TORINO — La Juventus riparte oggi come se nulla fosse successo, con una seduta d’allenamento che sarà principalmente di scarico. In realtà dopo il secondo crollo in una settimana, quello del Franchi di Firenze, a scaricarsi non dovrebbero essere soltanto i muscoli, ma soprattutto la testa: su questo lavorerà Thiago Motta nel tentativo di rimettere in piedi una stagione che, se dal punto di vista numerico è ancora recuperabile, da quello psicologico sembra già essere arrivata ai titoli di coda. Non sarà semplice, visto che la squadra è divisa in parti e lo sarà per buona parte delle due settimane: tredici convocati con le nazionali, gli infortunati, i reduci alla Continassa.
La Juventus in cerca di una reazione
“Ci vuole equilibrio, non si può andare dalle stelle alle stalle, è un momento molto delicato – aveva spiegato Cristiano Giuntoli pochi minuti dopo il tracollo di Firenze –. Nei prossimi giorni in maniera molto lucida cercheremo di analizzare quello che è da rimettere a posto”. Sarà dunque una settimana di confronti e di analisi, di approfondimenti e di colloqui tra Motta e il direttore dell’area sportiva bianconera. Due destini legati, un progetto in comune che il dirigente toscano, arrivato per risollevare le sorti della società, è ancora convinto di affidare all’allenatore italo-brasiliano. Nella pancia del Franchi c’è stato il primo confronto tra Giuntoli e la squadra: non perché consideri Motta esente da errori, ma per sottolineare che quando si vivono momenti difficili, nessuno può ritenersi esente da colpe. Colloqui che proseguiranno anche in questi giorni, per ricucire uno spogliatoio che al momento sembra non procedere unitamente nella stessa direzione.
Con chi lavorerà Motta in queste due settimane
Nel giorno della ripresa la squadra si allenerà alla Continassa a ranghi ridotti: senza tredici nazionali, compresi gli U21 Mbangula e Rouhi, senza gli infortunati Bremer, Milik, Cabal e Douglas Luiz, con Cambiaso che questa mattina è entrato zoppicando al J Medical, per capire in che condizioni fosse la sua caviglia sinistra: niente di grave alla fine, risponderà alla convocazione di Spalletti. All’orizzonte la sfida con il Genoa del 29 marzo, forse meno impegnativa, almeno secondo la classifica, rispetto ad Atalanta e Fiorentina, ma pesante mentalmente. Forse è proprio questo che caratterizza i momenti difficili: ogni partita sembra quella decisiva. Contro i rossoblù lo sarà ancora di più, visto che la successiva sarà lo scontro diretto contro la Roma, ormai a una vittoria dall’aggancio ai bianconeri. Un gruppo da ricostruire mentalmente, da rinforzare nelle certezze, da depurare dalle paure: tuttavia, senza poter lavorare collettivamente se non a pochi giorni dal match con il Genoa, la strada parte in salita.
La partenza di Vlahovic, Yildiz, Nico e Koopmeiners
Vivranno quasi due settimane lontano Vlahovic e Yildiz, rimasti a osservare i compagni mentre crollavano a Firenze, oltre a Nico Gonzalez e Koopmeiners, che a dispetto di prestazioni nettamente al di sotto delle aspettative restano scelte reiterate per Motta. Lo spogliatoio, sentendo Di Gregorio, è ancora con il tecnico: difficile però pensare che il centravanti serbo, ormai ai margini della squadra e reduce da tre partite senza minuti nelle ultime sei, di cui una sola giocata interamente, stia vivendo con serenità il momento. Se ha perso definitivamente il posto in bianconero, con la Serbia è ancora tra i convocati del ct Stojkovic, così come Yildiz in quelle di Montella: per stabilizzare la Juventus e la panchina di Motta, servirà anche il loro apporto.