un’opzione, la Juventus si gusta il piccolo Thuram, il piccolo Conceiçao e il piccolo Weah. Padri, figli e spirito, tanto.