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Da Montella a Palladino, storie di intuizioni felici. Ora ci prova il Parma con Chivu

Dalle giovanili alla prima squadra, azzardi che spesso funzionano

Il passaggio di un allenatore dalla Primavera alla prima squadra implica una serie di domande cui solo il futuro darà risposta, sempre a patto che ci sia un futuro. Tutti i dubbi alla fine si risolvono e convergono in un unico interrogativo. Questo: “E’ pronto?”. Cristian Chivu, nominato neo allenatore del Parma al posto dell’esonerato Pecchia, parte da tale condizione, il resto dovrà dimostrarlo lui. Lo consoli sapere che nella storia recente e antica del calcio, di absolute beginners ce ne sono stati tanti, così come tante e variegate sono le traiettorie più o meno felici dei loro percorsi professionali. Rapidissima è stata l’escalation di Fabregas a Como, ma si tratta di predestinato quindi di eccezione; alla pari di Pirlo, che – in teoria – avrebbe dovuto farsi le ossa con l’Under 23 della Juve prima di sedersi – per l’inattesa piega degli eventi – sulla panchina più prestigiosa del club bianconero.

Palladino, la scommessa vinta di Galliani

Ha saputo conquistare credibilità il Palladino che – nel settembre 2022 – prese in corsa il Monza. Fu una scommessa (vinta) di Galliani, che colse nel debuttante la scintilla dell’allenatore. Non gli era andata bene – qualche anno prima – quando nel 2016 aveva affidato nel finale di campionato la guida del Milan a Brocchi, che fin lì aveva allenato la Primavera. Miglior invece, anche se non nell’immediato considerato il 10° posto finale dei rossoneri, la scelta fatta nel 2014 con Pippo Inzaghi, a dimostrazione che anche il debuttante ha bisogno di maturare per trovare il suo posto nel mondo.

Lotito, il no di Bielsa e l’intuizione Inzaghi

Intuizione felice è stata quella di Lotito. Perso Bielsa, che strappò con il club nell’imminenza del ritiro estivo, il presidente della Lazio arruolò in fretta e in furia Simone Inzaghi, che però aveva fatto lunga gavetta (sei anni) nelle giovanili del club e che proprio per testarsi con un livello più competitivo, sembrava destinato ad iniziare la sua carriera alla Salernitana, in Serie B. Ma quando l’occasione si manifesta, buona cosa è prenderla al volo. E poi: o la va o la spacca.

Montella, dai Giovanissimi alla Roma

Montella, quando nel 2011 a soli 36 anni, venne promosso sulla panchina della Roma direttamente dalla categoria Giovanissimi; riuscì ad assorbire con eccellente solidità il salto. Più a intermittenza ha brillato la luce di Stramaccioni. Era il 2012 quando – in seguito a innamoramento di Moratti – il tecnico si ritrovò catapultato dalla panchina della Primavera, con cui aveva vinto la “Next Generation Series” (l’equivalente della attuale Champions League dei giovani), alla prima squadra. Bene benissimo all’inizio, poi un lento declinare di livello. Alti e bassi, per tornare ai giorni nostro, anche quelli di Bocchetti: allenava i ragazzi del Verona, venne promosso (senza patentino) in prima squadra, centrò una salvezza miracolosa. Allenatore in tutto e per tutto, poi arrivano i guai, vedi l’esonero a Monza questa settimana.

La ‘promozione’ di Guardiola

Non può fare giurisprudenza – invece – Pep Guardiola, che nell’estate del 2008 passa direttamente dalla squadra B del Barcellona al Nou Camp, scelto da Laporta in sostituzione di Rijkaard (percorso simile quello di Luis Enrique: dalle giovanili blaugrana alla Roma). Un po’ più leggibile nel suo contorno la traccia di Xabi Alonso: dalla seconda squadra della Real Sociedad al Bayern Leverkusen, dai ragazzi alla Bundesliga.

L’impresa di Invernizzi con l’Inter

Ma non a tutti capita di riuscire nell’impresa di Giovanni Invernizzi, allenatore della Primavera dell’Inter nell’anno di grazia 1970 quando Fraizzoli gli consegna a campionato in corso la prima squadra. “Robiolina” – così lo chiamavano per via della parentela con la famiglia che produceva i famosi latticini – sapeva come gira il mondo. Così si affidò ai veterani di quella squadra – Mazzola, Burgnich, Facchetti, Jair – e cavalcò verso la conquista dello scudetto.

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