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La Norvegia ha scelto il suo nemico: il Var

La rubrica “È sempre domenica”

Nel bar sport all’aeroporto di Oslo, mentre la televisione trasmetteva la vittoriosa partita in Europa League dei norvegesi del Bodø (i “salmonari” di Mourinho), il pubblico presente più che tifare a favore lo faceva contro: contro il Var. L’Europa si sta dividendo e questo si sa. Su tutti i fronti. Prima la Svezia, unico Paese a non aver accettato il super-arbitraggio tecnologico. Ora la Norvegia, a cercare di eliminarlo. I tifosi hanno già detto la loro nel campionato scorso (terminato a dicembre) lanciando in campo crocchette di pesce e tappi di sughero. Diciannove club su 32 li hanno ascoltati votando per l’abolizione con la vaga formula “appena possibile”. Nel prossimo fine settimana toccherà alla federazione (fin qui favorevole per conformismo) l’ultima parola, prima che il campionato ricominci.

La Scandinavia, un mondo calcistico a parte

La Scandinavia era e resta un mondo a parte. Ha concepito i migliori sistemi politici del Novecento, oscillando tra socialdemocrazia e conservatorismo compassionevole. Tasse alte, assistenza sociale, redistribuzione del reddito, riduzione delle diseguaglianze e dello stress da carriera e affermazione sociale. Resta però altissimo il tasso di suicidi. La soglia di irrinunciabilità della vita può anche dipendere dalla lucidità di chi valuta. In Norvegia i tifosi non sono proprietari di fatto delle società di calcio, ma lo sono moralmente. Non investono in azioni ma in passione, sostegno e, in definitiva, biglietti e abbonamenti tv, ottenendo legittimazione. Si giocano notturne sotto il sole di mezzanotte, si respira incertezza e si esportano talenti.

Chi decide le regole del gioco?

Il punto centrale sollevato dalla rivolta scandinava è: chi decide le regole del gioco? La federazione, i presidenti o gli appassionati? Con la prima espressione si fa riferimento a un gruppo di uomini che si riunisce in stanze ben foderate a cui ha guadagnato accesso attraverso meccanismi di scelta. Con la seconda a chi ci mette i soldi (ma diventa sempre più difficile individuare in una persona fisica, piuttosto un’entità distante sentimentalmente e geograficamente). Il terzo soggetto lo trovi sugli spalti o sul divano, agitato, felice o disperato. I dirigenti federali (salvo eccezioni) durano una generazione, i presidenti anche meno, i tifosi una vita. Nel corso di questa hanno visto cambiare il gioco che amano in maniera che è sempre stata presentata come ineluttabile e non hanno mai avuto modo di esprimersi al riguardo. Invece delle crocchette, una scheda ai tornelli, un referendum popolare, una domenica di maggio, prima che finiscano il campionato, l’anomalia scandinava e il gioco stesso.

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