Sarà la nausea per l’uomo forte (Trump, Putin, Erdogan) ma può capitare di non sopportare più l’allenatore forte (Mourinho, Conte, De Zerbi). Esistono punti di contatto tra le due categorie. Si ergono innanzi al popolo che guidano, dicendo che lo fanno per proteggerlo. Dopo di che i successi sono merito loro, gli insuccessi demerito altrui. Mourinho evoca complotti dei poteri forti (che vede in Turchia, ma non quando allenava il Real Madrid), De Zerbi quelli dello spogliatoio (dopo aver mandato i giocatori fuori da soli ad allenarsi), Conte quello della plutocrazia (era entrato in un ristorante da 100 euro, gli hanno portato il menù da 10). Trascendono, prendono l’avversario per il naso (letteralmente), si rifiutano di fare quello che è il loro lavoro, guardano verso l’uscita di sicurezza subito dopo essere entrati.
Perché piace questo tipo di allenatore
Questo tipo di allenatore piace molto ai media perché dà titoli e argomenti (in fondo anche qui ne stiamo parlando). La personalità oscura spesso il risultato: chiedete al Tottenham che cosa abbiano lasciato Mourinho e Conte, chiedetevi che cosa ha vinto, fin qui, De Zerbi. Eppure sono tutti ideali per la panchina del Milan o della nazionale brasiliana. Si dice che, da soli, valgano cinque, addirittura dieci punti: una gallina oggi, nessun uovo domani. Giocatori spremuti hanno l’impressione che se hanno ottenuto un risultato il merito sia stato soltanto di chi li ha messi in campo. Ai tifosi resta la sensazione che nessuno possa ripetere l’impresa del predecessore, men che meno se è un uomo tranquillo, che costruisce una squadra quadrata, con ruoli definiti e nessuna alchimia, con i cambi ruolo per ruolo. Qualcuno che non chiede di scatenare l’inferno, non si proclama vittima di cospirazioni, non fa del vittimismo un gesto iconico. E abbraccia i suoi calciatori.
Inzaghi si è adeguato alla moda aggressiva
Finisce che anche a un mite come Inzaghi non basta avere lo scudetto sulla giacchetta, deve scendere in campo e mostrarsi aggressivo rimediando una squalifica in contemporanea con Conte, finalmente. Ora sì che è un uomo vero, un uomo forte, diranno, come se i due aggettivi fossero sinonimi. Tudor ha “impresso subito una svolta”, make Juventus great again. A parole: licenza di schiaffoni ai figli di papà e avanti marsh. Nei fatti: vediamo come va stasera con l’antitesi, il quieto Ranieri che ha vinto una Premier League in un ristorante da dieci sterline, a modo suo, come cantava Frank Sinatra andandosene: “Ho fatto il pieno, avuto la mia parte di sconfitte e trovo così divertente pensare che l’ho fatto a modo mio”. Come fanno gli uomini veri. Forti, di conseguenza.