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Conte, appello alla compattezza. “Ora fidatevi di me”

Il tecnico in visita al complesso monumentale della Reggia di Caserta: una giornata di relax ma sempre concentrato sulla volata scudetto

Stregato dai tifosi. «Il Maradona è stato uno spettacolo: non mi ero mai emozionato tanto da quando facciio questo mestiere». Ma pazzo pure della città e dei suoi dintorni, come Antonio Conte ha confermato ieri mattina facendo visita alla Reggia di Caserta. Un po’ turista e un po’ ambasciatore, come era già successo la settimana scorsa con il doppio blitz al teatro San Carlo e a Scampia, sempre approfittando del giorno di vacanza concesso alla squadra. Da oggi però il Napoli torna in campo e l’allenatore si concentrerà al massimo sulla insidiosa trasferta di domenica a Venezia (ore 12.30). Da verificare le condizioni dell’affaticato McTominay, corsa contro il tempo per il recupero di Neres. Mancano appena dieci tappe al traguardo della volata scudetto ed è l’ora della verità.

Tre parole, ma suffragate da 60 punti in classifica e soprattutto da una quantità extra large di fatti. «Fidatevi di me». Conte ha rotto gli indugi dopo la vittoria con la Fiorentina, col duplice intento di massimizzare la compattezza dell’ambiente intorno al Napoli e togliersi qualche sassolino dalle scarpe, avendo tollerato per sette mesi delle critiche a suo giudizio infondate e che il tecnico leccese non si aspettava nemmeno di ricevere. Sulla panchina azzurra l’ex ct della Nazionale era arrivato infatti con la difficile missione di rimettere in linea di galleggiamento una nave affondata e invece ha dovuto convivere spesso con un clima di inopinato scetticismo, che si è appoggiato di volta in volta su diverse e sovente strumentali motivazioni. Dalla qualità del gioco degli azzurri alla scelta del modulo, dall’acquisto caldeggiato di Romelu Lukaku alla carenza di incisività della squadra in zona gol. Parva materia in tutti i casi, però, classifica alla mano. Il secondo posto a -1 dall’Inter all’inizio della stagione era impensabile e adesso basta e avanza per zittire gli irriducibili denigratori del tecnico pugliese, che è sempre andato avanti per la sua strada e si è guadagnato sul campo il diritto di competere fino alla fine per lo scudetto: pretendendo, tuttavia, che per nessuno si possa confondere con un obbligo.

Per questo Conte ha messo le carte in tavola dopo la vittoria con la Fiorentina: chiedendo all’ambiente di essere ancora più unito. La stragrande maggioranza dei tifosi sono con lui e la consapevolezza di avere un popolo intero alle spalle può diventare per il Napoli l’arma in più, nel serrato sprint a tre per il primato. Ma il tecnico leccese sa che la lotta contro Inter e Atalanta rimane impari (“Loro hanno organici costruiti per l’Europa, noi invece no”) e non vuole più sentire voci fuori dal coro: potenzialmente nocive per morale e autostima del suo gruppo. «Stiamo facendo qualcosa di straordinario e non era così scontato, con tutti gli infortuni che abbiamo avuto e la cessione del giocatore più forte che avevamo. Ogni volta troviamo la pezza giusta per risolvere i problemi, altrimenti non potremmo essere lassù».

Altro che sostegno a scatola chiusa, insomma. Conte è convinto di essersi guadagnato un credito plebiscitario sul campo e ora pretende di riscuoterlo. «Fidatevi di me». Su Lukaku ha avuto ragione lui: 10 gol e 8 assist per Big Rom. Idem per gli acquisti di Neres, McTominay e Gilmour, che è esploso nelle ultime gare e non fa sentire l’assenza di Anguissa. Idem per i continui cambi di modulo: dal 3-4-2-1 iniziale al 3-5-2 attuale, passando per il 4-3-3 e il 4-2-4. Il Napoli ha imparato a giocare in tanti modi e paga il gran lavoro fatto dal tecnico con il suo staff, capitanato da Lele Oriali. Gli azzurri non hanno sbagliato una mossa e sono stati più forti degli errori gravi commessi dalla società nel mercato di gennaio. Un autogol che poteva essere pagato con l’addio al sogno scudetto.

Il Napoli invece è ancora lì e Conte sa come restarci: in primis compattando a modo suo l’ambiente, pure vivendo la realtà che lo circonda da turista. «Questa è una città straordinaria e mi entusiasma viverla, anche fuori dal campo». Nulla a che vedere con la vita da eremita fatta da Luciano Spalletti nella stagione del quarto scudetto. Antonio non si isola, chiama a raccolta tutto il suo popolo. «Ora fidatevi di me». Il sogno tricolore condensato in uno slogan.

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