TORINO — È la prima volta, in questo campionato, che la Juventus gioca sul serio il gioco dello scudetto ed è ovvio che se non batterà l’Atalanta (stasera alle 20.45, Dazn) sarà quasi certamente pure l’ultima: è una delle tante stranezze della stranissima stagione bianconera, di questo inverno in bilico continuo tra lo scontento (tre coppe sono andate dolosamente in fumo) e l’utopia seminata nei giorni della rivoluzione estiva e in fioritura adesso, decisamente tardiva. Ma nel pallone non è mai troppo tardi, o quasi mai.
Motta: “Troviamo l’equilibrio per non avvantaggiare gli avversari”
In realtà, è la Juventus per prima a non sentirsi da scudetto, perché è stata costruita per prendere forma e forza nel futuro e perché tutti avevano la consapevolezza che il lavoro di Thiago Motta non avrebbe dato risultati a stretto giro, ma gli sarebbe servito del tempo. Quel tempo è arrivato? Forse ancora no, perché è l’allenatore stesso a percepire nella squadra delle fragilità che sono non solo tattiche, dei limiti che sono non solo tecnici: «Ho giocatori», racconta, «che è dal primo giorno che si impegnano al massimo e si mettono tantissima responsabilità addosso», ma fanno fatica assai a reggerla. «Dobbiamo trovare un equilibrio, perché giocando con quel peso addosso dai un vantaggio all’avversario, specie in casa. Ci vuole equilibrio tra responsabilità e gioco».
Gli obiettivi della Juventus
La squadra giovane vive infatti i gol come una liberazione, le vittorie come un sollievo: non danno gioia, ma tregua tra una pressione e l’altra. Mettersi in testa un’idea inimmaginabile potrebbe però aiutare a recuperare la leggerezza che manca: in fondo la Juventus aveva il mandato di raggiungere gli ottavi di finale di Champions, di non farsi cacciare dalla Coppa Italia in quella maniera e di mettersi in tasca il quarto posto, ma nessuno le ha mai chiesto (perlomeno, non gliel’ha chiesto la dirigenza) di correre la corsa allo scudetto. Adesso che può godersi lo sfizio di guardare avanti, e non sempre e solo alle spalle, può perciò imparare a giocare senza quell’ansia da prestazione che la attanaglia. «Specie in casa», dice Motta, perché allo Stadium il clima è spesso pesante e i fischi arrivano in fretta anche se non è prevenzione, ma sono le aspettative che si erano create dopo il siluramento di Allegri e la lussuosa campagna acquisti. La pazienza a un certo punto è stata consumata.
L’occasione della Juventus
Stasera è però la sera che può cambiare il corso di una stagione. Battendo l’Atalanta la Juventus può salire al terzo posto, posizione che non occupa dalla nona giornata, ma Thiago non indica l’orizzonte, non butta lo sguardo oltre: «In settimana abbiamo lavorato a livello tecnico, fisico e psicologico esclusivamente in funzione di questa, non ha senso consumare energie pensando ad altro». Resta però la suggestione di quello che può accadere, di quello che accadrebbe se eccetera eccetera, mentre il discorso che riguarda l’Atalanta è uguale e contrario: lei allo scudetto pensa da settimane, ma si è incagliata proprio quando avrebbe potuto dare l’accelerata fatale, pareggiando in casa partite che avrebbe dovuto vincere, cosa che a Bergamo non le accade da prima di Natale. Fuori casa invece i nerazzurri esondano, hanno collezionato più punti di tutti, non conoscono sconfitte da agosto e nelle ultime due trasferte hanno segnato dieci reti. Del suo vecchio allenatore Gasperini, Motta dice che «mi fece ritrovare il sorriso, il piacere di giocare in un momento per me molto difficile»: in cuore suo, confida che succeda di nuovo.