MILANO – La questione della raccolta di immagini biometriche allo stadio arriva in Parlamento. Con un’interrogazione urgente al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, i senatori democratici Antonio Nicita e Filippo Sensi chiedono chiarimenti sulla legittimità della raccolta e dell’utilizzo dei dati degli spettatori. Il sistema in uso all’Olimpico e a San Siro, fornito dalla società Reco 3.26, prevede che ogni persona che supera i tornelli (a Milano solo in curve e settori ospiti) venga fotografata. Le immagini vengono poi immagazzinate in server chiusi, accessibili alle forze dell’ordine che – in caso allo stadio sia commesso qualche presunto reato – confrontano automaticamente i volti di chi ha commesso l’illecito con quelli raccolti nella banca dati, arrivando a dare loro un nome. “L’obiettivo è identificare con certezza i responsabili di eventuali disordini, senza compromettere la privacy di chi rispetta le regole”, dice Luigi De Siervo, amministratore delegato della Serie A. Un’affermazione che i due senatori del Pd contestano.
L’interrogazione urgente
Nell’interrogazione urgente depositata da Sensi e Nicita, si legge: “Fino alla fine del 2025 vige una moratoria sull’installazione e sull’utilizzo di impianti di videosorveglianza con sistemi di riconoscimento facciale attraverso l’uso di dati biometrici, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, da parte delle autorità pubbliche o di soggetti privati”. Si chiede al ministro di chiarire, fra l’altro, “se e quale sia la base giuridica che legittimerebbe il trattamento massivo di dati biometrici strumentale al funzionamento del sistema riportato in premessa o se, al contrario, tale trattamento integri una violazione della disciplina vigente in materia”. E di esplicitare anche “se i cittadini, i cui dati biometrici sembrano essere raccolti per il solo fatto che entrano in uno stadio, siano a conoscenza e pienamente avvertiti di un sistema di riconoscimento facciale”.
Le accuse del Pd
Uno degli argomenti che la Lega Calcio utilizza per sostenere la legittimità del sistema di Reco 3.26 è un’autorizzazione preventiva all’attivazione del servizio che avrebbe ricevuto dall’Autorità garante per la privacy. I senatori del Pd però, nella loro interrogazione, mettono in dubbio che questa autorizzazione sia mai arrivata. In passato l’Autorità si è espressa sul sistema Sari della stessa società, in uso alle forze di Polizia, che permette di confrontare il fotogramma di un volto raccolto da delle telecamere con il database delle persone segnalate. Una tecnologia che non prevede la raccolta indiscriminata di dati biometrici. E ancora prima si è espressa su un vecchio sistema di videocamere, non “intelligenti”, usato allo Stadio Olimpico. Nessun parere sarebbe invece mai stato chiesto sulla nuova tecnologia. La società Reco a questa obiezione risponde che, di fatto, la tecnologia non sarebbe cambiata.
I vincoli posti dal garante per la privacy
L’ultimo parere preventivo del Garante, relativo al sistema di videosorveglianza dello stadio Olimpico, risale al 28 luglio 2016. Non fa riferimento a una particolare tecnologia, ma alle modalità di trattamento dei dati. Il pronunciamento, che risponde a una richiesta “del ministero dell’Interno-questura di Roma”, afferma che la registrazione delle immagini dei volti di chi frequenta lo stadio è autorizzata solo nella misura in cui il sistema sia “utilizzato direttamente ed esclusivamente da operatori appartenenti alle forze di polizia, all’esclusivo fine di prevenzione, accertamento e repressione delle condotte per le quali è previsto il divieto di accesso ai luoghi dove si svolgono manifestazioni sportive, ovvero di più gravi reati”. E che la società informatica che si occupa della manutenzione del sistema sia “designate incaricate del trattamento dei dati e devono essere loro impartite le necessarie istruzioni”, da parte del ministero. Ultimo requisito: “La protezione logica delle immagini” deve essere “assicurata da meccanismi di strong authentication”.