ROMA – Si va formando uno zoccolo duro di tudoriani, mentre uno di mottiani non c’è mai davvero stato, forse anche perché Thiago Motta stesso non aveva interesse alla formazione di una ridotta schiera di pretoriani, lui che – e lo dice con chiarezza dal primo giorno – ama mettere tutti sullo stesso piano e sceglie in base al merito, ovviamente misurato da criteri suoi.
I titolarissimi di Tudor
Igor Tudor è invece partito cercando di creare un blocco. Nelle prime due partite – la vittoria contro il Genoa e il pareggio di ieri sera all’Olimpico contro la Roma – ha scelto praticamente la stessa formazione, ritoccandola soltanto per motivi contingenti: l’infortunio di Gatti e la necessità di concedere a Koopmeiners un paio di settimane di rigenerazione fisica. Ha giusto ritoccato la posizione degli esterni, spiegando perché: “Weah si sente più a suo agio a sinistra e io voglio mettere i giocatori dove si sentono meglio”. Motta pensava invece di saperlo lui, cosa fosse meglio per loro. Per inciso, non è affatto detto che avesse torto.
Locatelli: “Tudor ha portato energia, entusiasmo, aggressività”
Quando c’è un cambio d’allenatore, a maggior ragione uno così traumatico, il nuovo sembra sempre meglio del vecchio, come se dal tutto sbagliato si fosse passati in un colpo solo al tutto giusto. Ovviamente non è così, anche perché, se lo fosse, il nuovo sarebbe stato assunto fin dall’inizio. Di sicuro, però, nella squadra c’è stata una reazione emotiva. Se nella Juve non c’è mai davvero stata una fronda contro Thiago Motta (e non c’è stata), è però vero che a un certo punto la squadra non è più riuscita a seguirlo. Tudor ha battuto su questo tasto e che abbia funzionato lo si nota dal maggior coinvolgimento emotivo dei giocatori in campo: c’è al tempo stesso più voglia e più leggerezza. “Tudor ha portato energie nuove, entusiasmo e un po’ più di aggressività” dice Locatelli, che è il capitano (adesso non più a rotazione) ma soprattutto uno di quelli che ha abbracciato con maggior convinzione il nuovo corso.
La rinascita di Nico Gonzalez
Con lui c’è senz’altro Nico Gonzalez, che Tudor ha sballottato tra due ruoli (esterno di fatica, trequartista vicino alla punta) come già aveva fatto Motta ma che adesso sembra maggiormente calato nella parte, se non altro perché il croato lo ha spostato dalla zona di campo che digeriva meno di tutte, la fascia sinistra. Negli ultimi tempi, Thiago lo faceva invece giocare sempre lì. Tudor se n’è detto entusiasta: “In lui ho trovato tutto: grande disponibilità, impegno, e una forte voglia di dare tutto ciò che ha. È un ragazzo con cuore, con grinta, argentino, uno che non si risparmia mai, sempre convincente. Ho trovato anche una persona eccellente”. Di tutte queste parole, quella che sicuramente avrà più toccato Nico è “argentino”: usata come complimento, è un ponte di empatia.
Le difficoltà di Vlahovic e il caso Kolo Muani
Il tentativo sta invece funzionando meno bene con Vlahovic, che proprio non riesce a liberarsi dei suoi limiti. In compenso, il rilancio del serbo sta comportando il deprezzamento di Kolo Muani, che gioca con l’aria di chi è di passaggio e non vede l’ora di chiudere la parentesi juventina. Sarà interessante vedere con chi giocherà il Mondiale per club, visto che nella prima parte del torneo sarà un tesserato della Juventus e nella seconda del Psg. Ci sono trattative in corso come per Renato Veiga, sospeso tra i bianconeri e il Chelsea. La Juve vorrebbe trattenere entrambi.