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Bove: “Il futuro mi spaventa. Se riguardo le immagini del malore non sto bene”

Nell’intervista al Bsmt di Gazzoli su YouTube il racconto di quel momento durante Fiorentina-Inter di dicembre

“Quando hanno annullato il gol a Lautaro già sentivo girare la testa, ma al cuore non sentivo nulla, zero. Pensavo che il giramento di testa fosse dipeso da un problema di alimentazione, mi sono accasciato per far finta di allacciarmi le scarpe, ma forse ho fatto peggio.

Poi, quando mi sono svegliato in ospedale mi toccavo le gambe, la testa, pensavo di aver fatto un incidente ma non sentivo niente al cuore. Mi hanno raccontato che in ambulanza ho fatto un bel casino dopo che mi hanno rianimato. Ero agitato, prendevo a morsi tutti, ma non mi ricordo niente di tutto questo, nemmeno delle visite fatte dalla mia famiglia il giorno dopo”. A distanza di qualche mese dal malore avuto al diciassettesimo minuto di Fiorentina-Inter del dicembre scorso, Edoardo Bove parla di quegli istanti sul campo del Franchi, fatti di paura e sgomento. Una confessione di oltre un’ora e mezza realizzata al Bsmt di Gianluca Gazzoli su YouTube, anch’esso portatore dall’età di quindici anni di un defibrillatore sottocutaneo: “Inizialmente non mi davano fastidio le immagini, adesso riguardandole torno indietro con la memoria e non sto bene – ha proseguito Bove – mi vengono tanti interrogativi: perché a me?, perché non posso più giocare? So di essere stato fortunato ma qualche domanda me la pongo ancora”. Già, il tornare a giocare a pallone, la sua grande passione. Bove ha parlato dell’iter che dovrà affrontare nei prossimi mesi: “Sto approfondendo il discorso legato alla visita medica italiana con il defibrillatore sottocutaneo. Il defibrillatore non ti consente di fare un determinato sport a livello agonistico, ma non ti impedisce di avere un certificato agonistico. In Italia per ora non è consentito giocare con il defibrillatore, nemmeno in Nazionale.

Nel caso in cui mantenessi il defibrillatore non potrei più giocare in Italia, è una cosa legata alla legge più che medica. All’estero firmi un certificato in cui ti prendi la responsabilità di quello che succede e puoi giocare. Avrò delle visite importanti, che mi diranno se potrò togliere il defibrillatore e che controlli dovrò fare, ma ancora non c’è stata una diagnosi vera e propria e questa è la cosa peggiore. Ancora non mi precludo niente, posso fare quante visite voglio, ma alla fine conta la mia tranquillità mentale. Se non mi sentissi sicuro senza defibrillatore non inizierei mai a giocare”. Bove non ha chiuso alla possibilità di giocare all’estero: “Proverei volentieri a ri iniziare a giocare, soprattutto per tutti i sacrifici che ho fatto. Lo devo alla mia famiglia, a me, e alle persone che mi vogliono bene. Ovviamente analizzerò il mio stato d’animo ma non mi sento di mollare vista la mia età. In questo momento mi spaventa il futuro, il calcio è sempre stato la mia unica strada e adesso sto iniziando a vivere una vita diversa. Mi sono sempre sentito supereroe, adesso sono più vulnerabile”.

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