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Le mosse della riscossa: Conte recupera Olivera, contro l’Inter sarà 4-3-3

L’emergenza si attenua, indisponibile solo Neres. Altro cambio di modulo: l’uruguaiano in difesa, Spinazzola nel tridente. Il ko di Como brucia, ma nessun processo. Rivisti in sala video gli errori commessi.
Pomeriggio di riposo

Nessun processo. Ma l’esigenza di correre ai ripari c’è, su tutti i fronti. Antonio Conte e i giocatori si sono guardati negli occhi ieri a Castel Volturno, dopo aver esaminato in sala video gli errori commessi a Como. Non dovrebbero esserci in programma per i prossimi giorni sedute doppie, perché soprattutto dal punto di vista psicologico c’è bisogno in primis di un momento di scarico. Il Napoli ha accusato il colpo e pesa l’improvviso black-out, con l’ultima vittoria che risale allo scorso 25 gennaio con la Juventus. Sabato al Maradona arriva l’Inter (ore 18) e occorre un’inversione di tendenza, al di là delle suggestioni e del fascino di 90’ molto attesi dai tifosi, che nonostante la delusione vogliono continuare a sognare lo scudetto. Gli azzurri hanno però innanzitutto l’esigenza di invertire il trend negativo delle ultime settimane, per non compromettere il percorso di una stagione che era stata a lungo esaltante e sta rischiando invece di trasformarsi alla resa dei conti un’aspra salita.

Un mese senza vittorie, per fortuna del Napoli il più breve dell’anno. Febbraio è stato orribile: 3 pari (con altrettante rimonte subite) e la resa di domenica mattina a Como, costata il primato. I problemi della squadra di Conte erano evidenti da settimane, ormai, ma la contemporanea frenata delle inseguitrici aveva permesso agli azzurri di nascondere la polvere sotto al tappeto, nella speranza che il periodo di difficoltà si esaurisse senza fare troppi danni. Invece alla fine i nodi sono venuti al pettine lo stesso e nel momento meno opportuno, con dietro l’angolo la sfida al vertice contro l’Inter. Lo scettro del comando ha infatti cambiato padrone ed è un duro colpo per il morale di Di Lorenzo e compagni, oltre che per quello dei 55 mila tifosi che hanno polverizzato con largo anticipo tutti i biglietti. L’euforia si è trasformata in preoccupazione e c’è poco tempo per metabolizzare la realtà: la lepre adesso è inseguitrice.

Il Napoli è la squadra che ha passato più tempo al vertice della classifica. Ma per rimanere lassù così a lungo è andato spesso al di là dei suoi limiti: ingigantiti dall’emergenza dell’ultimo mese e mezzo (5 infortuni seri) e dall’harakiri del mercato invernale: di cui si è assunto pubblicamente per tutti la paternità il direttore sportivo Giovanni Manna. Conte non a caso ha utilizzato spesso il termine “resilienza”, per descrivere l’ostinazione con cui il tecnico leccese e i suoi giocatori si sono aggrappati con tutte le loro forze al primato, finendo per portare il motore degli azzurri prima al limite e poi fuori giri. Il crollo psicofisico nel secondo tempo di Como è stata la somma delle difficoltà superate a fatica nelle precedenti sfide con Roma, Udinese e Lazio. La misura era colma e alla fine la resa è arrivata, complice il cambio in corsa del modulo tattico (con il passaggio al 3-5-2 imposto dall’emergenza) che ha aggiunto alla stanchezza pure un po’ di confusione.

Il prezzo più alto lo hanno pagato i difensori, tant’è che dopo i 4 gol subiti negli ultimi 180’ il Napoli non ha più la migliore difesa del campionato. Conte lo sa e grazie al recupero di Olivera si prepara contro l’Inter a ritornare subito al passato, rispolverando il più collaudato modulo 4-3-3. Ma pure la restaurazione comporterà i suoi rischi, perché come esterno del tridente non si è mai trovato a suo agio Raspadori: a segno contro Lazio e Como giocando da seconda puntata. La coperta è corta ed è poco pure il tempo a disposizione per rattopparla, con l’Inter dietro l’angolo. Niente giorno di riposo per gli azzurri al rientro dalla trasferta in Lombardia, anche se forse la squadra avrebbe avuto bisogno di staccare un po’ la spina. Lavoro, lavoro e lavoro: è questa la ricetta a Castel Volturno per uscire dal tunnel. Se non altro non c’è più il peso di un primato da difendere e i giocatori potranno dunque presentarsi alla resa dei conti del Maradona con la testa un po’ più sgombra. Lo scudetto non è mai stato nei piani in questa stagione ed è mancata la volontà sul mercato di trasformare il sogno in realtà. Con un solo punto di distacco dalla vetta a 12 giornate dalla fine, però, il vero delitto sarebbe alzare in anticipo bandiera bianca. Febbraio sta per finire e i 55 mila tifosi attesi sabato a Fuorigrotta si aspettano un colpo di coda. È l’ora dell’orgoglio.

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