TORINO – Tra la Juventus e Vlahovic è in corso una guerra di nervi in cui tutti si stanno sforzando di tenerli distesi, perché il primo a cui salteranno perderà fatalmente il braccio di ferro. Per ora il confronto va avanti tra silenzi, bluff e occhiate sospettose: nessuno può permettersi di scoprire le carte e, soprattutto, di fare concessioni o mostrare debolezze, perché sembra davvero una partita di poker.
Vlahovic, la Juve e l’appuntamento per il rinnovo
La società e l’entourage del giocatore avevano rinviato ogni negoziazione sul rinnovo del contratto – che, in soldoni, significa negoziare il futuro dell’attaccante – a febbraio, una volta chiuso il mercato invernale. A oggi, però, non c’è un appuntamento fissato perché nessuna delle parti, in questo momento, ha interesse a forzare la situazione. È una mano a poker, dove ognuno aspetta la mossa altrui.
Il comportamento irreprensibile di Vlahovic
È per questo che da quando ha perso il posto (prima di Cagliari, l’ultima da titolare in campionato risaliva al 29 dicembre) Vlahovic si è comportato scrupolosamente bene: non ha esternato segni di nervosismo, non ha detto cose né fatto gesti che potessero innescare polemiche (in passato, invece, ci era cascato spesso: è il suo carattere), non ha tenuto il muso con Thiago Motta né si è lamentato con lui per l’improvvisa retrocessione a riserva fissa (contro Inter e Como non l’ha fatto neanche alzare a scaldarsi), non ha chiesto spiegazioni, ha festeggiato visibilmente i gol dei compagni, a cominciare da quelli di Kolo Muani, e insomma non ha dato né all’allenatore né al club alcun appiglio per potersi lamentare di lui, per poterlo accusare di qualcosa.
C’è voluto del sangue freddo, perché per un giocatore abituato a essere un titolare indiscusso e il frontman della squadra, oltre a essere il più pagato e quello che è stato pagato di più, non è facile finire improvvisamente ai margini, prendere atto che il nuovo arrivato ha già stregato dirigenti, tecnico e tifosi, accettare un ruolo marginale e, di conseguenza, le incognite di un futuro incerto. Ma è così che i suoi manager gli hanno consigliato di comportarsi: non facendo una piega. Se ci sarà da andare allo scontro lo faranno loro, dietro le quinte.
Motta: “Vlahovic dà tutto e rispetta le decisioni”
La società, da parte sua, fa finta di nulla. Se c’è da elogiare Vlahovic in diretta tv, Giuntoli lo elogia. Thiago Motta domenica sera è andato anche oltre: “Io e lui abbiamo un rapporto fantastico, meglio di così è impossibile. È un ragazzo che ha una testa forte, sa come funziona la nostra filosofia, si allena sempre bene, si mette sempre in condizione di aiutare i compagni o all’inizio o a gara in corso. La sua gestione è facile perché in campo dà tutto e rispetta le decisioni. I giocatori che non giocano non sono mai felici, ma devono accettarlo e reagire allenandosi al massimo. A Cagliari non ha fatto soltanto il gol, ma anche dato aiuto alla difesa con la prima pressione e venendo incontro per giocare con i compagni”. Pensate cosa avrebbe detto, Thiago Motta, di uno che invece ritiene meritevole di giocare sempre da titolare.
Tra Juve e Vlahovic, ognuno aspetta la mossa dell’altro
È evidente come nel comportamento reciproco ci sia una certa quota di bluff. E la sensazione è che ciascuno aspetti il punto di rottura dell’altro. Chi sarà il primo a cedere? Sarà Vlahovic, a cui in questi due mesi è stato sostanzialmente anticipato cosa lo aspetterebbe se si ostinasse a rimanere alla Juve anche nella prossima stagione, quella che lo porterà allo svincolo, senza non rinnovare (al ribasso) il contratto? Oppure sarà la società, che corre il rischio di tenersi sulle croste, a prezzo carissimo (nel 25/26 costerà, al lordo, oltre venti milioni di solo stipendio), un giocatore emarginato dal progetto tecnico che può liberarsi a costo zero tra quindici mesi?
I grandi club freddi a gennaio
La Juve è convinta che Vlahovic non si rassegnerà mai a restare in panchina per un anno intero e quindi finirà per cedere e accettare una destinazione anche non ottimale e uno stipendio inferiore a quello che deve garantirgli alla Juve. Durante il mese di gennaio il suo manager, Darko Ristic, ha bussato alle porte di moltissimi top club, ricevendo però un’accoglienza freddina. D’altronde il suo assistito non viene da stagioni particolarmente brillanti anche se di gol non ha mai smesso di segnarne, non però abbastanza per essere inserito tra gli attaccanti di prima fascia.
Cosa serve per un futuro insieme
In questo momento sembra che sia Vlahovic sia la società siano in un vicolo cieco, in una fase di stallo da cui si può uscire solamente riannodando i rapporti, ripristinando la reciproca fiducia e quindi tornando a investire su un futuro in comune, il giocatore accettando di ridursi (di brutto) lo stipendio, la società (e l’allenatore) rimettendolo al centro del progetto tecnico, che adesso è decisamente orientato su Kolo Muani, senza dimenticare l’intatta passione di Giuntoli per Osimhen. Nel frattempo, bisogna far finta di vivere felici e contenti, almeno fino a giugno. O fino a che il contratto non li separi.